Primo maggio a Napoli
Riceviamo e pubblichiamo dalle Reti Sociali Napoletane nell’emergenza Covid19
Da Bagnoli al Vasto passando per Montesanto e i Quartieri Spagnoli
Il primo maggio delle reti sociali ha visto striscioni, cartelli, speakeraggio e volantinaggi nei quartieri popolari della città, spesso accompagnati alla distribuzione della spesa solidale che va avanti da quasi due mesi. Gli stessi volontari che vanno bene per la solidarietà dal basso ma vengono sanzionati se poi riportano la voce di chi è quasi alla fame sotto i palazzi del governo! Per questo oggi abbiamo messo insieme le due cose: nessuno ci ridurrà al silenzio!
Striscioni anche davanti alle banche, alle metropolitane, ai luoghi di lavoro per rivendicare l’urgenza sempre più impellente delle misure di allargamento del diritto al reddito dei non garantiti, nuove norme sugli affitti, il rilancio della Sanità pubblica e della medicina di territorio insieme a un piano di screening sanitario di massa per tutelare il diritto alla salute. Con l’invito esplicito a prendere i soldi dove sono, con la patrimoniale: paghino i ricchi che hanno continuato ad arricchirsi anche in questi anni di crisi. Una giornata però anche per protestare contro la repressione e l’illegalizzazione di ogni forma di agibilità democratica dello spazio pubblico, comprese le forme autoregolate e tutelate (come abbiamo visto con multe e sanzioni nella scorsa settimana). Un uso dell’emergenza come un manganello che non è accettabile a maggior ragione in un momento di gravissima crisi in cui si prendono decisioni che incideranno sul presente e sul futuro di milioni di precari, poveri, lavoratori non garantiti, disoccupati, che se invisibilizzati restano senza nessuna possibilità di presa di parola dal momento che non possiedono ovviamente i mezzi delle lobby dei grandi gruppi industriali e finanziari.
E’ cosi evidente l’esistenza di una questione democratica in un paese in cui siamo sommersi di indicazioni e pronostici su come funzionerà qualunque attività commerciale, in cui la manifattura industriale sta per riaprire senza nessuna garanzia per la salute, ma non si discute nemmeno delle possibili forme di espressione e manifestazione delle rivendicazioni sociali (che si stanno dando invece in altri paesi, rispettando la tutela propria e altrui).
Un livello di repressione che non c’entra niente con la difesa della salute e che non è accettabile: e infatti non lo abbiamo accettato!
Reti sociali napoletane nell’emergenza del Covid19
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