
El Salvador: Sei anni di Bukele con poteri ampliati, stato d’emergenza e detenzione degli oppositori
La deriva autoritaria del presidente di El Salvador.
Bukele celebra il suo sesto anno di mandato e il primo dalla sua controversa rielezione, sostenendosi su un regime d’emergenza che accumula denunce per violazioni dei diritti umani e la persecuzione delle voci critiche.
Questa domenica il presidente di El Salvador, Nayib Bukele, ha compiuto sei anni a capo dell’Esecutivo, nel quadro del primo anniversario della sua rielezione nonostante la proibizione costituzionale. Bukele guida un governo che mantiene l’economia come una sfida irrisolta, e sostiene la propria popolarità mediante uno stato d’emergenza e non avendo dubbi nel silenziare le voci critiche.
Il mandatario, che coltiva un’immagine di leader moderno e di sfida, ricorre anche ai classici meccanismi dell’autoritarismo per blindare il proprio potere di fronte alla minaccia della dissidenza. Questo nuovo anniversario giunge nel momento più alto del suo consolidamento autoritario: solo a maggio, il suo governo ha arrestato almeno15 oppositori, e una dozzina di giornalisti e attivisti hanno abbandonato il paese per timore di rappresaglie.
Lo scorso 19 maggio, Ruth López, avvocata anticorruzione dell’organizzazione Cristosal e una delle voci più critiche del governo, è stata arrestata per una presunta malversazione di fondi pubblici. Finora, non è stata formulata nessuna accusa formale, e continua ad essere detenuta senza che sia rispettato il dovuto processo. Simultaneamente, il governo ha approvato la Legge sugli Agenti Stranieri, strumento che permette al governo di controllare e di restringere l’attività di organizzazioni che mettono in discussione la sua politica di sicurezza e la sua legalità.
Con doppia nazionalità, salvadoregna e statunitense, Bukele è giunto al potere nel 2019 e si è trasformato nel primo presidente del paese a sfidare apertamente la Costituzione cercando ed ottenendo la rielezione. Durante questo secondo periodo, ha promesso di “sanare” l’economia dopo, secondo lui, aver curato il paese dal “cancro” della violenza delle pandillas.
Bukele ha ottenuto la sua rielezione appoggiandosi su uno stato d’emergenza -una misura straordinaria adottata nella sua lotta contro le pandillas- che da anni sostiene, e ha mandato alle stelle la propria popolarità avendo ridotto gli indici di violenza, arrestando circa 87.000 persone. Questo meccanismo è stato segnalato da molteplici organizzazioni per le sistematiche violazioni dei diritti umani, incluse detenzioni arbitrarie. Dalla sua implementazione, l’Assemblea Legislativa -dominata dal partito governativo Nuevas Ideas- ha prorogato lo stato d’emergenza per periodi di 30 giorni in 39 occasioni.
In questo contesto, si sono registrate più di 400 morti di persone sotto la custodia statale e più di 6.000 denunce di violazioni dei diritti umani. Nonostante il suo discorso trionfalistico, i sondaggi indicano che, già alla fine del suo primo mandato, la principale preoccupazione della popolazione ha smesso di essere la sicurezza ed è diventata la situazione economica: durante la sua gestione, El Salvador è rimasto indietro nella crescita economica nella regione e, secondo cifre ufficiali, la povertà generale è passata dal 22,8 al 27,2 per cento delle famiglie.
2 giugno 2025
* Immagine: Prigionieri nel Centro di Confino contro il Terrorismo a Tecoluca, El Salvador. (Ufficio stampa della presidenza di El Salvador attraverso AP, Archivio)
tratto da Kaos en la Red
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