Uruguay: migliaia di persone in difesa dell’acqua, della terra e della vita
I media dell’Uruguay hanno ignorato la notizia, ma i media internazionali hanno fatto eco alla stessa:
vedere la copertura di Hispan TV http://hispantv.com/detail/2014/05/10/270859/uruguayos-vuelven-manifestar-calles-montevideo
Montevideo, 9 maggio.- Dodicimila persone, varie decine delle quali a cavallo e su carri trainati da animali, oggi sono tornate a marciare per il sesto anno consecutivo attraverso il centro di Montevideo contro il progetto minerario, con capitale indiano, Aratirí e in difesa dell’ambiente.
Questo corteo è stato convocato da varie organizzazioni ambientaliste riunite nell’Assemblea Nazionale Permanente in Difesa della Terra, piattaforma che da anni lotta contro l’insediamento di Aratirí, una gigantesca miniera a cielo aperto di minerale di ferro che si troverà nel cuore del paese, così come contro lo sviluppo di progetti complementari come un porto con acque profonde e un impianto rigassificatore.
I manifestanti, di ogni età e condizione, hanno gridato in coro contro il progetto, contro il Governo del presidente José Mujica che difende l’iniziativa, e contro la “ricolonizzazione” che a loro giudizio implica il medesimo.
“Marciamo per evitare che avvenga un saccheggio del nostro paese. Una multinazionale progetta di penetrare e impossessarsi del ferro, depredare l’ambiente e non lasciare nessuna ricchezza nel paese”, ha spiegato Efe Rafael Fernández, uno dei manifestanti e candidato presidenziale del Partito dei Lavoratori alle elezioni di ottobre prossimo.
Fernández ha precisato che il progetto Aratirí “non svilupperà né industrializzerà, ma colonizzerà” l’Uruguay e che, inoltre, farà esplodere una grande parte del territorio, lascerà enormi buchi per ottanta anni e contaminerà le acque”.
Il progetto, nelle mani della multinazionale Zamin Ferrous, vuole investire più di un miliardo di dollari in un complesso di 6.210 ettari, oltre nella costruzione di un dotto minerario di 212 chilometri e di un terminal portuale sull’Oceano Atlantico per esportare 18 milioni di tonnellate di ferro all’anno.
In un primo momento, l’accordo sarebbe dovuto essere chiuso nel 2011, ma pressioni ambientaliste e politiche hanno obbligato il Governo a modificare le leggi minerarie per adattarle ad un progetto di una importanza senza precedenti nel paese.
La nuova normativa, approvata l’anno passato, stabilisce nuove norme di gestione ambientale e sociale e la destinazione fiscale delle rendite ottenute con la vendita del minerale.
Secondo il Governo e l’impresa, il progetto creerà grandi benefici economici e lavoro di qualità nella zona, oggi dedita all’allevamento, e potrebbe sfociare con un incremento dell’industria del paese.
Nonostante ciò, per gli ambientalisti il progetto, unito al porto sull’Atlantico e l’impianto rigassificatore che si costruisce a Montevideo “per rifornire di energia Aratirí”, fa parte di un attacco alla cittadinanza che non ha votato di sviluppare queste iniziative che risulteranno “molto care al paese”.
Chiaramente, varie organizzazioni che hanno partecipato al corteo hanno chiesto un plebiscito per stabilire se l’iniziativa possa essere fatta e che questa non dipenda dalla decisione dell’Esecutivo.
Dopo la riforma della legge sulle miniere, l’Uruguay e la Zamin Ferrous hanno annunciato che all’inizio di quest’anno avrebbero firmato un contrato per cominciare lo sfruttamento.
Nonostante ciò, suddetto contratto ancora non è stato ratificato, senza che ne sia stato annunciato ufficialmente il motivo.
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