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La Lorenzetti del PD: alla faccia della meritocrazia!

Avrebbe infatti convinto il Rettore dell’Università di Perugia a fare promuovere il figlio di un caro amico,  richiedendo in codice che venisse dato un voto pari a 30 per un esame del corso di Laurea di Odontoiatria.

Le intercettazioni, riportate da Repubblica, rendono perfettamente chiara l’attitudine chi siede nei luoghi di potere.

Alla faccia di tutti gli appelli alla meritocrazia e alla lotta alla corruzione, c’è chi può evitare  di farsi mettere i bastoni tra le ruote da quella legalità che tanto viene osannata soprattutto tra le fila del Partito Democratico, partito della Lorenzetti.

Uno schiaffo a tutti quei precari dentro e ai margini dell’università che negli anni sono stati offesi con epiteti quali bamboccioni, sfigati, choosy da diversi esponenti di governi tecnici e di larghe intese, governi che si riempivano la bocca di parole come merito e diritti mentre nei fatti massacravano la società con i loro tagli assassini e le loro grandi opere inutili.

Del resto, di che stupirsi? Non c’era bisogno delle accuse di associazione a delinquere e corruzione alla Lorenzetti per sapere che il Pd sia di questa pasta morale. Lo scriviamo nell’attuale editoriale, e lo sapevamo anche ricordandoci delle decine di casi che hanno visto questo partito perdere completamente la capacità di potersi solo immaginare moralmente superiori a qualunque altro membro della casta.

Il punto qui è che non ci sono mele marce. La corruzione, è bene ribadirlo, è la base fondante, il minimo comun denominatore, la prassi quotidiana di tutti i figuranti di questo sistema.

La sollevazione generale del 19 ottobre dovrà ribadirlo forte e chiaro, cercando di togliere dalle mani di magistrati e forcaioli un tema che in tantissimi altri paesi è dinamo di conflitto sociale e che qui, da Mani Pulite in poi, è stato rubato ai movimenti e detournato a fini giustizialisti.

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