Roma: barricate a Primavalle contro la svendita delle case popolari
Da una parte provvedimenti come il Piano Casa e lo Sblocca Italia, che non fanno altro che andare ad inasprire l’emergenza abitativa a vantaggio della rendita privata; particolarmente emblematica la possibilità di privatizzare tramite asta parte del patrimonio residenziale pubblico e popolare. Dall’altra l’esasperazione delle periferie e dei quartieri popolari delle città italiane, spesso attanagliati dagli stessi problemi: manutenzioni non effettuate da decenni, sovraffollamento, assenza di qualsiasi punto di aggregazione, degrado e povertà prodotti dall’indifferenza istituzionale. Dinamiche che diventano particolarmente cruente all’interno della dimensione metropolitana.
E’ in questo scenario che ha preso forma la protesta di due giorni fa degli abitanti delle case popolari di Primavalle a Roma, animati dalla rabbia di vedersi non solo abbandonati, ma anche a rischio di subire l’esproprio delle poche garanzie accumulate negli anni; nella sola capitale sarebbero migliaia le famiglie che subirebbero queste privatizzazioni, con il rischio concreto di perdere la casa.
Perciò la mobilitazione, cominciata con un presidio sul tetto di una palazzina Ater, mentre avvenivano proteste analoghe in altri quartieri della città, si è in seguito accesa di rabbia e determinazione, tramutandosi in un blocco stradale. Per ore, quindi, via Federico Borromeo è stata paralizzata da cassonetti messi di traverso e successivamente dati alle fiamme.
La protesta di Primavalle segnala l’ennesima possibilità di rilanciare l’opposizione alle misure del governo sulla casa, partendo dai territori e dalle periferie. L’abisso fra le esigenze espresse dalla popolazione ed i provvedimenti attuati dal governo si fa sempre più ampio ed incolmabile: alla richiesta di maggior investimento nella manutenzione degli alloggi e nella vivibilità dei quartieri si risponde con l’intenzione di fare cassa sulle spalle degli inquilini ERP a beneficio di privati e speculatori. E’ in questo abisso che prendono corpo espressioni di rabbia ancora variegate e spesso piene di contraddizioni ed ambivalenze, ed è in questo spazio che bisogna lottare metro dopo metro per arrestare il progetto di un saccheggio sempre più violento che si delinea all’orizzonte.
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