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Campagna per l’abolizione del “Piano Casa” e per la libertà di movimento

All’interno di una legge il cui impianto è tutto incentrato sulla volontà di far ripartire il cemento e i mutui, l’unico riferimento all’emergenza abitativa è contenuto nell’art. 5, che stabilisce come “chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge.”

Questo provvedimento introduce nella legislazione italiana elementi di forte tensione e separatezza sociale, in quanto costringe migliaia di persone ad una condizione di illegalità e marginalità, che non tiene conto della crisi e delle motivazioni che hanno spinto così tanti poveri, precari, disoccupati verso l’occupazione di uno stabile o di un appartamento.

La residenza infatti è legata all’esercizio di diritti fondamentali: l’istruzione, l’assistenza sanitaria, la possibilità di rinnovare i documenti, l’accesso ai servizi di welfare, il voto.

Pochi giorni fa anche l’alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati [UNHCR] ha espresso la sua“preoccupazione per gli effetti che la recente approvazione del decreto legge cosiddetto “Piano Casa” potrebbe provocare sulla vita di migliaia di rifugiati presenti in Italia” con “il rischio di non poter più accedere all’assistenza sanitaria, al lavoro, nonchè all’istruzione per migliaia di bambini”.

Le conseguenze del dispositivo convertito in legge il 18 maggio scorso appaiono inequivocabilmente come strumenti atti a frenare le lotte per il diritto alla casa, come dimostrano gli sgomberi dei giorni scorsi avvenuti a Roma, Firenze, Torino, Bologna, Salerno e Genova, le campagne di criminalizzazione a mezzo stampa e le spettacolari operazioni giudiziarie contro attivisti e occupanti a Roma e a Torino.

Abbiamo assistito ad un vero e proprio salto di qualità della repressione: 111 indagati e 29 misure cautelari per la resistenza agli sfratti, una pratica diffusa e particolarmente necessaria in questo momento di crisi, criminalizzata dai pm torinesi allo scopo di colpire l’intero movimento.

A Roma intanto si manifesta un chiaro intento persecutorio nei confronti di Paolo Di Vetta e di Luca Fagiano. Anche la procura romana ha deciso infatti di giocare un ruolo politico nella gestione dei conflitti sociali scegliendo un atteggiamento vessatorio: Paolo e Luca sono stati rimessi agli arresti domiciliari per le mobilitazioni contro il decreto Lupi e gli è stata negata la possibilità di andare a lavorare e di rimanere nelle loro case, perché occupate.

A tutti coloro che ritengono legittimo rivendicare un diritto negato e che sono disposti a mettere in discussione la presunta legalità espressa nel cosiddetto “Piano casa” facciamo appello a:

– sostenere una campagna per l’abolizione dell’intero testo di legge;

– praticare atti di disobbedienza civile contro l’applicazione dell’art. 5, a partire dagli impiegati dell’anagrafe e delle aziende che gestiscono la fornitura di servizi pubblici;

– chiedere il blocco generalizzato degli sfratti e degli sgomberi;

– chiedere la liberazione immediata degli attivisti in carcere, costretti agli arresti domiciliari o sottoposti ad altre forme di restrizione della libertà.

 

Movimenti per il diritto all’abitare

Per aderire alla campagna: nopianocasa@gmail.com

 

www.abitarenellacrisi.org

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