Nasce CAATinLOTTA, nuovo strumento di comunicazione per i lavoratori del Caat
qui una delle ultime notizie pubblicate sul blog, relativa a una gestione molto arbitraria dei tempi di lavoro
Una giornata che non finisce mai…
Una delle rivendicazioni centrali della lotta che i facchini stanno conducendo al CAAT è certamente la riduzione della giornata lavorativa. Nelle cooperative che gestiscono il traffico merci dentro il mercato è infatti normale lavorare almeno 10 ore al giorno, ma spesso i facchini sono costretti a lavorarne molte di più, senza per altro vedersi pagati tutti gli straordinari prestati.
È chiaro come non sia possibile eseguire un lavoro faticoso, quale quello dei facchini, per molte ore, senza che ciò crei rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ma evidentemente grossisti e cooperative sono disposti ad imporre qualunque livello di sfruttamento pur di fare profitti.
Quando parliamo di semi-schiavitù non lo facciamo con l’intento di sollevare una certa indignazione morale, ma perché questa è esattamente la condizione che più ci sembra rappresentare il lavoro di questi uomini e donne, costretti ad operare anche per 16/18 ore al giorno: orari da fine ‘800, un tempo che credevamo passato e che invece, senza la lotta e l’organizzazione dei lavoratori, può sempre tornare, perché i padroni, di qualunque tipo siano, sono sempre pronti ad imporre il massimo sfruttamento possibile.
Anche di fronte a queste palesi irregolarità il CAAT, controllato dal Comune di Torino, continua a fingere di non sapere nulla: ma come è possibile, quando basterebbe controllare anche solo le bollature, come si evince dalle foto di questo articolo? Ovviamente questo “disinteresse” non fa altro che confermare come l’amministrazione cittadina sia connivente con cooperative e grossisti e pensi più a garantire a questi i loro profitti, che non a tutelare i lavoratori del mercato.
Si sente sempre dire che “non c’è lavoro” e poi si scopre che invece alcuni sono obbligati a lavorare 16 ore al giorno: non sarà che al CAAT il lavoro ci sarebbe, ma ai grossisti conviene ammazzare di fatica pochi (tanto li pagano comunque una miseria) che distribuire il lavoro a più persone? Per questo la rivendicazione di bloccare la giornata lavorativa alle 8 ore è uno degli elementi centrali della lotta dei facchini, perché:
SIAMO LAVORATORI, NON SIAMO SCHIAVI !
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