Frequenze pandemiche: per sbrogliare la matassa dell’attualità
Covid-19, pandemia, sars-cov-2, salute, lotte, scienziati, cura, territori, sanità, esperti, contagio.
La costellazione di parole che compongono lo spazio in cui ci muoviamo da mesi è affollata e spesso confusa.Dentro quella che viene definita la seconda ondata la complessità aumenta, i punti di orientamento diminuiscono e la crisi si approfondisce. I grandi dogmi dell’epoca pre Covid sfocano, dimostrando di non essere mai oggettivi, ma di parte, agiti: scienza, economia, società, occidente.
Abbiamo provato a raccogliere alcuni contributi radiofonici che costantemente provano a sbrogliare la matassa dell’attualità.
Congiunzioni #10 – Epidemia Colposa – [22 Ottobre]
Ci troviamo in un momento in cui non c’è nemmeno stato il tempo di indicare le responsabilità del disastro della gestione dell’emergenza covid che già siamo catapultati in un nuovo girone di follia tra ordinanze su base regionale, nessuna limitazione per le attività produttive ma regole inventate per eliminare tutto ciò che è socialità e relazioni sociali al di fuori del lavoro.
Per non cadere nella trappola dell’emergenzialità ancora una volta pensiamo sia fondamentale rintracciare tutti i fili di ciò che è stata la gestione della pandemia per quelle regioni più colpite, come la lombardia, così come sottolineare e dare centralità a quelle esperienze cittadine in cui le persone non vogliono dimenticare e si sono organizzate per lottare per una sanità che tuteli davvero il diritto alla salute per tutti e tutte e perchè non è accettabile che gli interessi di confindustria si giochino sulla pelle delle persone.
Nella puntata di oggi sentiamo due storie di reti territoritoriali che nel corso degli ultimi mesi hanno costruito tessuti di lotta. Incomiciamo dal coordinamento regionale sanità del Lazio e continuiamo con una diretta con Radio Onda d’Urto per raccontare l’esperienza bresciana.
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Congiunzioni #11 –La Salute Prima Cosa – [29 Ottobre]
Oggi volevamo portare un punto di vista riguardo ad una contraddizione che magari non si menziona esplicitamente ma che dall’ultimo dpcm ha portato migliaia di persone in piazza.
Stiamo parlando di questi apparenti inconciliabili: il diritto al lavoro e il diritto alla salute cosa si può dire davanti a gente che scende in piazza perché non solo non arriva più a fine mese, ma non sa nemmeno se la sua attività continuerà ad esistere per i mesi successivi.
Cosa si può dire anche rispetto a dei dati che ci parlano di quasi 40.000 morti dall’inizio della pandemia e che prevedibilmente nei prossimi mesi cresceranno esponenzialmente?
Possiamo dire che una società che lega la sopravvivenza degli individui al lavoro non è una società che ha a cuore la salute di quegli stessi individui, perché l’attività produttiva e di consumo va avanti a prescindere da come le persone stanno, da come se la vivono, dal senso che attribuiscono al loro svegliarsi ogni mattina sulla piazza di napoli, durante la protesta contro l’ultimo dpcm.
Uno striscione che ci ha colpito particolarmente per la sua chiarezza diceva la salute è la prima cosa, ma senza soldi non si fa nulla, questo ci sembra eloquente su cosa ci spaventa: in una vita dedicata a lavorare o a cercare di lavorare, nel momento in cui pezzi di società si fermano, si ha paura di non farcela, di non avere più soldi per campare, di restare da soli o chiusi in casa con una famiglia che non si sopporta, di non avere più spazi di espressione, di sentirsi abbandonati quando si sta male, di sprofondare nei debiti con le restrizioni che l’emergenza pandemica richiede ci sono fasce sempre più ampie di popolazione che si rendono conto di quanto sia ingiusto legare la sopravvivenza al lavoro.
Ci piacerebbe che nelle future piazze non ci fossero cori che richiedono a tutti i costi di riaprire le proprie attività o di tornare a sfacchinare dove lo facevano, ma che chiedono un reddito di base garantito, spazi pubblici e verdi, il tempo per coltivare rapporti anche al di fuori del nucleo famigliare e ovviamente il diritto alla salute, che con tutte queste cose non è affatto in contraddizione.
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Congiunzioni #12 – Preludio di Lockdown – [5 Novembre]
Mancano poche ore all’inizio del secondo lockdown del 2020… noi di Congiuzioni non ci scoraggiamo e trasmettiamo dalla vostra e nostra Radio Blackout.
Oggi vi leggiamo la lettera della nostra compagna Notav Dana e ne approfittiamo per parlarvi della situazione Covid-19 nelle carceri.
A seguire una diretta sul fronte degli e delle infermiere con Roberto di NurSind, il Sindacato degli Infermieri.
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Congiunzioni #13 – Errori Di Prospettiva – [5 Novembre]
Mancanza di personale e medici mandati a fare gli infermieri, sovraccarico di lavoro essenziale per la riproduzione dell’ospedale ma diminuite le ore di lavoro. Non basta aumentare i letti, non basta fare il gioco delle tre carte con il personale bisogna cambiare prospettiva: il covid non è una pandemia e basta, non bastano le misure di contenimento, bisogna rivoluzionare il sistema economico, sociale, di tutela della salute per poter uscire da questa situazione.
Apriamo la puntata con una diretta insieme a Guido Giustetto, presidente dell’Ordine Medici e Odontoiatri di Torino
A seguire, voci dalla gestione dell’emergenza sanitaria e non solo.
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IL CONTAGIO (RI-)ANNUNCIATO (CON FRANCESCA NAVA) – VOCI DALL’ANTROPOCENE (anno II #2) 02/11/20
In apertura di questa seconda puntata abbiamo mandato un po’ di saluti registrati e personali a Dana, da oltre un mese incarcerata alle Vallette per una manifestazione NoTav nell’autunno del 2012, seguiti dalla lettura di un estratto di una sua recente lettera in cui poneva alcune riflessioni urgenti sul ri-diffondersi della pandemia e la sua percezione tra le mura carcerarie, dove distanziamenti e assistenza sono lungi dall’essere garantiti.
Il nucleo centrale della trasmissione è invece caratterizzato da una lunga intervista con Francesca Nava, giornalista con una decennale esperienza di inchieste televisive, autrice del recentissimo Il focolaio. Da Bergamo al contagio nazionale di recente pubblicazione presso i tipi di Laterza (qui un’anteprima). Attraverso numerose testimonianze di prima mano di familiari delle vittime, medici ed infermieri, l’autrice conduce una serrata contro-indagine sulle responsabilità politiche che hanno portato al disastro pandemico in Val Seriana, senza dimenticare di ricostruire genealogicamente il processo di smantellamento della Sanità territoriale e preventiva nella regione lombarda. Il libro ha il merito di ridare peso e carne alle voci silenziate – letteralmente soffocate – travolte da un disastro evitabile, che invece si sta riproponendo in queste ore sotto i nostri occhi, nonostante gli allarmi degli addetti ai lavori.
A chiusura della puntata, la lettura di alcuni estratti del contributo di Afshin Kaveh, ecologista radicale e attivista antispecista, dall’opera collettanea KRISIS. Corpi, Confino e Conflitto, che inquadra il fenomeno pandemico da tutt’altre prospettive.
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CORONAVIRUS 2.0 (CON M.PINCETTI) – VOCI DALL’ANTROPOCENE (anno II #1) 26/10/20
Puntuali come un lockdown torniamo per una nuova stagione di Voci dall’Antropocene.
Ci eravamo lasciati verso metà agosto con una puntata off – fuori stagione – col dott. Remuzzi in cui veniva registrato un affievolirsi netto del contagio e il bilancio di una pandemia che aveva avuto tre differenti fenomenologie al Nord, al Centro e al Sud. Oggi, complice la fine della stagione estiva, la pandemia riparte alla carica con una dinamica più omogenea sul territorio nazionale, mentre iniziano ad emergere proteste spontanee contro i costi sociali ed economici della (mala)gestione della pandemia.
Per fare il punto sulla dimensione sanitario-pandemica abbiamo raggiunto Maurizio Pincetti – nostro ospite fisso la scorsa stagione nel raccontare la storia del servizio sanitario nazionale – medico internista, specialista in endocrinologia, con 36 anni di attività in un ospedale pubblico del milanese, per 11 anni è stato medico di medicina generale dal 1987 si occupa di qualità e rischio delle cure e dell’assistenza sanitaria con attività di ricerva, responsabilità ospedaliera e la partecipazione agli organi direttivi della società scientifica di valutazione della qualità in sanità.
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L’ETÀ DEI COLLASSI (con F. LI VIGNI) – VOCI DALL’ANTROPOCENE (ANNO II #3) 09/11/20
Quella che si sta materializzando sotto i nostri occhi è una situazione da incubo: la saturazione, più volte annunciata (quanto esorcizzata), del sistema ospedaliero, stampella unica su cui poggia oggi in maniera quasi esclusiva il Sistema Sanitario Nazionale, a scapito della medicina preventiva e di territorio.
Due immagini hanno segnato la settimana appena trascorsa la comunicazione sul Coronavirus nel torinese: 1) la fila di ambulanze fuori dall’ospedale Molinette in direzione di altri presidi ospedalieri della regione per mancanza di posti; 2) le decine di malati Covid parcheggiati nei corridoi (alcuni appoggiati a terra) su brandine di fortuna nel presidio ospedaliero di Rivoli. Per farci raccontare quale sia la situazione in quell’ospedale e più in generale sul territorio piemontese, abbiamo raggiunto al telefono Nino Flesia, lavoratore presso quel presidio e delegato rsu-Cgil dell’Asl To3.
Queste immagini evocano scenari ancora peggiori, accompagnati dalla presa di posizione dell’Ordine dei Medici che invoca un lockdown rigido sull’intero territorio nazionale per scongiurare il rischio di 10.000 morti da piangere nell’inverno infausto che ci attende. Da più parti si evoca il rischio di un’implosione di quell’equilibrio tenue che permette ancora oggi, a fatica, di curare l’enorme afflusso di compromessi della seconda ondata della pandemia.
Immaginari distopici e paranoici, a lungo nutriti da una branchia particolare della produzione culturale di massa, sembrano diventare possibilità concreta. Su questo background, negli ultimi anni si è venuto a creare uno spazio significativo nel dibattito pubblico d’oltralpe che ha preso il nome di “collassologia”, ampio e contraddittorio serbatoio di discussione in cui rientrano potenzialmente tanto i deliri individualistici dei survivalisti, quanto le esperienze collettiviste dello zadismo, raccogliendo nel suo seno porzioni non indifferenti di ceto medio intellettuale. Punto comune di questa galassia di pensieri e pratiche, la convinzione che il nostro mondo, così com’è, sia destinato al collasso, con tutto ciò che questo implica in termini di uso di disponibilità di risorse e (ri)organizzazione della vita associata.
In Italia il dibattito sul tema è pressoché inesistente, se si eccettua la proposta coraggiosa del piccolo editore Asterios di Trieste. Con Fabrizio Li Vigni, dottore in sociologia all’EHESS di Parigi e postdottorando all’UPEM d iChamps-sur-Marne nonché autore del pamphlet “Il collasso della società termo-industriale“, abbiamo sondato alcuni aspetti di questo dibattito a partire dall’evento rivelatore della pandemia Covid.
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COVID 19: DR BURGIO” ORA SUBITO LOCKDOWN CON COMPENSAZIONI REALI PER CHI SARA’ PENALIZZATO E POI ORGANIZZARE IL TERRITORIO COME NON E’ STATO FATTO” – Radio Onda d’Urto
“Subito un lockdown sistematico per stoppare questa crescita epidemica in un mese e non rischiare di trovarci di nuovo come in primavera, con quel numero di morti ed il sistema sanitario in forte sofferenza; compensare, non con elemosine ma in maniera consistente, tutte le persone che saranno colpite da questo provvedimento e poi riorganizzare il territorio ed il sistema sanitario per affrontare la pandemia senza perdere altro tempo. Non possiamo illuderci che ci sarà una vaccino-profilassi efficace su larga scala in tempi brevi”. La diffusione del contagio in tutta Italia, contro cui non si è agito efficacemente preparandosi nei mesi estivi, non lascia ora altre vie per il dottor Ernesto Burgio, medico ed esperto di epigenetica e biologia molecolare. “Era necessario organizzare il territorio come hanno fatto in Asia, per monitorare giorno per giorno, cioè tracciare i casi e i loro contatti e fare tutto subito perchè quando si arriva a dei trend con decine di migliaia di casi ogni giorno non si riesce più. Non bisognava far entrare il virus nelle strutture sanitarie con la facilità con cui sta rientrando perchè adesso siamo daccapo. Da marzo queste due strategie non abbiamo saputo applicarle. Adesso saremo costretti a fermare di nuovo gran parte delle attività, cosa non necessaria quando si fa per tempo la strategia che hanno utilizzato nei paesi asiatici” Ascolta o scarica
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COVID 19: DOTT. BURGIO “LA MEDICINA TERRITORIALE NON E’ ANCORA STATA RAFFORZATA ABBASTANZA: TRACCIAMENTO, CORRIDOI ALTERNATIVI E DIAGNOSI PRECOCISSIMA” – Radio Onda d’Urto
“La medicina territoriale non è ancora stata rafforzata abbastanza.” Per affrontare un possibile aumento dei contagi nel nostro paese non si sta facendo tutto il possibile. E’ il parere del dott. Ernesto Burgio, medico, esperto di epigenetica e biologia molecolare: “Serve sviluppare due strategie, che sono tipiche del territorio: 1) tracciare, quando si hanno piccoli cluster, i contatti antecedenti, quindi isolare subito i casi e i loro contatti; 2) creare corridoi alternativi che significa, e questo non è stato fatto, evitare che il virus dilaghi negli ospedali e negli altri luoghi di cura. Inoltre servono strumenti di diagnosi precocissima, per esempio sulla saliva, anche se possono essere meno certi come risultati.” Ma cosa si intende per corridoi alternativi e come crearli? Per il dott Burgio in momenti di crisi “si può immaginare che possano essere usati gli ospedali militari che sono sottoutilizzati e che potrebbero diventare luoghi di triage, dove convogliare i casi sospetti invece che finiscano nei pronto soccorso” Nell’intervista integrale abbiamo anche chiesto al dott Burgio se il virus ha subito variazioni e a che punto si è con il vaccino ed i farmaci specifici Ascolta o scarica
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