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Roma: movimenti occupano la sede dell’Acer. Il social housing non è la soluzione!

Ore 13 conferenza stampa presso la sede dell’Acer in via di Villa Patrizi

Mentre si approvano provvedimenti che cancellano l’edilizia residenziale pubblica e si avviano definitivi processi di dismissione del patrimonio, nella sede del Tempio di Adriano in Piazza di Pietra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in collaborazione con Ance, Abi e Cdp stanno tenendo un incontro dal titolo fuorviante: “Una soluzione al disagio abitativo, il social housing”.

Molti i partecipanti di rilievo: ministro e viceministro Lupi e Nencini, Chiamparino in rappresentanza della conferenza delle regioni, Fassino per l’Anci, Buzzetti per i costruttori, Tempini e Rinaldi per l’Abi e la Cdp, Reggi per il demanio e rappresentanti della Federcasa e delle cooperative. Nessuna traccia di chi soffre in prima persona la drammatica emergenza abitativa di questo paese.

Mentre è in corso l’incontro, abbiamo deciso di occupare l’Acer in via di Villa Patrizi e convocare una conferenza stampa all’interno della sede dei costruttori romani alle ore 13 per svelare ancora una volta la truffa del social housing, una proposta che non ha nulla a che fare con l’edilizia sociale e che, al di là del nome, rappresenta solo una nuova occasione di affari per la lobby del cemento.

Gli strumenti e le risorse messi in campo fino ad oggi dal governo hanno infatti una funzione precisa nel ridisegnare le politiche abitative in Italia, cancellando le ultime tracce di intervento pubblico esistenti. Il cosiddetto Piano casa di Lupi è ideologicamente orientato a sostenere investimenti privati, con misure contro gli inquilini delle case popolari e le migliaia di famiglie in emergenza, tra sfratti per morosità e quelli per finita locazione.

E mentre i costruttori lamentano l’immobilismo del governo e i sindacati degli edili denunciano una crisi quasi irreversibile del settore, in Italia si contano decine di migliaia gli alloggi costruiti e in costruzione destinati a rimanere vuoti.

Si vuole quindi utilizzare il disagio abitativo per nuovi programmi edificatori e per collocare l’enorme patrimonio privato invenduto. In questo modo, mentre i più saranno ancora una volta esclusi dalla possibilità di sostenere un affitto, chi costruisce continuerà a decidere indisturbato le scelte urbanistiche delle città.

Intanto si aggredisce con l’art 5 chi occupa per necessità e si ricattano gli inquilini delle case popolari e degli enti con la minaccia di vendita all’asta, di sgomberi e pignoramenti.

Tutto questo è inaccettabile. E’ del tutto evidente che il peggioramento delle condizioni economiche di milioni di persone e il difficile accesso all’abitazione hanno delle responsabilità definite.

Reclamiamo con forza la cancellazione del Piano casa di Lupi, il blocco della vendita del patrimonio pubblico, delle procedure di sgombero e sfratto, la destinazione di risorse pubbliche per il riuso del costruito e pratiche di rigenerazione urbana socialmente sostenibili e utili a evitare ogni ulteriore consumo di suolo. Misure in parte contenute nella delibera regionale del Lazio del gennaio 2014, che però giace ancora inapplicata.

Oggi lanciamo questa sfida a chi si è riunito nella torre d’avorio di piazza di Pietra, protetto dalle forze dell’ordine per non essere disturbato mentre si progettano nuovo cemento, nuovi profitti e nuova precarietà.

Nessuna tregua per la lobby del mattone e i suoi complici!

Movimenti per il diritto all’abitare

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