Bus a Bologna. Il buon viatico dello sciopero selvaggio
Sia la carta stampata che i telenotiziari intenzionalmente indisponibili di vedere in profondità le reazioni in città: tra chi ha capito chiaramente il motivo politico e rivendicativo dello sciopero, e i tanti utenti coscienti che la forma messa in atto era l’unica incisiva per smuovere le acque.
Balzano subito all’occhio, a fronte di questo sciopero selvaggio, che secondo le parole del sindaco ha avuto l’effetto di una bomba atomica, le contraddizioni che da tempo covano in seno alla società di trasporti. L’ultima notizia che ha fatto decidere agli scioperanti di mettersi realmente in gioco, combinata alla comunicazione della chiusura dei “gruppi esterni” che svolgono il servizio bus nella zona dell’Alto Reno e a Imola, è l’ ammmontare delle perdite della società Tper di 9,4 milioni di euro in un anno. Ma oltre a questo aspetto, in città non sono in pochi ad aver dimenticato gli scandali e i maxi-sprechi ai tempi dell’Atc (poi fusasi con Fer, Ferrovie Emilia Romagna, in Tper), l’aumento del biglietto del 50%, le evasioni fiscali milionarie (venute alla luce peraltro contemporaneamente all’ipocrita campagna “delle buone regole” incentrate sull’obbligo morale di pagar sempre il biglietto anche in tempi di crisi).
Non è a caso che gli stessi autisti, che quotidianamente si trovano a contatto diretto con gli umori – malumori in primis – dell’utenza, nel loro sciopero selvaggio si sono rivolti con messaggi espliciti e diretti ad essa, non solo per incassarne la comprensione, ma aprendo a una solidarietà attiva di lotta.
Così, anche ieri, di fronte alla prefettura dove si teneva l’incontro concertativo con azienda e sindacati (tra cui Fit-Cgil che aveva condannato cautamente l’ ”irresponsabilità” dello sciopero) gli autisti hanno inscenato un presidio rumoroso di protesta, ancora una volta con striscioni eloquenti. “Tper agli utenti, non ai dirigenti.” “Tper scadente, chi paga? L’utente”. In molti non hanno risparmiato frecciate ai sindacati seduti al tavolo, dichiarandosi pronti a portare avanti nuove forme di lotta autorganizzata in caso di stagnazione delle trattative.
Dichiarazioni a quanto pare ascoltate con molta apprensione in Prefettura e in Regione, dato che le chiusure programmate dei depositi bus di Imola e Silla, che avevano portato all’innesco dello sciopero, sono state revocate. Segno una volta di più di fronte a denigratori e benpensanti di come solo una forma di lotta radicale, senza concertazioni di fondo, possa portare a conseguire risultati effettivi, se non a perseguire interamente gli obiettivi preposti.
In attesa dei nuovi incontri tra dirigenza e sindacati, il risultato di ieri sera rappresenta indubbiamente un buon viatico in vista dello sciopero nazionale tper indetto per il 22 marzo, in concomitanza con quello della logistica, che vedrà a Bologna uno dei nodi più caldi e importanti.
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