
Perde un occhio per un lacrimogeno sparato ad altezza persona: la battaglia di “Lince”
La sera dello scorso 2 ottobre, in occasione di una delle manifestazioni spontanee contro il genocidio in Palestina e l’attacco dell’esercito israeliano alla Global Sumud Flotilla, nei pressi della stazione centrale di Bologna un’attivista di 33 anni ha perso un occhio a causa di un lacrimogeno lanciato ad altezza d’uomo dalle forze dell’ordine.
Oggi, gli avvocati Marina Prosperi e Elia De Caro, insieme a Laura Renzi, rappresentante di Amnesty International, alle compagne dell’attivista, ribattezzata Lince, animale dalla proverbiale vista, hanno tenuto una conferenza stampa per ricostruire quella vicenda, chiedere la fine della repressione del dissenso e l’introduzione di codici identificativi per le forze dell’ordine, e lanciare una campagna di sostegno all’attivista.
La storia dell’attivista che ha perso un occhio per un lacrimogeno a Bologna
Secondo le testimonianze raccolte, Lince si trovava in viale Masini quando è stata colpita al volto da un lacrimogeno sparato ad altezza d’uomo. L’impatto l’ha fatta cadere a terra, provocandole gravi lesioni a un occhio.
Mentre un’amica chiedeva l’intervento di un medico, le due donne, ancora a terra, sono state raggiunte da agenti che le hanno manganellate. In quei minuti la zona era avvolta da un fitto uso di lacrimogeni che, secondo i presenti, avrebbe reso difficile ogni intervento di soccorso. Le prime cure alla giovane sono infatti arrivate da altri manifestanti.
Lince ha riportato una lesione permanente e, come confermato dai legali, ha perso la vista da un occhio.
Gli avvocati Prosperi e De Caro, insieme alla rappresentante di Amnesty International Laura Renzi, parlano di un episodio che non può essere considerato un incidente, ma il risultato di scelte operative che trasformano lo spazio pubblico in un ambito rischioso per chi esercita il diritto di protesta.
Per gli avvocati, l’utilizzo di strumenti ad alto potenziale lesivo in contesti affollati rende sempre più labile il confine tra gestione dell’ordine pubblico e violenza istituzionale.
La campagna “Lince – Occhi sugli abusi”
Nonostante la gravità dei fatti denunciati, i promotori dell’appello invitano a non cedere alla paura. A loro avviso, la repressione mira a scoraggiare la presenza nelle piazze, ma la risposta della città ha dimostrato una volontà collettiva di continuare a manifestare. «Il dissenso – sostengono – rimane un diritto fondamentale che non può essere limitato dalla forza».
Gli avvocati, in particolare, chiedono piena trasparenza sull’operato delle forze dell’ordine coinvolte, una revisione dell’uso di dispositivi potenzialmente mutilanti nei contesti di piazza e un cambio di passo nel trattamento pubblico del dissenso. Tornano inoltre a sollecitare l’introduzione di codici identificativi ben visibili sugli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico, misura che permetterebbe di tracciare ogni intervento e di individuare eventuali responsabilità individuali.
Lince si prepara ora ad affrontare spese sanitarie e legali rilevanti. La giovane ha infatti deciso di presentare denuncia per l’accertamento delle responsabilità di chi ha operato in modo scorretto durante la gestione della piazza, chiedendo allo Stato anche il risarcimento dei danni subiti.
Per questa ragione è nata la campagna “Lince – Occhi sugli abusi” che, oltre ad un’immagine realizzata da Zerocalcare, presenta un crowdfunding a sostegno della battaglia.
* immagine realizzata da Zerocalcare a sostegno della campagna “Lince – Occhi sugli abusi”
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