Sulla Commissione Statuto, lavoriamo assieme per il cambiamento!
Il movimento autunnale è stato in grado di far tremare tutto il paese per mesi. Siamo stati in grado di portare il governo sull’orlo della caduta, per un soffio non ci siamo riusciti. E così, un governo traballante, tenuto in piedi dalla compravendita di voti, ha approvato la riforma Gelmini.
Nella nuova fase di opposizione alla riforma, la lotta si è spostata su un piano locale: i Senati Accademici stanno istituendo delle commissioni che riscriveranno lo Statuto d’ateneo seguendo i dettami della Gelmini. E’ evidente che permettere alla Commissione Statuto di portare avanti il proprio lavoro equivalga a non opporsi efficacemente al piano del governo. Chi pensa di fermare la riforma giocando secondo le regole della Commissione Statuto, sa che, al massimo, potrà ottenere qualche piccola contropartita in cambio dell’aiuto a far passare il grosso della riforma…! D’altronde è sempre stato questo il ruolo della rappresentanza, feticcio di molti, nelle università: canale di scambio tramite cui sedare il malcontento affinchè gli assetti, e la struttura degli atenei, rimangano funzionali agli interessi di chi detiene il potere! L’inutilità di riporre le proprie speranze nella battaglia interna alla Commissione è confermata anche dal comportamento del Rettore Pelizzetti, che ne ha blindato (tangibilmente) la composizione, seguendo pertanto le richieste dei potentati accademici ma anche politici ed economici cittadini. San Paolo e baronato lavorano per preservare i loro interessi e aumentare il proprio potere! La Commissione non è altro che lo strumento che utilizzeranno, sulla quale, complice il Rettore, hanno già messo le mani.
Per i pochi rappresentati che volessero praticare una battaglia “democratica” la sconfitta sarebbe inevitabile. Non dimentichiamo che la commissione statuto deve tradurre la riforma Gelmini nella pratica quotidiana dei nostri atenei, non altro! La questione non è più solamente la maggiore o minore democrazia di una Commissione nata sulla pelle di studenti, lavoratori, ricercatori e precari. La democrazia passa da altre vie: abbiam di fronte la necessità di individuare altre forme di opposizione alla riforma, di critica dell’università dell’oggi, quindi l’ambizione e capacità di indicare un radicale cambiamento!
Mettere in discussione la Commissione significa colpire nel vivo la riforma Gelmini e gli interessi che incarna, non possiamo che ripartire dalle facoltà per costruire un’università diversa, altra, che parta dai nostri bisogni e desideri!
Collettivo Universitario Autonomo – Torino
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