Cina, proteste sedate con i lacrimogeni
Uno scontro tra agenti di sicurezza e venditori ambulanti nel sud della Cina ha costretto la polizia anti-sommossa a usare i gas lacrimogeni. Si tratta del terzo episodio di tensione in pochi giorni, avvenuto in Cina, dove le proteste sono diventate più frequenti (innescate dall’inflazione galoppante agli episodi di corruzione o abuso di potere); ma dove Pechino continua a reprimere con il pugno di ferro qualsiasi segnale di agitazione. Lo scontro è avvenuto nell’area metropolitana della città di Guangzhou (Canton, nel Guangdong). A scatenarlo, un incidente avvenuto venerdì notte in un villaggio vicino dove la polizia, che cercava di far allontanare una donna ambulante incinta, l’ha spintonata facendola cadere a terra. Le proteste dilagate a Zengcheng, uno dei centri della produzione tessile di Canton, sono state documentate dalla televisione di Hong Kong, ma anche dalle foto e i video pubblicati su Internet: si vedono folle di persone, in gran parte migranti della provincia del Sichuan, che fracassano finestre, appiccano il fuoco a edifici del governo, rovesciano auto della polizia. La tv ha mostrato anche la polizia che lanciava gas lacrimogeni e schierava i blindati per disperdere i manifestanti. “La gente era come impazzita”, ha raccontato un negoziante al South China Morning Post, “ho dovuto chiudere il negozio e non ho osato uscire”.
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