Gaza: regge la tregua ma le distanze sembrano incolmabili
Le fazioni palestinesi vogliono la fine dell’embargo, Israele il disarmo della Striscia. Cominciano ad entrare i primi aiuti a Gaza. Ucciso un giovane di 24 anni vicino Nablus.
Gerusalemme 11 agosto – Il cessate il fuoco di 72 ore cominciato a mezzanotte regge. Funzionari di entrambi le parti, dal Cairo, hanno dichiarato che in queste ore si cercherà di raggiungere un accordo duraturo. Ad oggi, però, le differenze restano incolmabili: la parte palestinese chiede la fine dell’assedio di Gaza, ormai lungo 8 anni, il rilascio dei prigionieri rilasciati con l’accordo Shalit e di nuovo arrestati a giugno, la riapertura del porto e l’aeroporto di Gaza e la creazione di un passaggio sicuro tra le due enclavi dei Territori Occupati, Cisgiordania e Striscia di Gaza.
Ieri il leader dell’ufficio politico di Hamas, Khaled Meshaal, è stato chiaro: la tregua di 72 ore “è una delle vie per assicurare un negoziato di successo e facilitare l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza. Ma – insiste Meshaal – l’obiettivo è garantire l’archiviazione delle richieste palestinesi. Nel caso Israele continui nella sua aggressione, Hamas e le altre fazioni sono pronte a resistere sul terreno e a livello politico”.
Da parte israeliana non c’è affatto l’intenzione di concedere qualcosa ad Hamas e alla popolazione gazawi, un’eventualità che farebbe crollare il consenso del premier Netanyahu, soprattutto dopo i 67 soldati morti (un numero elevatissimo che nemmeno l’operazione contro il Libano nel 2006 fece toccare). Israele insiste sulla demilitarizzazione di Hamas e di tutte le fazioni palestinesi presenti a Gaza. Tanto da non promettere nulla: il ministro della Sicurezza Interna Aharonovitch ha detto oggi che “dopo 72 ore il fuoco riprenderà e si passerà ad un nuovo livello, quello decisivo”.
Diversa la versione del ministo della Scienza Peri che alla stampa ha sottolineato la necessità di coinvolgere i paesi arabi nel negoziato: Peri ha chiesto a Giordania, Arabia Saudita e paesi del Golfo di inviare i propri rappresentanti in Egitto per discutere l’accordo di tregua e in generale la guerra all’Islam radicale nella regione.
Sulla fine dell’assedio insiste anche l’Egitto: “L’assedio dovrebbe essere cancellato in accordo con le responsabilità di Israele in quanto forza occupante”, ha detto il ministro degli Esteri egiziano Shukry, dimenticando volutamente il ruolo che in questo ultimo anno – in particolare in questi 35 giorni di offensiva israeliana – ha giocato l’Egitto, che ha tenuto chiuso il valico di Rafah e ha distrutto oltre 1.300 tunnel sotterranei, unica forma di sopravvivenza dei gazawi sotto embargo.
Un embargo oggi aggravato dal bilancio dell’operazione Margine Protettivo: 1.917 morti (di cui un terzo bambini), quasi 10mila feriti, oltre 520mila sfollati. Mentre la tregua prosegue, cominciano ad entrare gli aiuti nella Striscia. Si muove anche la Turchia: il premier Erdogan ha fatto sapere che Ankara ha cominciato l’evacuazione di quattro feriti gravi gazawi verso la Turchia, dove saranno curati. L’idea, aggiunge il ministro degli Esteri turco Davutoglu, è quello di aprire un corridoio aereo via Israele per il trasporto di feriti da Gaza in Turchia.
Palestinese di 24 anni ucciso a Nablus
Continuano le violenze in Cisgiordania. Dopo la morte di due palestinesi, tra cui un bambino di 11 anni, ieri, la scorsa notte a perdere la vita sotto il fuoco israeliano è stato Zakariya Mousa Dawood Al-Aqra, 24 anni, del villaggio di Qalaban, vicino Nablus.
Il giovane è morto dopo che l’esercito israeliano ha attaccato con granate e proiettili la casa del fratello. Numerosi i feriti, tra cui tre bambini di 15, 7 e 4 anni. I bulldozer israeliani hanno proseguito nel raid distruggendo in parte la casa del fratello di Zakariya Al Aqra. Poi le truppe, una volta entrate in casa, hanno ucciso il giovane, considerato un attivista di Fatah e accusato in passato di aver ferito un soldato. Tre gli arrestati durante l’operazione.
AGGIORNAMENTI:
ore 19.00 – DAL CAIRO I NEGOZIATORI PARLANO DI ACCORDO VICINO
Secondo l’emittente tv israeliana Channel 2, palestinesi e israeliani sarebbero vicini ad una bozza di accordo per un cessate il fuoco duraturo. La bozza includerebbe un parziale allentamento dell’assedio di Gaza e il trasferimento di denaro nella Striscia attraverso l’Autorità Palestinese. L’Egitto starebbe facendo pressioni per avere mille soldati dell’ANP lungo il confine con Gaza.
Il portavoce di Hamas, Ismail Radwan, ha detto che l’attuale cessate il fuoco è l’ultima possibilità e che “tutte le opzioni restano aperte” per le fazioni palestinese se il negoziato del Cairo dovesse fallire.
ore 12.15 – APERTO IL VALICO DI RAFAH PER INGRESSO AIUTI
ore 11.00 – AL VIA NEGOZIATI AL CAIRO. FINITE LE MUNIZIONI PER IRON DOME
Sono cominciati un’ora fa i negoziati in Egitto tra delegazioni palestinese e israeliana, dopo l’arrivo del team da Tel Aviv. I negoziatori palestinesi si dicono ottimisti e sperano “di raggiungere un accordo entro le prossime 72 ore per porre fine all’assedio e riaprire i valichi di frontiera”. La delegazione israeliana ha fatto sapere che lascerà il Cairo stasera per un meeting a Gerusalemme con l’ufficio del primo ministro sull’andamento del negoziato.
Intanto, il giornalista israeliano Ronen Bergman ha scritto in un editoriale sul New York Times che l’esercito di Tel Aviv ha optato per la tregua di 72 ore perché ha terminato le munizioni anti-missile per il sistema Iron Dome.
da nenanews
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