Caso Abu Daqqa: “Un’espulsione politica, eseguita in modo violento”
“Un’espulsione politica, eseguita in modo violento senza che sia stato commesso nessun reato e con un visto valido” è il commento di Elsa Faucillon, la deputata dei Verdi che ha trovato Mariam Abu Daqqa, attivista palestinese per i diritti delle donne di 71 anni, nel commissariato del 12° arrondissement nel pomeriggio del 9 novembre, a Parigi.
Da InfoPal, di Emily Pomponi e Alessandro Barbieri
In Francia i membri dell’Assemblea nazionale hanno il diritto di entrare tutti i luoghi pubblici, compresi quelli delle forze armate e di detenzione. L’onorevole riporta che l’ha “trovata dietro un banco, distesa, visibilmente in stato di shock, nascosta sotto una coperta e sorvegliata da due uomini armati”. Più tardi Mariam Abu Daqqa è stata riaccopagnata in hotel per recuperare i bagagli e poi in aeroporto dove, verso le 19, è stata fatta imbarcare in su un volo Air France per Il Cairo. Durante il tragitto ha riferito all’avvocata che è stata interrogata tutta la notte e maltrattata dai poliziotti.
L’attivista, presidente dell’Associazione “Palestinian Development Women Studies Associations” (Pdwsa) e dirigente del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Fplp), era arrivata a Parigi per una serie di conferenze, dopo che un giudice del Tribunale amministrativo della capitale aveva dichiarato illegale, e quindi annullato, il decreto di espulsione firmato dal ministro dell’Interno Gérald Darmanin, lo scorso 16 ottobre. Il Ministero ha fatto ricorso al Consiglio di Stato, che mercoledì ha convalidato l’espulsione. “La presenza sul suolo francese, al fine di esprimersi sul conflitto israelo-palestinese, di una dirigente di un’organizazione classificata come terrorista è quindi suscettibile di provocare gravi disturbi all’ordine pubblico”, ha fatto sapere la massima corte, pur riconoscendo che Abu Daqqa “non ha rappresentato un disturbo per l’ordine pubblico, né ha fatto nulla che ne rappresenti una minaccia”, smentendo, di fatto, le motivazioni dell’espulsione. La donna, che avrebbe dovuto prendere l’aereo l’11 novembre per Il Cairo e che aveva già dichiarato l’intenzione di lasciare la Francia al termine del ciclo di conferenze, è stata prelevata giovedì sera davanti al suo hotel a Parigi da quattro uomini in borghese, al rientro dalla presentazione del film Yallah Gaza. Secondo Sarah Katz, membro dell’”Unione Ebraica francese per la pace” che l’accompagnava, i poliziotti l’avrebbero caricata violentemente in auto, spingendo gli altri presenti per terra. “Pensavamo fosse un sequestro”, aggiunge.
Abu Daqqa è stata ritrovata in mattinata in una stazione di polizia dalla parlamentare dei Verdi “in uno stato di shock”; così l’ha descritta l’Associazione France Palestine solidarité (Afps). “Nessun motivo di ordine pubblico può giustificare l’arresto di Mariam Abu Daqqa, e tanto meno la violenza di questo arresto che ha portato le militanti che l’accompagnavano, molestate durante questo arresto, a presentare denuncia”, ha fatto sapere l’Afps. Nel pomeriggio l’attivista è stata trasferita in un Centro di detenzione amministrativo in attesa dell’espulsione (Cra), mentre fuori si svolgeva una manifestazione in suo sostegno con diversi deputati. Prima del trasferimento in aeroporto la Cgt, il maggiore sindacato francese, ne ha chiesto l’immediato rilascio, sottolineando l’impegno della militante per i diritti delle donne. “Il nostro paese sta sempre più affondando nella repressione della causa palestinese”, si lamentava il deputato (Lfi) delle Bouches-du-Rhône, Hendrik Davi. Il gruppo parlamentare Gauche democrate et repubblicaine, si legge in un comunicato, “esprime tutta la sua solidarietà a Mariam Abu Daqqa, vittima di un espulsione illegittima”. L’avvocato dell’attivista ha già annunciato che farà ricorso presso la Corte europea dei diritti dell’uomo. Nel frattempo l’ambasciata palestinese in Egitto, fanno sapere, ha preparato un supporto medico e psicologico al suo arrivo al Cairo.
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