Palazzo Ricci. Chiusi i bagni per cacciare i venditori senegalesi
Come giustificare questo “fastidio razzista” per la presenza dei venditori senegalesi? Si sostiene che la fruizione degli spazi universitari è ristretta alla sola utenza studentesca o docente concedendo invece a tutti gli altri solo di “circolare” senza “sostare”. Per assicurare che solo studenti e docenti fruiscano degli spazi e dei suoi servizi si aumentano i livelli di controllo.
Ma qui sorge il problema. Chi si occupa di controllare che i venditori senegalesi non sostino a Palazzo Ricci e che i bagni vengano utilizzati solo da studenti e docenti? Abbandonate le strutture di facoltà l’amministrazione degli spazi d’ateneo e del loro funzionamento passa interamente all’economato che scarica questa responsabilità di controllo sulle portinerie.
La portineria di Palazzo Ricci, con un portinaio o una portinaia per turno, dovrebbe occuparsi allo stesso tempo di allontanare i venditori ambulanti e di distribuire le chiavi dei bagni agli studenti che dimostrino la titolarità all’uso. Non solo nessuno di questi compiti rientra nel capitolato d’appalto delle portinerie ma oltretutto la strategia soft scelta dall’economato per “respingere i migranti” – ovvero far terra bruciata attorno a loro chiudendo i bagni – risulta tecnicamente impraticabile: come gestire 3 bagni al terzo piano con una sola chiave di un antibagno? come verificare che i bagni vengono richiusi a chiave dopo il loro utilizzo?
Si verifica allora una situazione particolarmente contradditoria e paradossale: da un lato l’ateneo svuota amministrativamente le sue strutture abbandonando a se stesse le ex facoltà, dall’altro lato prova a mantenere un controllo su queste aumentando compiti e mansioni del portierato il quale, però, viene dall’Ateneo costretto a firmare un contratto Consip (link) a 3 euro l’ora.
La condizione di studente assolve la funzione di rappresentare un soggetto incapace di far proprio uno spazio, preso nella macchina dei tempi stretti tra studio e lezioni, e così, e sui caratteri di questo soggetto si fonda il discrimine sull’utilizzo degli spazi pubblici che diventa diretta funzione dell’esclusione dei soggetti migranti, “non adeguati alla natura dello spazio”. Questa dinamica di recinzione coinvolge tutti in tendenza: oltre a escludere i venditori ambulanti si ridefiniscono anche i comportamenti degli studenti – i soggetti titolati – restringendoli nella loro agibilità.
Quanto a lungo reggeranno le barriere imposte dall’economato? Quanto reggeranno queste scelte nel momento in cui:
– sono affidate alla gestione di un portierato già sfruttato e umiliato e per questo per nulla interessato a svolgere funzioni non proprie per conto della volontà politica dell’ateneo
– sono prive del consenso effettivo di quanti Palazzo Ricci lo vivono ogni giorno, siano essi studenti più o meno “atipici” o venditori ambulanti non disposti a dover chiedere il permesso per utilizzare i servizi?
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