A Cizre e Van i curdi sfidano il coprifuoco turco per chiedere i corpi delle persone uccise. La polizia reprime, la popolazione resiste
La goccia che ha fatto traboccare il vaso e spinto la popolazione a scendere in massa e unita per strada è stato il massacro della giornata di ieri, quando le forze speciali turche si sono macchiate dell’esecuzione di dodici ragazzi minorenni nel distretto di Edremit.
Secondo la fondazione dei diritti umani turca sono circa 80 i civili morti durante i coprifuoco decretati in meno di un mese, ma il numero potrebbe essere molto più alto.
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La marcia a Cizre ha percorso i quartieri al grido di “il Pkk sono le persone, le persone sono qui”, rivendicando la resistenza dei guerriglieri che si stanno opponendo alla reazione genocida imposta dal Governo turco e sottaciuta dai media occidentali, apparentemente tanto sensibili alle cause umanitarie fin quando non intralciano l’ asset di poteri vicini alla coalizione atlantica.
Alla eroica quanto drammatica resistenza curda si sono aggiunte proprio in queste ore decine di studentesse universitarie accorse a Cizre a supportare le Unità di autodifesa femminile YPS. Le stesse stanno invitando i movimenti giovanili della regione a fare altrettanto.
La risposta della polizia turca contro i manifestanti che hanno rotto apertamente il coprifuoco non si è fatta attendere:a Van lacrimogeni e idranti usati contro la popolazione stanno contribuendo ad alimentare una tensione già altissima e che pare quantomai distante dal potersi scemare. Si registrano numerosi feriti e persone in stato di arresto
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