Gaza. Uccisi tre leader di Hamas, oltre 2040 vittime in un mese
Ormai Margine Protettivo è tornata nel vivo, a due giorni dal fallimento del cessate il fuoco mediato dall’Egitto. Razzi verso Israele, bombe contro la stremata popolazione gazawi. Il timore ora è che il conflitto si faccia quasi latente: meno devastante del mese scorso, a bassa intensità ma continuo, impedendo alla Striscia di avviare la ricostruzione e di tornare a vivere una vita “normale”.
Lo scontro si fa sempre più diretto tra Hamas e Israele: dopo aver tentato di far saltare in aria Mohammed Deif, leader del braccio armato del movimento islamico, le Brigate al Qassam, (finendo per uccidere invece la figlioletta e la moglie), Tel Aviv la notte scorsa ha preso di mira tre comandanti di alto livello in bombardamenti a Rafah, nel quartiere di al-Sultan, uccidendoli. Si tratta di Muhammad Abu Shammala, Raed al-Attar e Muhammad Barhoum.
Abu Shammala, 40 anni, era comandante generale delle Brigate al Qassam a sud della Striscia, al-Attar (40 anni) del distretto di Rafah. Entrambi erano nella lista nera israeliana, accusati di aver pianificato il rapimento del soldato Shalit nel 2006. Si sta ancora cercando tra le macerie il corpo di Barhoum. Secondo i servizi segreti israeliani, Abu Shammala è stato coinvolto nell’infiltrazione in territorio israeliano via tunnel dello scorso 17 luglio, quando 13 miliziani sono riusciti a oltrepassare il confine. Agli omicidi mirati dei tre leader Hamas risponde con durezza, promettendo a Israele di far “pagare un prezzo alto per l’assassinio dei comandanti delle Al Qassam”: “I crimini israeliani non distruggeranno la determinazione palestinese – ha detto il portavoce Sami Abu Zuhri – Non renderanno la resistenza debole”.
Nell’attacco contro i tre leader sono stati uccisi anche cinque civili, almeno 40 i feriti: Hasan Hussein Younis, 75 anni, sua moglie Amal Ibrahim Younis, il 17enne Ahmad Nasser Killab, Nathira Killab e Aysha Atiyyeh. Due morti anche al campo profughi di Nuseirat, colpiti mentre guidavano una moto: Jumaa Matar, 27 anni, e Omar Abu Nada, 22. A Beit Lahiya uccisi un bambino di 13 anni e un uomo. Ha ormai superato quota 2.040 morti il bilancio dell’operazione Margine Protettivo, ripresa martedì sera dopo l’ennesimo fallimento al tavolo dei negoziati. A ieri sera erano almeno 22 le vittime dalla fine del cessate il fuoco, 10.200 i feriti in oltre un mese di attacco.
Negoziati a cui ancora qualcuno tenta di aggrapparsi: il segretario di Stato Usa Kerry è ancora in diretto contatto con Turchia e Qatar, paesi considerati sponsor di Hamas, per rinnovare la tregua tra Israele e movimento islamista. Israele aveva rifiutato di avere al tavolo Ankara e Doha proprio per la vicinanza ad Hamas, preferendo ovviamente l’Egitto, acerrimo nemico del movimento palestinese. Ma importa poco a chi ci si rivolge in qualità di mediatore: fino a quando Israele non accetterà nessuna delle condizioni poste dalle fazioni palestinesi, che chiedono l’ovvia fine dell’assedio di Gaza e dei suoi quasi due milioni di abitanti, un accordo non sarà mai raggiunto.
da NenaNews
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