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Dati trapelati rivelano una massiccia campagna israeliana per la rimozione di post pro-Palestina da Facebook e Instagram

Una repressione radicale dei post su Instagram e Facebook critici nei confronti di Israele, o anche solo vagamente a sostegno dei palestinesi, è stata orchestrata direttamente dal governo israeliano

Fonte: English version

Di Waqas Ahmed, Nicholas Rodeln, Ryan Grim e Murtaza Hussain – 11 aprile 2025

Una repressione radicale dei post su Instagram e Facebook critici nei confronti di Israele, o anche solo vagamente a sostegno dei palestinesi, è stata orchestrata direttamente dal governo israeliano, secondo i dati interni di Meta ottenuti da Drop Site News. I dati mostrano che Meta ha ottemperato al 94% delle richieste di rimozione emesse da Israele dal 7 ottobre 2023. Israele è di gran lunga il principale autore di richieste di rimozione a livello globale, e Meta ha eseguito le richieste, ampliando la rete di post che rimuove automaticamente e creando quella che può essere definita la più grande Operazione di Censura di Massa nella storia moderna.

Le richieste di rimozione da parte del governo si concentrano generalmente sui post pubblicati da cittadini all’interno dei confini di quel governo, hanno affermato fonti interne a Meta. Ciò che rende unica la campagna di Israele è il suo successo nella censura dei contenuti in molti Paesi al di fuori di Israele. Inoltre, il Progetto di Censura israeliano avrà un’eco anche in futuro, hanno affermato fonti interne, poiché il programma di Intelligenza Artificiale che Meta sta attualmente addestrando a moderare i contenuti baserà le decisioni future sulla rimozione di contenuti critici sul Genocidio israeliano.

I dati, raccolti e forniti dagli informatori, rivelano i meccanismi interni dell’”Organizzazione per l’Integrità” di Meta, un’organizzazione interna a Meta dedicata a garantire la sicurezza e l’autenticità delle sue piattaforme. Le richieste di rimozione (TDR) consentono a individui, organizzazioni e funzionari governativi di richiedere la rimozione di contenuti che presumibilmente violano le politiche di Meta. I documenti indicano che la stragrande maggioranza delle richieste di Israele, il 95%, rientra nelle categorie di Meta relative a “terrorismo” o “violenza e incitamento”. E le richieste di Israele hanno preso di mira in modo schiacciante utenti provenienti da Paesi arabi e a maggioranza musulmana, in un massiccio tentativo di mettere a tacere le critiche verso Israele.

Diverse fonti indipendenti all’interno di Meta hanno confermato l’autenticità delle informazioni fornite dagli informatori. I dati mostrano inoltre che Meta ha rimosso oltre 90.000 post per conformarsi ai TDR presentati dal governo israeliano in una media di 30 secondi. Meta ha inoltre notevolmente ampliato le rimozioni automatiche dal 7 ottobre, con il risultato che circa 38,8 milioni di post aggiuntivi sono stati “trattati” su Facebook e Instagram dalla fine del 2023. “Trattato” in termini di Facebook significa che un post è stato rimosso, oscurato o soppresso.

Richieste di rimozione

Tutte le TDR del governo israeliano successive al 7 ottobre contengono esattamente lo stesso testo di denuncia, secondo le informazioni trapelate, indipendentemente dalla sostanza del contenuto contestato. Le fonti hanno affermato che nessuna TDR israeliana descrive l’esatta natura del contenuto segnalato, sebbene le richieste siano collegate in media a 15 contenuti diversi. Invece, le relazioni affermano semplicemente, oltre a una descrizione degli attacchi del 7 ottobre, che:

Si tratta di una richiesta urgente relativa a video pubblicati su Facebook che contengono contenuti incitanti. Il file allegato a questa richiesta contiene un link a contenuti che violano gli articoli 24(a) e 24(b) della Legge Israeliana anti-Terrorismo del 2016, che proibisce l’incitamento al terrorismo, l’elogio di atti di terrorismo e l’identificazione o il sostegno a organizzazioni terroristiche. Inoltre, diversi link violano l’Articolo 2 Paragrafo 4 della Legge sulla Protezione della Riservatezza del 1982, che vieta la pubblicazione di immagini in circostanze che potrebbero umiliare la persona ritratta, in quanto contengono immagini di persone uccise, ferite o rapite. Inoltre, a nostra conoscenza, il contenuto della segnalazione allegata viola le norme di Facebook.

Il sistema di controllo dei contenuti di Meta elabora le segnalazioni inviate dagli utenti attraverso percorsi diversi, a seconda di chi le segnala. Gli utenti normali possono segnalare i post tramite la funzione di segnalazione integrata nella piattaforma, attivando una revisione. I post segnalati vengono in genere etichettati come in violazione o non in violazione da modelli di apprendimento automatico, sebbene a volte anche i moderatori umani li esaminino. Se l’IA assegna un punteggio di affidabilità elevato che indica una violazione, il post viene rimosso automaticamente. Se il punteggio di affidabilità è basso, i moderatori umani esaminano il post prima di decidere se intervenire.

Governi e organizzazioni, d’altra parte, dispongono di canali privilegiati per attivare la revisione dei contenuti. Le segnalazioni inviate tramite questi canali ricevono una priorità più alta e vengono quasi sempre esaminate da moderatori umani piuttosto che dall’Intelligenza Artificiale. Una volta esaminate dagli umani, le revisioni vengono reinserite nel sistema di Intelligenza Artificiale di Meta per aiutarlo a valutare meglio contenuti simili in futuro. Sebbene anche gli utenti normali possano presentare segnalazioni di violazione dei contenuti (TDR), queste raramente vengono prese in considerazione. Le segnalazioni di violazione dei contenuti inviate dai governi hanno molte più probabilità di comportare la rimozione di contenuti.

Meta ha ampiamente ottemperato alle richieste di Israele, facendo un’eccezione per la pagina governativa rimuovendo i post senza revisione umana, secondo gli informatori, pur continuando a reinserire tali dati nell’Intelligenza Artificiale di Meta. Un rapporto di Human Rights Watch (HRW) che indaga sulla moderazione dei contenuti pro-Palestina da parte di Meta dopo il 7 ottobre ha rilevato che, su 1.050 post documentati da HRW come rimossi o soppressi su Facebook o Instagram, 1.049 riguardavano contenuti pacifici a sostegno della Palestina, mentre solo un post conteneva contenuti a sostegno di Israele.

Una fonte interna all’Organizzazione per l’Integrità di Meta ha confermato che le revisioni interne della loro moderazione automatica hanno rilevato che i contenuti pro-palestinesi che non violavano le linee di condotta di Meta venivano spesso rimossi. In altri casi, i contenuti pro-palestinesi che avrebbero dovuto essere semplicemente rimossi hanno ricevuto una “sospensione”, che indica un reato più grave. Se un singolo profilo riceve troppe sospensioni sui contenuti che pubblica, l’intero profilo può essere rimosso dalle piattaforme Meta.

Quando all’interno dell’Organizzazione per l’Integrità di Meta sono state sollevate preoccupazioni circa un’eccessiva applicazione delle norme contro i contenuti pro-palestinesi, secondo quanto riferito dalla fonte, i dirigenti hanno risposto affermando di preferire un’applicazione eccessiva delle norme contro i contenuti potenzialmente in violazione, piuttosto che una scarsa applicazione e il rischio di lasciarli attivi sulle piattaforme Meta.

Rimuovi, Cancella, Sospendi

All’interno di Meta, diverse posizioni dirigenziali chiave sono ricoperte da figure con legami personali con il governo israeliano. L’Organizzazione per l’Integrità di Meta è gestita da Guy Rosen, un ex ufficiale militare israeliano che ha prestato servizio nell’unità di investigazione cibernetica dell’esercito israeliano, l’Unità 8200. Rosen è stato il fondatore di Onavo, un’azienda di analisi Web e VPN acquisita da Facebook nell’ottobre 2013. (Precedenti resoconti hanno rivelato che, prima di acquisire l’azienda, Facebook utilizzava i dati raccolti da Onavo dai propri utenti VPN per monitorare le prestazioni dei concorrenti, parte del comportamento anticoncorrenziale denunciato dalla Commissione Federale del Commercio durante l’amministrazione Biden nella sua causa contro Meta.)

Secondo i dipendenti, l’Organizzazione per l’Integrità di Rosen lavora in sinergia con l’Organizzazione per le Politiche di Meta. L’Organizzazione per le Politiche stabilisce le regole e l’Organizzazione per l’Integrità le fa rispettare, ma le due si alimentano a vicenda, hanno affermato. “I cambiamenti nelle politiche sono spesso guidati dai dati provenienti dall’Organizzazione per l’Integrità”, ha spiegato un dipendente di Meta. Da quest’anno, Joel Kaplan ha sostituito Nick Clegg alla guida dell’Organizzazione per le Politiche. Kaplan è un ex funzionario dell’amministrazione Bush che in passato ha collaborato con funzionari israeliani nella lotta contro “l’istigazione in Rete”.

Anche Jordana Cutler, Direttrice delle Politiche Pubbliche per Israele e la Diaspora Ebraica di Meta, è intervenuta per indagare sui contenuti pro-Palestina. Cutler è un ex alto funzionario del governo israeliano e consigliere del Primo Ministro Benjamin Netanyahu. Secondo quanto riferito, Cutler avrebbe utilizzato il suo ruolo per segnalare contenuti pro-Palestina. Secondo le comunicazioni interne esaminate da Drop Site, ancora a marzo, Cutler aveva incaricato attivamente i dipendenti dell’azienda di cercare e analizzare contenuti che menzionassero Ghassan Kanafani, un romanziere arabo considerato un pioniere della letteratura palestinese. Immediatamente prima di entrare a far parte di Meta come responsabile politico capo, ha trascorso quasi tre anni come Capo di Gabinetto presso l’Ambasciata israeliana a Washington, D.C. e per quasi cinque anni come vice di uno dei principali consiglieri di Netanyahu, prima di diventare consigliere di Netanyahu per gli Affari della Diaspora.

Secondo le informazioni interne esaminate da Drop Site, Cutler ha continuato a richiedere l’analisi dei contenuti relativi a Kanafani, ai sensi della politica di Meta “Glorificazione, Supporto o Rappresentanza” di individui o organizzazioni “che proclamano una missione violenta o sono coinvolti in atti di violenza per avere una presenza sulle nostre piattaforme”. Kanafani, ucciso in un attentato con autobomba nel 1972 orchestrato dal Mossad, era portavoce del gruppo nazionalista palestinese di sinistra, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP). Il FPLP è stato designato come gruppo terroristico oltre un quarto di secolo dopo la sua uccisione, il che, secondo le linee guida di Meta e gli sforzi di Cutler, serve come base per segnalare i suoi contenuti per la rimozione, gli attacchi e l’eventuale sospensione.

Ambito globale

I documenti trapelati rivelano che le richieste di rimozione da parte di Israele hanno preso di mira in modo schiacciante utenti provenienti da Paesi arabi e a maggioranza musulmana, con i 12 Paesi più colpiti: Egitto (21,1%), Giordania (16,6%), Palestina (15,6%), Algeria (8,2%), Yemen (7,5%), Tunisia (3,3%), Marocco (2,9%), Arabia Saudita (2,7%), Libano (2,6%), Iraq (2,6%), Siria (2%), Turchia (1,5%). In totale, secondo Human Rights Watch, utenti di oltre 60 Paesi hanno segnalato la censura di contenuti relativi alla Palestina, con post rimossi, profili sospesi e visibilità ridotta tramite blocco o limitazione dei contenuti senza che venga comunicato all’utente (shadow banning).

In particolare, solo l’1,3% delle richieste di rimozione di Israele è rivolto a utenti israeliani, il che rende Israele un caso anomalo tra i governi che in genere concentrano i loro sforzi di censura sui propri cittadini. Ad esempio, il 63% delle richieste di rimozione in Malesia riguarda contenuti malesi e il 95% delle richieste in Brasile riguarda contenuti brasiliani. Israele, tuttavia, ha rivolto i suoi sforzi di censura verso l’esterno, concentrandosi sul mettere a tacere le critiche e le narrazioni che mettono in discussione le sue politiche, in particolare nel contesto del conflitto in corso a Gaza e in Cisgiordania.

Nonostante Meta fosse a conoscenza delle aggressive tattiche di censura di Israele da almeno sette anni, secondo gli informatori di Meta, l’azienda non è riuscita a frenare gli abusi. Al contrario, uno di loro ha affermato che l’azienda “ha attivamente fornito al governo israeliano un punto di accesso legale per portare avanti la sua massiccia Campagna di Censura”.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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