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Algeria, un vento di collera popolare fa tremare il clan Bouteflika

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Dopo lo scorso 22 febbraio un nuovo venerdì di protesta ha infiammato le strade algerine.

Ancora una marea oceanica in piazza nella capitale per pretendere la fine della presa sul potere del clan dell’ottuagenario Bouteflika (alla quinta ricandidatura, presidente del paese da 20 anni e la cui salute si è deteriorata da rasentare l’incapacità mentale), capitanato dal fratello Said. Alla marcia sul palazzo presidenziale di El Mouradia ha preso parte anche l’ottantaquattrenne Djamila Bouhired (nella foto), icona della lotta di liberazione algerina dal colonialismo francese ed ora di nuovo in piazza contro i suoi ex colleghi del FLN.

Nonostante la polizia abbia prediletto il contenimento (non sono mancati infatti i lanci di lacrimogeni) allo scontro aperto si sono registrati tafferugli ed episodi di tensione. Il bilancio delle proteste è stato di 183 feriti ed un morto: Hassan Benkhedda, figlio di Benyoucef – storico dirigente del FLN e presidente del governo di transizione postcoloniale.

Le manifestazioni contro il quinto mandato sono state partecipatissime nelle principali città del paese, con decine di migliaia di persone in piazza a Orano, Costantina, Batna, Skikda, Annaba e tante altre. Variegata anche la composizione delle proteste sotto le insegne del 5 sbarrato, dagli avvocati di Bejaia agli ultras dell’USMA e del JSK, dagli universitari di Algeri ai tuareg di Tamanrasset. Folla anche nel capoluogo cabilo di Tizi Ouzou, teatro di sanguinosi episodi di repressione statale negli anni ’90 e 2000, culminati nella Primavera Nera del 2001.

Importanti attestati di solidarietà sono arrivati da oltreconfine: è stata fatta circolare una lettera di sostegno ai manifestanti di Nasser Zefzafi, leader delle sollevazioni repubblicane del Rif marocchino in carcere da due anni per la sua opposizione alla monarchia del Makhzen di Mohammed VI. Organizzate a tempo di record mobilitazioni dalla diaspora algerina in varie città della Francia (legatesi anche ad alcune piazze dei gilet gialli) e in altre metropoli come Barcellona, Londra, Milano e Tunisi (in quest’ultimo contesto aggredite dalle locali forze di sicurezza).

Ora gli occhi sono puntati sulla Commissione Elettorale, con la scadenza oggi dei termini di presentazione dei candidati presidenziali e la decisione di legittimità delle candidature entro una decina di giorni. Un primo, insufficiente segnale è stato dato dall’estromissione di Abdelmalek Sellal (ex-primo ministro e potente esponente della cricca presidenziale) dal comitato della campagna presidenziale di Bouteflika, dopo la diffusione di intercettazioni telefoniche in cui censurerebbe le proteste assieme al miliardario Ali Haddad. Ma il messaggio della piazza è chiaro.

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