Torino: 30 misure cautelari per la rivolta popolare del 26 ottobre
È di questa mattina la notizia di una grossa operazione di polizia per la rivolta della sera del 26 ottobre dell’anno scorso. Oltre una trentina i destinatari delle misure cautelari, tutti giovanissimi e più di 200 uomini delle forze dell’ordine impegnati.
Ai ragazzi arrestati viene contestato il pesantissimo reato di devastazione e saccheggio, in riferimento ai negozi colpiti nelle vie del centro di Torino la sera della protesta, che aveva visto migliaia di persone partecipi di una serata di rabbia popolare.
Quella sera dalle periferie e dalla cintura, migliaia di giovanissimi e giovanissime si erano presi la scena e la polizia aveva reagito fin da subito con cariche e lacrimogeni alimentando la rivolta. Le vetrine rotte e i negozi di lusso svuotati, seppur fossero episodi tutto sommato marginali, erano diventati il simbolo della serata, favorendo la criminalizzazione della manifestazione. Questa operazione, orchestrata ad arte contro ragazzi e ragazze giovanissimi è il coronamento della strategia politica di gestione del malcontento popolare dentro la pandemia: punire chi osa sfidare il potere e la sua gestione criminale. A loro va tutta la nostra solidarietà e la nostra vicinanza.
Ci chiediamo perché chi si strappa le vesti per una vetrina di Gucci rotta, non faccia altrettanto per giudicare i crimini degli industriali che hanno spinto migliaia di persone a contagiarsi con il ricatto del lavoro. “La salute è la prima cosa” recitava lo striscione partenopeo che diede inizio all’ondata di proteste più intensa degli ultimi anni contro le istituzioni. La salute continua a essere messa al secondo posto rispetto all’economia di mercato, da quelle stesse istituzioni che oggi pensano di poter portare a suon di manette, le nuove generazioni di Torino, alla disciplina.
Sui giornali viene messo l’accento sul fatto che siano figli di migranti, con il mal celato tentativo, razzista e subdolo, è di classificarli socialmente come disagiati incapaci di protestare con coscienza e volontariamente. Come se il problema delle periferie fossero le seconde generazioni e non la povertà a cui sono costretti tutti quelli che ci abitano.
Un’operazione infame che vorrebbe, con l’intimidazione e la paura, risolvere la crisi sociale dei quartieri di Torino. Un altro esempio delle “politiche sociali” targate 5 stelle, in appalto a Procura e Questura.
A sentire il Questore De Matteis, sarebbero stati arrestati pericolosissimi membri di gang che infestano Torino e i suoi quartieri popolari (?), scesi in piazza solo per saccheggiare e devastare, quando è noto a tutti e quanto spesso il malaffare mafioso si annidi fra le istituzioni della nostra città, Procura compresa come recitano recenti fatti di cronaca, che non hanno avuto la stessa attenzione sui giornali.
Alleghiamo il commento di Marco Revelli ai microfoni di Radio Onda d’Urto sull’operazione:
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