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Addio a Pepe Mujica

Si è spento Pepe Mujica, guerrigliero tupamaro ed ex-presidente dell’Uruguay.

Nato a Montevideo il 20 maggio 1935 contadino fioricoltore, José Alberto Mujica Cordano, negli anni ‘60 divenne membro della guerriglia rivoluzionaria di sinistra Movimento di Liberazione Nazionale – Tupamaros, passando per questo in galera oltre dieci anni, molti dei quali in isolamento totale, assieme ad altre migliaia di compagne-i.

Subì torture, privazioni, malattie. «A volte, il dolore è una cosa positiva se si è in grado di trasformarlo in qualcos’altro», dirà Mujica agli studenti dell’American University di Washington nel 2014. La prigione «è stata brutta, ma allo stesso tempo ho ritrovato me stesso. Se mai vi dovesse succedere qualcosa, cercate di ricordare che siete forti, che potete ricominciare e che ne vale la pena». Mujica fu liberato solo nel 1985 grazie all’amnistia generale concessa dalle forze democratiche.

Uscito dal carcere, nel post-dittatura aveva scelto la strada della politica parlamentare, diventando tra il 2010 e il 2015 presidente della Repubblica con la coalizione del centrosinistra uruguaiano, il Frente Amplio.

Al di là delle sue note citazioni e delle sua coerenza nell’attenersi ad uno stile di vita sobrio anche durante gli anni della sua presidenza Mujica è stato uno dei punti di riferimento della sinistra latinoamericana anche per la sua interpretazione del rapporto tra progresso e sviluppo, visti come utili quando funzionali alla “felicità umana” e non al “dio mercato”. Una figura scevra dal carrierismo e dalla sete di potere che caratterizza ormai gran parte della politica istituzionale, protagonista di quella ondata di movimentazioni sociali che ha portato la sinistra a governare il continente in una fase di profondi cambiamenti tra gli anni ’90 ed il primo decennio del 2000.

Oggi il suo feretro è stato salutato tra gli applausi dalla popolazione di Montevideo. Un guerrigliero presidente, un presidente contadino, una radicale alterità.

Un ricordo ai microfoni di Radio Onda d’Urto da Rodrigo Andrea Rivas, giornalista di origini latinoamericane. 

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