#IociSarò. #18A Giustizia e Verità per Davide Bifolco
Venerdì 20 marzo a Napoli si è tenuta una partecipata assemblea per la costruzione del percorso di avvicinamento al corteo del 18 Aprile contro le morti di Stato e per ribadire ancora una volta che vogliamo “Verità e Giustizia per Davide Bifolco”. In piazza quel giorno, così come in questo mese di mobilitazione che ci porterà alla data del corteo ed oltre, vogliamo portare al centro dell’attenzione della città la storia di Davide, di ciò che ha rappresentato e rappresenta.
Davide è morto perché nato e cresciuto in un quartiere popolare, perché l’unico programma sociale previsto per quartieri ghettizzati e marginalizzati è fatto di repressione, se non di speculazione o totale abbandono. Quello che attraverso questo appello vorremmo proporre è proprio la costruzione di una campagna che veda la città tutta impegnata nella costruzione di questa giornata, perché diventi rappresentativa della volontà di opporre resistenza di fronte alla repressione ed allo sfruttamento da parte dello Stato, contro la marginalizzazione e la criminalizzazione, per aprire un confronto sul terreno della riappropriazione e dell’autodeterminazione.
Abbiamo sottolineato la necessità e l’importanza che tutte le realtà in queste settimane lavorino affinché cresca la data del 18 Aprile, partecipando agli appuntamenti calendarizzati, pubblicizzando l’appuntamento del corteo e promuovendo iniziative sui territori.
Se volete condividere un’azione o un’iniziativa di solidarietà potete farlo attraverso la pagina fb: “il 18 aprile io ci sarò”.
“Il #18A prile ci saremo. Tu?
– riflessioni sulla storia di Davide e su un mondo possibile –
Scriviamo non solo come i compagni e le compagne, ma soprattutto come gli individui che oggi subiscono un’idea di città sbagliata. Un luogo la nostra città partenopea che è già refrattaria al rispetto delle regole, lo stesso luogo che senza quest’atteggiamento riuscirebbe a malapena a sopravvivere, dove le stesse norme, assolutamente e praticamente incompatibili con noialtri e la nostra visione di società, sono gli strumenti utili solo all’applicazione di interventi coercitivi da parte dei poteri forti su chi si percepisce marginale.
Muoversi all’interno del perimetro di questa metropoli, ricevere i servizi di base di cui tutti hanno necessità è un’odissea umana in un mondo fatto di fragilità e precarietà.
La storia di #DavideBifolco ci insegna che alcune persone in questo paese di merda pensano sia più importante rispettare un alt stradale che la vita di un ragazzo.
Le vittime di questa narrazione tossica, come chi declina il proprio disagio sociale verso i migranti – imbottiti di metanarrazioni salviniane – dovrebbero vergognarsi perchè non si rendono conto delle emergenze sociali che viviamo; una metropoli a sud – #Napoli – da sempre isolata ed abbandonata, ma con una voglia di riscatto autonomo che non tiene conto della leggerezza in cui viene fagocitata, e l’immagine mediatica con cui viene rappresentata ingiustamente. La legalità di cui tanti parlano non esiste in questo nostro contesto, siamo un’antica polis che delle regole di convivenza comuni continua a discutere e non accetta imposizioni e letture esterne e insufficienti: che queste provengano da giornalisti o da figure istituzionali che provano a giustificare il gesto folle di un uomo dello Stato.
Il fattore umano e di relazione è più importante di qualsiasi altra cosa, noi ci riconosciamo in tutte quelle storie che continuano a vivere attraverso le nostre esperienze.
Il recupero di luoghi abbandonati, il sentire nostra l’emergenza della questione abitativa, porci il problema di come uscire dall’isolamento delle periferie sono temi ci attanagliano quotidianamente. Le storie di Davide, di Ciro, dei morti della terra dei fuochi e di tutte le vittime uccise da chi decide sulle nostre vite in questo paese sono anche le nostre storie perchè viviamo delle vite simili e precarie.
Sappiamo che la giustizia NON è uguale per tutti in ogni parte del mondo, Davide è una vittima del razzismo subdolo verso il meridione, come Micheal Brown è stato vittima del razzismo per colore della sua pelle. Si tratta al contempo di omicidi di classe. Perchè non è un caso che in America a morire sono i neri o i latino-americani, sinonimi di povertà ed emarginzione, così come in Italia sono i ragazzi dei quartieri popolari. Per questi motivi pensiamo che i giudici di vita o di morte – come Gianni Macchiarolo – siano dei soggetti che non possono convivere con i rapporti e le regole che questa città si è data nel tempo.
Napoli è antirazzista proprio perchè non solo è accogliente, ma vorrebbe che tutti i suoi figli e le sue figlie vivessero nelle stesse condizioni, e non marginalizzati in dei quartieri in cui non ci siano stimoli e in cui non si possono soddisfare i propri desideri e le proprie attitudini. Il progetto che oggi alcuni hanno di questa città è chiaramente contrario a ciò che chi la vive vorrebbe, e noi ci opporremo con tutte le nostre forze.
Citiamo Eduardo #Galeano, scomparso proprio in questi giorni, per dare una delle interpretazioni che lui ha dato dei concetti di giustizia e libertà:
«Penso che la grande tragedia del secolo scorso sia stata il divorzio tra libertà e giustizia. Una parte del mondo ha sacrificato la libertà in nome della giustizia, e l’altra parte ha fatto l’opposto. La migliore eredità di Rosa – Luxemburg – sta nell’idea che libertà e giustizia siano due fratelli siamesi. Ricucire quel legame rappresenta la grande sfida di questo nuovo secolo»
( Eduardo Galeano – Dall’intervista di Sebastiano Triulzi su Repubblica del 29 gennaio 2012.)
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