Torino, mobilitazione dei lavoratori del settore accoglienza rifugiati
Dopo lo sciopero degli operatori sociali dell’associazione Terra del Fuoco e della cooperativa Babel per denunciare i ritardi di mesi nei pagamenti di stipendi e rimborsi, nonché “la cattiva gestione e il mal funzionamento complessivo del servizio”, i lavoratori si sono incontrati con studenti e attivisti per discutere come proseguire la mobilitazione.
Lo sciopero degli operatori sociali di Terra del Fuoco ha provocato molto imbarazzo nelle fila delle istituzioni torinesi e ha portato alla luce inefficienze, ambiguità e problematiche del sistema cooperativistico dell’accoglienza.
Gli operatori sociali avevano annunciato a seguito dello sciopero il proseguimento della mobilitazione con la convocazione di un’assemblea aperta a tutti i lavoratori del sistema di accoglienza.
L’assemblea ha avuto luogo due giorni fa e ha visto una buona partecipazione con la presenza di lavoratori di diverse cooperative, alcuni studenti, volontari che si spendono sulla questione dei rifugiati e attivisti del comitato di solidarietà dell’Ex-MOI.
Un primo giro di interventi ha descritto le condizioni di lavoro e dei servizi delle singole cooperative. Alcuni tratti comuni sono emersi dalla discussione, in particolare per quanto riguarda la vaghezza dei bandi e delle norme che regolano questo settore, la malagestione dei fondi erogati, il ritardo nei pagamenti delle committenze e una continua mancanza di personale rispetto ai numeri degli utenti delle cooperative.
In particolare il dibattito si è focalizzato su una nuova circolare regionale che sostanzialmente non permette più l’accesso alla sanità gratuita dopo i primi sei mesi ai rifugiati seguiti dalle cooperative.
In generale la sensazione che è apparsa forte tra gli interventi degli operatori è che ormai il sistema di accoglienza giochi un ruolo di parcheggio e di controllo sui migranti piuttosto che un tentativo di inserimento nei contesti sociali della città. I servizi che dovrebbero essere erogati sono ridotti ai minimi termini da parte delle cooperative per implementare il guadagno sui fondi.
Lo sciopero degli operatori di Terra del Fuoco ha avuto sicuramente il grande merito di crepare il muro di etica e intoccabilità che ruota intorno ai “buoni” del sistema dell’accoglienza, dimostrandone il funzionamento sostanzialmente aziendalista e clientelare.
In questo senso molti hanno attaccato il concetto di “emergenza” rispetto alla questione migranti e rifugiati come preludio di uno stato di eccezione permanente e delle speculazioni conseguenti.
La determinazione dell’assemblea a continuare e allargare la mobilitazione ha portato a decidere di redigere un documento che interroghi la questione della salute per rifugiati ed operatori richiedendo un incontro all’assessore alla sanità da far girare tra altri lavoratori.
Necessità forte che si è presentata è anche quella di costruire relazioni e incontri con le realtà che a Torino si stanno muovendo sul tema della solidarietà ai migranti e ai rifugiati.
Un dato particolarmente interessante di questa vicenda è che il movimento di migliaia di corpi in migrazione inizia a far saltare i meccanismi del sistema dell’accoglienza e vede un riconfigurarsi su un piano conflittuale di alcune figure dei lavoratori che abitano questo settore.
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