La baracconata dell’Eurovision, annunciata come la prima di una lunga serie
Riprendiamo il contributo di Pedro, attivista di Extinction Rebellion Torino, intervistato da Radio Blackout per tracciare le iniziative svoltesi durante i giorni dell’Eurovision inserite nella campagna Music Declares Emergency. Aggiungiamo anche qualche considerazione postuma dopo giorni di delirio generale, in particolare degli amministratori (delegati) di questa città, mascherato da grande occasione per la popolazione torinese.
Dall’invasione del Turquoise Carpet, prima iniziativa di XR, ai blocchi del traffico intorno al Valentino, alla performance travestiti da Maneskin incatenati al cancello, il messaggio da diffondere secondo Extinction Rebellion era l’emergenza della crisi climatica e farlo arrivare su un palco in cui i messaggi politici sono formalmente banditi. Nella storia dell’Eurovision non si parla di politica, seppur ci siano stati numerosi episodi in cui questo è successo, anche su livello esplicito, racconta Pedro. Il significato di fare azioni comunicative durante eventi mediaticamente seguiti come questo è sfruttare la loro visibilità per comunicare un messaggio diverso, soprattutto in una fase in cui l’emergenza climatica non viene presa sul serio ma semplicemente viene effettuata un’operazione di greenwashing su tutti i livelli.
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L’Eurovision ha significato tante cose.
Innanzitutto, occorre sottolineare su quali forze si sia basato un evento simile. La macchina Eurovision ha utilizzato infatti 600 volontari/e, sfruttandoli, senza pause, senza pasti e all’occorrenza anche umiliandoli e molestandole. Si, perché in un sistema come questo non soltanto occorre ringraziare per avere possibilità di vedere dei concerti gratuitamente e per aver regalato la propria forza lavoro, ma bisogna essere pronte a mettere sul piatto anche il proprio corpo, come è successo alle volontarie molestate dagli artisti durante una serata. Il tutto sotto l’occhio vigile del Comune che ha tenuto a sottolineare a mezzo stampa che era presente e che niente è andato storto.
Questo evento crea un precedente non indifferente, ossia la possibilità per i privati di utilizzare a proprio piacimento parchi come il Valentino senza nessun monitoraggio sui costi, sulle conseguenze e occupando altri pezzi di città e sottraendoli alla popolazione. La tendenza verso la quale andare secondo il PD è infatti quella di espropriare, chiudere luoghi di aggregazione che non prevedono immediato profitto, come è accaduto per i Murazzi, impacchettare quattro concerti e farli sembrare la svolta per i giovani di questa città, quando è chiaro che i giovani di questa città abbiano dei bisogni ignorati da anni e che non si risolvano chiudendo spazi e disciplinandoli per il profitto.
C’è poi, l’enorme questione dei soldi. Eurovision macchina da soldi, ma per chi? Dal giorno successivo alla finale i titoli dei giornali parlavano di 60 milioni di ricadute per la città, ovviamente senza dire a quanto ammontano i debiti e come verranno utilizzati questi famosi euro guadagnati.
Una città quindi che nelle mani del PD e del sindaco Lorusso ha tutta l’aria di diventare sempre più una città vetrina, inattraversabile e invivibile per chi ci abita. Abbiamo visto l’operazione di spostamento dei poveri dal centro per non spaventare i turisti che hanno potuto passeggiare in una città infiocchettata. La stessa città che sotto il silenzio generale, con la complicità di giornali e questura, sbatte in carcere studenti come se fossero criminali.
E arriviamo all’ultimo grande paradosso di questo baraccone. E’ esplicativo della fase che stiamo vivendo, assistere all’ipocrisia di chi vuole sostenere che un evento come questo non sia politico. E’ emblematico di come funziona oggi la comunicazione ufficiale e di come si riproduca la politica: sostenere una palese falsità facendola passare per realtà. Il dogma oggi, reso evidente anche dall’Eurovision, è condurre un’operazione di peacewashing e di occultare tutte le voci che non sono d’accordo con il fatto che l’Italia sia in guerra. Stiamo assistendo a una politica italiana, e Torino si inserisce perfettamente in questo quadro, che agisce favorendo un’escalation della guerra in corso in Ucraina, facendo credere che si stia lavorando per la pace. Lorusso si presta bene per essere un fantoccio utile a mascherare le più vergognose decisioni del governo come grandi momenti di gloria per la città di Torino. Ciò è stato chiaramente dimostrato dalle visite di Draghi a Torino, dalla serie di grandi eventi già in programma per gli anni futuri, dalla scelta di Torino come sede per la riunione dei Ministri degli Esteri. L’Eurovision è stato solo una scontata dimostrazione di a chi servono questi eventi : stabilire alleanze sulla testa delle popolazioni, strumentalizzate anche in scenari di guerra, per ambire agli interessi dei governi. Il bombardamento mediatico di questi giorni è la cifra di quanto i media locali siano completamente asserviti a ciò che il potere politico decide che debba essere scritto. Tra una velina della digos e una martellante propaganda di guerra mascherata, si evince quanto sia dura poter bucare questo blocco monolitico atto a costruire una narrazione falsa e tendenziosa.
Anche per questo, soltanto con una forte presa di responsabilità collettiva sarà possibile costruire insieme la possibilità di fermare questa guerra e aprire crepe dentro questo macchinario infame e distruttivo.
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