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Torino 2023: città in cantiere.

Sono molti gli annunci che in questi giorni parlano di Torino 2023 città dei cantieri e degli eventi a seguito delle dichiarazioni del sindaco Lo Russo relative a differenti progetti, alcuni inerenti ai soldi in arrivo del Pnrr ed altri invece evidentemente priorità di spesa per il Comune di Torino.

In maniera generale riguardano la riqualificazione di alcune zone della città e il conseguente investimento per un’immagine da ripulire dei luoghi simbolo di Torino: tra questi vi sono la Caserma Amione, la ex Gondrard, il centro congressi per l’area ex Westinghouse, ma anche la Manifattura Tabacchi e il Palazzo del Lavoro. Inoltre, vengono citati progetti di rigenerazione urbana per alcuni quartieri come Vallette, Porta Palazzo e le case popolari di corso Racconigi in parallelo è previsto lo stanziamento di 25 milioni per Aurora e Barriera di Milano. Si parla poi di progetti più originali come per esempio la navigazione “green” del fiume Po (difficile immaginarsela dopo chi voleva addirittura renderlo balneabile), e di altre infrastrutture evidentemente inutili e anzi, dannose e non desiderate dagli abitanti stessi, come il riesumato progetto della TangEst oggi rinominata Gronda Est.

Il filo conduttore di tutti questi progetti è l’indifferenza totale nei confronti delle esigenze della popolazione, il fatto che vengano “annunciati” ma che prima di vederne la realizzazione passino degli anni, tempo durante il quale aziende private e gare di appalti possono approfittare per guadagnarci indisturbatamente. Un paradigma quello di Torino città del debito che si riproduce anche in questo senso, attraverso una gestione della città e dell’urbanistica totalmente asservita al profitto di banche, fondazioni e privati. Una delle iniziative dell’amministrazione comunale per andare in questa direzione è il cantiere capofila di tutti gli altri, ossia quello relativo al Piano Regolatore: l’obiettivo è quello di deregolamentare i processi  per la costruzione, per le destinazioni d’uso, permettendo la svendita e le concessioni ai privati in una dimensione di assenza di rispetto dei criteri minimi per la messa in campo dei progetti di trasformazione urbana.

Si aprono nuove contese dello spazio e soprattutto delle priorità secondo le quali vengono distribuite le poche risorse esistenti, una prospettiva che sottolinea come la gestione della città sia uno degli strumenti per chiudere possibilità e calpestare senza alcuna vergogna i bisogni reali.

Abbiamo approfondito questi temi insieme a Emilio Soave, di Pronatura Torino.

Da : Radio Blackout

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