Diecimila in piazza. Forconi e NoTav : la Sicilia si ribella!
Solidarietà alla Val di Susa dallo spezzone dei NoTav palermitani, bruciate cartelle esattoriali davanti la sede della Serit, tafferugli sotto il palazzo dell’assemblea regionale. Durante il corteo nel capoluogo gli ex dipendenti della Fiat di Termini Imerese, che attendono ancora la cassa integrazione, hanno bloccato i binari della ferrovia per novanta minuti.
Al corteo del movimento dei forconi si è aggiunto uno spezzone di circa duecento NoTav palermitani, che in questi giorni continuano a rispondere alla chiamata della Val di Susa e dimostra la solidarietà di un isola che non si fa scrupoli a tenere il capoluogo in scacco, lottando contro la realizzazione di una grande opera inutile e chiedendo a gran voce la liberazione dei NoTav arrestati in tutt’Italia. Lo spezzone NoTav ha ricevuto l’appoggio dell’intero corteo che condivide appieno l’inutilità della realizzazione, e quindi della spesa, dell’alta velocità senza alcun rispetto per la volontà di chi vive il territorio che dovrebbe essere attraversato dalla Tav , quando in tutta Italia, e soprattutto in Sicilia -dove il binario della tratta ferroviaria è un binario unico (!)- c’è la necessita di denaro, di reddito garantito, di welfare.
Il corteo ha attraversato le principali vie della città dirigendosi verso la sede della Regione, minacciando di occupare la sede del parlamento siciliano se il presidente della regione, Lombardo, non avesse accettato una contrattazione sulle rivendicazioni del movimento che, partendo della defiscalizzazione della benzina, alla stabilizzazione dei braccianti agricoli alla demolizione di sistemi di commercio monopolistici a favore di un commercio sostenibile a piccola scala, arriva fino alla creazione di un sistema di ammortizzatori sociali credibili e di un vero proprio sistema di welfare reale. Giunto sotto la sede dell’Ars il corteo è stato bloccato dai cordoni delle forze dell’ordine e, solo dopo forti momenti di tensione, si è ottenuto di mandare una delegazione a colloquio con il presidente dell’Ars Francesco Cascio. Nel frattempo dal camion i leader della protesta minacciano un accampamento permanente sotto la Regione in attesa che le richieste vengano prese in considerazione.
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