Di giochi di guerra… e di uno sciopero contro la guerra
Mentre l’intervento del nostro paese nel caos libico viene gestito dal governo in attesa del “giusto momento”, il grande scacchiere mediorientale continua ad essere attraversato da battaglie, parziali ritiri, nuove offensive e da attentati nel cuore della grandi città, variabile asimmetrica di una guerra che si gioca anche sul piano dei sentimenti collettivi di insicurezza, terrore, dislocamento dei vari fronti.
All’annuncio russo di un ritiro dell’aviazione dal territorio siriano – “ma continueremo a bombardare i terroristi” – fa seguito l’appoggio alla battaglia per la ripresa di Palmira, conquistata solo qualche mese fa da Isis/Daesh, con la consueta distruzione in mondovisione dei “falsi idoli pagani”. Ma la figura più esposta e pericolosa della regione continua a confermarsi il premier turco Erdogan, che dopo aver condotto una vera e propria guerra contro le popolazioni del Bakur (Kurdistan turco) e chiuso giornali moderatamente ostili al suo operato, si gioca la carta del controllo dei flussi migratori come assicurazione di buoni rapporti con l’unione Europea.
Con Alberto Negri (Sole24Ore) abbiamo commentato gli obiettivi dell’agire di Putin e le conseguenze delle mosse di Erdogan per tutta la regione
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Un compagno dal Kurdistan iracheno ci manda un contributo di analisi su come queste ultime mosse (Putin, Arabia Saudita, Iran, Erdogan) vengono percepite dai/le compagn* curdi in lotta per un diverso sviluppo politico della regione
Contro il coinvolgimento italiano nella nuova “avventura” libica, i sindacati di base Cub-SiCobas-Usi-Sgb (nato da una scissione con l’USb) hanno proclamato per venerdì 18 marzo uno sciopero generale di 24 ore contro la guerra, per legare la battaglia salariale e il riconoscimento dei diritti sindacali a una necessaria opposizione dal basso contro le politiche guerrefondaie degli stati dell’Unione Europea. In molte città collettivi studenteschi e centri sociali hanno costruito iniziative di appoggio e prolungamento dello sciopero.
Ne abbiamo parlato con Aldo Milani, segretario dei SiCobas
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