Fumo nero per proteggersi dai cecchini: migliaia di palestinesi assediano ancora il confine
Un altro venerdì di sangue nella Striscia di Gaza, dove esattamente una settimana fa è iniziata la Grande Marcia Del Ritorno, per rivendicare le terre esproriate e colonizzate dallo stato d’ Israele nel 1976. Sarebbero almeno quattro i palestinesi uccisi oggi. Per adesso si parla di circa 260 feriti tra gli oltre diecimila manifestanti che hanno sfidato i cecchini israeliani avvicinandosi al confine.
Da giorni nei pressi delle recinzioni della Striscia venivano ammassati pneumatici. La giornata di lotta è iniziata stamani dando alle fiamme i pneumatici e creando una grande nuvola di fumo nero per oscurare la mira dei cecchini israeliani appostati al confine che il 30 marzo avevano abbattuto 17 palestinesi disarmati che manifestavano nei pressi del confine partecipando all’inizio della Grande Marcia. Ufficio stampa dell’esercito sionista e del governo israeliano supportati dai media hanno denunciato la catastrofe ecologica provocata dalla grande nuvola di fumo nero. Vero fumo negli occhi dell’opinione pubblica. Ma la marcia non si ferma. È stato annunciato che proseguirà fino al 15 maggio, giorno della Nakba, “la Catastrofe”, quella vera, che ricorda il grande esodo della popolazione palestinese nel ‘48 dopo la nascita dello Stato di Israele.
Per il 14 maggio è previsto inoltre il trasferimento dell’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme per sancire da parte americana il suo riconoscimento come capitale di Israele. I palestinesi possono contare solamente sulla propria determinazione e sul proprio coraggio. Lo dimostra il silenzio istituzionale e politico davanti al vergognoso tiro a bersaglio dei militari israeliani. Diecimila palestinesi hanno oggi ancora una volta sfidato i fucili di uno dei più potenti eserciti al mondo, solo con la forza dei propri corpi, decisi a non piegarsi e a non morire senza lottare nella prigione a cielo aperto della Striscia di Gaza.
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