Armi, armamenti e guerrafondai
E così ce l’hanno fatta. L’esercito italiano avrà lo schieramento corazzato più potente d’Europa per numeri e qualità. L’accordo siglato tra uno dei colossi principali dell’indotto militar-industriale italiano, la Leonardo SpA e la tedesca Rheinmetall, per lo sviluppo e la produzione di mezzi corazzati, realizzerà gli unici sistemi di nuova generazione disponibili sul mercato occidentale.
di Ornella De Zordo, da Pressenza
Il memorandum firmato a Roma all’inizio di luglio dai due amministratori delegati Roberto Cingolani e Armin Papperger riguarda 270 carri armati e 1.000 veicoli cingolati da combattimento per il nostro esercito: un programma approvato dal Parlamento che prevede la spesa di circa 23 miliardi nei prossimi quattordici anni. Non si ricorda un piano di investimenti così massiccio per le forze armate, con una spesa superiore anche a quella per il supercaccia F35.
Considerando che le spese programmate dal governo nella nuova legge di Bilancio saranno finanziate per il 50,1 per cento da imposte e tasse, per il 6,5 per cento dai ricavi delle varie amministrazioni pubbliche e per il 43,4 per cento con il debito pubblico, possiamo dire che ognunə di noi finanzierà, ad esempio, un pezzetto del nuovo carro armato pesante “Panther”, che unisce al motore e alle trasmissioni del Leopard 2 una serie di innovazioni, messe a punto nell’esperienza in Ucraina. O, volendo, del veicolo da combattimento cingolato Linx, l’ultimo mezzo della categoria realizzato in Occidente, e già in produzione per l’Ungheria.
Ma allarghiamo lo sguardo. Nel 2025 le risorse globali per le forze armate erano previste in 31 miliardi, ora sembra sfiorino i 34. Che importa se le nostre carceri esplodono e i detenuti si suicidano per l’invivibilità in celle disumane. Se nelle classi scolastiche sovraffollate mancano docenti di ruolo, se ricercatori devono andare all’estero per non restare a spasso, se i morti sul lavoro hanno raggiunto numeri impressionanti per inadempienze e mancanza di fondi per la sicurezza. Avremo l’esercito più figo d’Europa e all’avanguardia, parola i Cingolani: “Le sinergie industriali e tecnologiche tra Leonardo e Rheinmetall rappresentano un’opportunità unica per sviluppare carri armati e veicoli di fanteria all’avanguardia. Consideriamo questo accordo un contributo fondamentale verso la creazione di uno spazio della difesa europeo”.
Saremo il paese della pizza e dei cingolati. Che volete fare? Ce lo chiede la NATO, di avere più aerei, più navi, più brigate corazzate, mica vorremo sottrarci? Del resto, sempre in servile osservanza ai dettami NATO, l’Italia si è impegnata a destinare entro il 2025 1 miliardo e 700 milioni di dollari di aiuti a Kiev, il nono pacchetto di armamenti dall’inizio del conflitto. Questa la scontata quanto inaccettabile risposta al vasto movimento che da tempo chiede che l’Italia esca dall’ Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord e che non vengano aperte altre basi militari ma che, anzi, vengano chiuse quelle esistenti.
La vocazione bellicista di questo governo si manifesta ora anche in altro modo. La Leonardo S.p.A., come sanno docenti e studenti che hanno manifestato contro questo provvedimento, è da tempo entrata nelle scuole mediante la Fondazione Leonardo La civiltà delle macchine e nelle università con la Fondazione Med-Or. Nel primo caso finanziando progetti sul digitale e portando studentə all’interno delle aziende produttrici di armamenti, nel secondo con la cooptazione di tredici rettori di Università pubbliche all’interno del proprio consiglio di amministrazione.
Ora si fa un passo ulteriore. E’ nata nel giugno di quest’anno la Fondazione per la Scuola Italiana, il nuovo ente no-profit interamente finanziato da privati, che opererà in coordinamento con il Ministero dell’Istruzione e del Merito “per recepire le esigenze territoriali e ottimizzare l’allocazione di risorse, attraverso lo sviluppo di progetti e bandi nazionali”. Frutto dei contributi di UniCredit, Banco BPM, Enel Italia S.p.A, Leonardo S.p.A e Autostrade per l’Italia. Traduzione: il settore militare e quello energetico entrano nella scuola attraverso il capitalismo finanziario per dettare finalità e dare direzioni in cambio di finanziamenti e dotazioni informatiche.
Il capitalismo di guerra, settore oggi floridissimo, va così a reclutare risorse umane da immettere nella produzione e nel consumo di strumenti di morte, alimentando la perenne rincorsa all’espansione economica oggi trainata dall’espansione militare.
E’ perfettamente coerente con questa impostazione ideologica il ddl sicurezza del ministro dell’Interno Piantedosi, già approvato dal Consiglio dei Ministri e ora alla Camera. Studentə medi che manifestano anche con metodi nonviolenti contro le guerre in corso, universitariə che mettono in scena azioni dimostrative per sbattere in primo piano l’urgenza del cambiamento climatico, operaiə che scioperano e bloccano qualche strada, possono finire direttamente in carcere fino a 2 anni. Norme che (anche secondo l’Ocse) minano i principi fondamentali del diritto penale.
Malgrado tutto, studentə, universitarə, lavoratorə continuano a manifestare in molte città d’Italia per il diritto alla casa, alla salute, al lavoro e contro le guerre in atto e la produzione di armi. Per una sicurezza sociale che è l’esatto opposto della logica repressiva, securitaria e feroce che sottende le decisioni di un governo i cui investimenti in armi continuano a crescere, contribuendo a alimentarne il fiorente mercato rappresentato da stragi, guerre e distruzione.
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