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Infoaut, Festival Contro

Centri sociali, blogger, editori indipendenti, movimenti politici dal basso, artisti e associazioni che vivono senza finanziamenti pubblici. Una potente energia sommersa sta risvegliando l´Italia migliore, quella che s´indigna, che non accetta le menzogne, che scende nelle piazze – reali e virtuali – e fa sentire la sua voce. Sono tante le correnti che confluiscono nella «controcultura» contemporanea. Alcune talmente radicali da rifiutare ogni contaminazione con il pensiero dominante, altre più disposte alla mediazione. Il sociologo Marco Revelli le chiama «una galassia». Ed è una concidenza neanche tanto straordinaria che l´Infoaut Festival, il primo festival della cultura antagonista che si apre oggi al Parco Ruffini, arrivi all´indomani di una tornata elettorale che ha trasmesso dalle urne segnali di rivoluzione.

Professor Revelli, che caratteristiche ha questa controcultura rispetto a quelle del passato?

«Ogni forma vera di cultura, ogni pensiero che non si accontenta dell´esistente, è in realtà una controcultura. Negli anni 60 e 70 si trattava di scardinare le forme del mainstream costruendo modelli di anticonformismo, ed ecco allora i movimenti studenteschi, il fenomeno hippy, la Beat Generation. Oggi si è arrivati al paradosso che gli eccessi sessuali caratterizzano lo stile di vita del leader maximo. Da elemento di libertà la trasgressione si è trasformata nella cifra del narcisismo del potere».

A dettare le regole del mainstream, oggi, a stabilire chi è dentro e chi è fuori sembrano essere i media più ancora della politica. Che è essa stessa asservita ai meccanismi della comunicazione. È d´accordo?

«Senza dubbio lo spazio mediatico omologato e le forme del consenso di massa creano una gabbia di ferro per la libera informazione. Il doppio meccanismo marketing/audience ha generato un sistema blindato rispetto al quale la controcultura non può che essere antagonista».

La vittoria di Pisapia a Milano e di De Magistris a Napoli, due candidati outsider, che cosa ci dice in proposito?

«Ci dice che la partita non è chiusa, che un´altra Italia è possibile. Che il paese non è del tutto omologato sulla sintesi di questo doppio meccanismo, rappresentata da Silvio Berlusconi. Che esistono gli anticorpi: la sobrietà, l´ambientalismo, la decrescita, la legalità. I valori, oggi vincenti, della politica più radicale».

Beppe Grillo sostiene, al contrario, che si tratti della vittoria del «sistema».

«Un´uscita meschina, dettata dall´invidia per due protagonisti nuovi della scena politica. Peccato, perché avevo seguito con interesse il Movimento 5 stelle. Una caduta di stile, da parte di Grillo. Ma lo stile non è certo il suo forte».

Bersagli di questo moderno antagonismo, che porta le donne in piazza e i ricercatori sui tetti delle università, sono non solo la destra e il berlusconismo ma anche la sinistra più conformista.

«Il veltronismo è stata una forza del berlusconismo, non dimentichiamolo. Entrambi attori di un progetto egemonico unitario. Ora è arrivato un segnale forte che cambierà la politica, anzi l´ha già cambiata. È venuto il momento di superare entrambi, il Lingotto e il predellino».

Come si controlla la massa di notizie e informazioni che circola sul web, epicentro della nuova controcultura?

«Non si controlla. Semmai si prova a decifrarla. E chi ci riuscirà per primo avrà certamente dei vantaggi».

da: Repubblica-Torino

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