InfoAut
Immagine di copertina per il post

Il racconto pubblico ostaggio della guerra

||||

Mentre la guerra in Ucraina sembra entrare in una fase di relativo stallo, pur con il suo quotidiano feroce sacrificio di sangue, si fa sempre più acuta la sensazione che per un qualche errore possa accadere l’irreparabile. Un allargamento del conflitto ad altri paesi, magari Nato. Un confronto di scala maggiore, per estensione e distruttività. D’altra parte si sa, quando in un luogo si ammassano troppe armi, le armi possono sparare da sole… Ma soprattutto si sa che quando nel racconto prevalente viene costruito uno scenario, le possibilità che quello scenario si materializzi sul terreno crescono in modo esponenziale.

Di Marco Revelli da Volere la Luna

Per questo ciò che avviene nel “mondo dell’informazione” è importante. Carico di responsabilità. E il mondo dell’informazione oggi, almeno quello italiano, è sempre più drammaticamente ostaggio della guerra. La guerra è entrata nella testa degli operatori dei media (di molti di loro, per fortuna non tutti). Ha colonizzato il loro linguaggio. Monopolizzato i loro palinsesti. Occupato il loro stesso immaginario. E semplificato alla velocità della luce la complessità delle situazioni reali, riconducendola all’unico vettore dominante: la “logica delle armi”.

Quella che consumiamo quotidianamente in dosi massicce è un’informazione adrenalinica, spesso urlata, comunque assertiva, in cui abbondano i reportages dal terreno di guerra, le immagini serialmente ripetute dei cumuli di macerie, su cui spesso si sovrappone l’immagine in primo piano dell’inviato in tenuta militare, ad accentuare un senso d’urgenza e di azione in corso che non sembra lasciar spazio a pause di riflessione. Esattamente come nei talk show, dove il coro unanime non sembra, quasi mai, considerare altre alternative che non siano di tipo militare. Altri mezzi di superamento della tragedia in corso che non siano quelli legati all’armamento.

E’ come se l’intero repertorio della diplomazia, che pure in circostanze altrettanto drammatiche ha spesso inventato soluzioni civili, o comunque accettabili rispetto all’alternativa del massacro, fosse andato d’un colpo “fuori corso”. Mentre chi prova ad accennare all’ormai ampia e sofisticata elaborazione da parte delle teorie della non-violenza, non tanto sul versante dei fini quanto su quello dei mezzi, spesso altrettanto se non più efficaci di quelli rozzamente consueti della tecnica militare, è guardato con sorrisi di sufficienza e di compatimento. Penso a Gene Sharp e al suo prezioso manuale The Methods of nonviolent action, sull’ “uso strategico dell’azione non violenta come alternativa pragmatica alla violenza”. Penso all’elaborazione filosofica di un pacifista non certo arreso come Giuliano Pontara, e alle sue amichevoli interlocuzioni col Bobbio de Il problema della guerra e le vie della pace. Penso alle idee di un grande liberal-socialista come Aldo Capitini, l’inventore della marcia Perugia-Assisi nel pieno della guerra fredda, quando lo scontro nucleare sembrava a un passo. Un patrimonio di idee e di tecniche su cui si sono formate generazioni di pacifisti mai rassegnati a subire la prevaricazione degli aggressori e dei preponenti, ma consapevoli dell’elementare verità, ripetuta ancora una volta di recente dal fondatore dell’Arsenale della pace di Torino, Ernesto Olivero, secondo cui “il ricorso alle armi non è mai la soluzione”. E’ lo stesso concetto espresso da Gandhi con l’affermazione “Occhio per occhio e il mondo diventa cieco”. O quando diceva: “Mi oppongo alla violenza perché, quando sembra produrre il bene, è un bene temporaneo; mentre il male che fa è permanente”. O ancora, profetico, che  ciò che si acquista con la spada, con la spada si perde, è indistruttibileFrasi celebrate fino a ieri, buone per kermesse cinematografiche e virtuosi propositi della domenica, ma quasi impronunciabili oggi, sommerse dallo strepito delle armi e confinate nel mondo reietto delle “anime belle”.

E’ in forza di questa travolgente messa al bando del pensiero razionale e ragionevole in nome di un cieco affidamento al fascino della guerra, se oggi quello che ancora ieri sembrava l’impensabile e l’indicibile, ovvero l’ipotesi di un conflitto nucleare, è diventato nella cronaca quotidiana e nell’immaginario collettivo ”opzione possibile” (evocata per primo dall’aggressore Putin ma non respinta, anzi, da Biden): qualcosa di cui si parla quasi en passant, inscritta nell’orizzonte delle alternative in campo, con una sorta di annoiata nonchalance. E intanto non si fa una piega quando si legge che l’Unione europea sta pianificando la produzione e la distribuzione di compresse allo iodio per contrastare (sic) l’effetto delle radiazioni. O quando si apprende dall’intrattenimento mattutino, che in Veneto la gente telefona ai sindaci per prenotarsi nel gigantesco bunker antiatomico della Nato. O ancora, quando si celebra negli editoriali dei giornali mainstream la sciagurata scelta tedesca di riarmarsi con uno stanziamento monstre di 100 miliardi di euro, che azzera d’un colpo il valore civilizzatore della lezione appresa dai tedeschi alla fine della seconda guerra mondiale riportandoci all’età della pietra del nostro continente.

E intanto anche noi, nel nostro piccolo, siamo scivolati, quasi senza accorgercene e senza soluzione di continuità, in un’ “economia di guerra” –  l’espressione è di Draghi – che ribalta di 180 gradi il senso comune precedente, con quella lugubre mozione parlamentare approvata quasi all’unanimità senza uno straccio di dibattito che impegna a riallineare la spesa militare al 2% del Pil (all’incirca 36 miliardi). E ancora oggi ripresa nella sua crudezza dal Presidente del Consiglio, ancora lui!, con l’assunzione esplicita di quell’impegno in una frase che, nella sua contorsione, è tutto un programma: “Io tengo a mente che i fondatori dell’Unione europea, fra cui De Gasperi, avevano come obiettivo la pace nel continente europeo, e proprio per questo abbiamo progettato la comunità europea di difesa e vogliamo creare una difesa europea. Proprio per questo vogliamo adeguarci all’obiettivo del 2%” del Pil, che abbiamo promesso nella Nato”. Un impegno che evidentemente implica, tra i primi atti, l’inversione a “U” sulle politiche ambientali (la riapertura delle centrali a carbone) e il sacrificio esemplare del sostegno alle politiche sanitarie, con i già annunciati tagli alla spesa “per la Salute” a favore del maggiore dotazione di bilancio agli armamenti.

Il mondo ci sta cambiando intorno, si sta ribaltando sul suo asse, senza un frammento di pensiero. Sull’onda della tempesta adrenalinica che imperversa nel “metaverso” – l’involucro virtuale che avvolge l’universo delle nostre vite concrete e lo sovra-determina -: il vero luogo geometrico in cui si sta giocando questa guerra che tragicamente ci va attirando nel suo vortice se non sapremo, mentalmente prima che fisicamente, resistervi.

Una versione più breve dell’articolo è stata pubblicata sul Manifesto del 22 marzo 2022 col titolo Se l’ipotesi del conflitto nucleare diventa discorso corrente

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

guerramediarussiaucraina

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Verso l’assemblea nazionale “Guerra alla guerra” di domenica 27 luglio a Venaus

Ripubblichiamo due contributi radiofonici che hanno il pregio di illustrare le caratteristiche che si propone di avere l’assemblea nazionale “Guerra alla guerra” di domenica 27 luglio alle ore 12.30 a Venaus, durante il Festival Alta Felicità.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Georges Ibrahim Abdallah uscirà di prigione il 25 luglio, dopo 41 anni di reclusione

Abbiamo tradotto questo testo apparso su ContreAttaque in seguito alla notizia della decisione di fare uscire dal carcere Georges Ibrahim Abdallah dopo 41 anni di reclusione ingiusta, simbolo della persecuzione e dell’attacco da parte di Stati Uniti e Israele in primis e, di conseguenza della totale complicità di uno Stato europeo come la Francia, nei confronti di un militante anti-imperialista, rivoluzionario marxista libanese.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: il bilancio degli scontri settari a Sweida sale ad almeno 250 morti. Israele bombarda anche Damasco

Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani il bilancio delle vittime degli scontri settari intorno alla città meridionale a maggioranza drusa di Sweida è di almeno 250 morti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Google ha aiutato Israele a diffondere propaganda di guerra a 45 milioni di europei

Uno studio ha rilevato che, da quando ha colpito l’Iran il 13 giugno, l’Agenzia Pubblicitaria del Governo Israeliano ha speso decine di milioni in annunci pubblicitari solo su YouTube.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Che ci fanno dei soldati israeliani nelle scuole del Chiapas?

Questi giovani (tutti ex soldati) entrano nelle scuole pubbliche locali attraverso una associazione di “volontari” chiamata in inglese “Heroes for life” e più esplicitamente in ebraico “Combattenti senza frontiere” con il fine dichiarato di “dare un’altra immagine al mondo delle IDF”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Obbligazioni di guerra a sostegno di Israele

Un’indagine rivela che sette sottoscrittori di “obbligazioni di guerra” sono stati determinanti nel consentire l’assalto di Israele a Gaza.  Dal 7 ottobre 2023 le banche hanno sottoscritto obbligazioni emesse dal governo israeliano per un valore di 19,4 miliardi di dollari. di BankTrack, PAX e Profundo (*), da La Bottega del Barbieri Un’indagine condotta dal gruppo di ricerca finanziaria olandese Profundo […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Palestina: nasce la Global Sumud Flotilla, “il più grande sforzo civile per rompere l’assedio di Gaza”

Attivistɜ e volontariɜ della Freedom Flotilla Coalition, della Global March to Gaza e del convoglio Sumud si sono uniti per lanciare la Global Sumud Flotilla (GSF) – il più grande sforzo civile via mare dalla nascita dell’assedio illegale imposto dall’occupazione israeliana a Gaza. A giugno, migliaia di volontari sono stati mobilitati via terra, via mare […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

E’ uno sporco lavoro / 1: ma qualcuno deve pur farlo…

Almeno per una volta l’alter ego dell’ispettore Stephan Derrick, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, ha lasciato da parte l’ipocrisia con cui da tempo l’Europa maschera le sue posizioni dichiarando che «Israele sta facendo il lavoro sporco anche per noi». di Sandro Moiso, da Carmilla Una frase che più che dai dialoghi della serie televisiva che […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La ribellione dei ricercatori: 300 membri del CNR rifiutano di collaborare al riarmo

Oltre 300 ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche hanno dichiarato la propria indisponibilità a prestare la propria attività intellettuale a studi finalizzati al settore bellico.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

UK: Palestine Action e legislazione anti terrorismo

23 giugno 2025 – Yvette Cooper, Home Secretary del Regno Unito, dichiara l’intenzione di mettere al bando Palestine Action ai sensi della legislazione antiterrorismo, ponendo quindi l’organizzazione sullo stesso piano di gruppi armati come al-Qaeda.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Robert Ferro – Dove va l’Europa? Crisi e riarmo nel cuore dell’Unione

Dal welfare al warfare, dall’automotive al carroarmato, dall’«Inno alla gioia» di Beethoven alla «Marcia imperiale» di Dart Fener. Nel cambio di tema che fa da sfondo all’Europa, l’imperialismo colpisce ancora. 

Immagine di copertina per il post
Culture

Alta Felicità 2025: tre giorni di lotta, cultura e partecipazione popolare!

Un’occasione in cui la musica, l’approfondimento politico e la convivialità si intrecciano per dare spazio a pratiche di resistenza, solidarietà e immaginare alternative concrete.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

La transizione ecologica va in guerra: il ritorno del falso mito del nucleare 

Domenica 27 luglio alle ore 10 a Venaus in occasione del Festival Alta Felicità terremo un dibattito come progetto Confluenza per approfondire il tema del nucleare e le implicazioni di esso nella complessa fase attuale, fatta di guerra e riarmo. La transizione ecologica si è rivelata  essere una nuova opportunità di profitto per i soliti […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Raffaele Sciortino – L’imperialismo nell’era Trump. Usa, Cina e le catene del caos globale

Che cos’è l’imperialismo oggi, nell’era di Trump? da Kamo Modena Non è una domanda scontata, né una mera speculazione teorica; al contrario, siamo convinti che sia un nodo fondamentale, tanto per chi vuole comprendere il mondo, quanto per chi mira a trasformarlo – partendo, ancora una volta, da dove si è, da dove si è […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

I Costi Planetari dell’Intelligenza Artificiale

“Artificial Intelligence is neither artificial nor intelligent.” – Kate Crawford, Atlas of AI

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Militarizzazione: la Sicilia sempre più al centro degli interessi bellici di Stati Uniti e NATO

La Sicilia sarà il primo luogo al di fuori degli Stati Uniti dove verranno formati i piloti degli F-35.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

“Guerra o Clima?”: Extinction Rebellion sulle colonne e le statue del comune di Torino chiede l’interruzione dei rapporti con Israele

Extinction Rebellion ha vestito le statue all’ingresso del Comune di Torino con dei gilet con i colori della Palestina, arrampicandosi sulle colonne e appendendo uno striscione con scritto: “Torino 2030: Clima o Guerra?”.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Mimmo Porcaro – L’Italia al fronte. Destre globali e conflitto sociale nell’era Trump

La tendenza alla guerra delle società capitalistiche è diventato un fatto innegabile, lo vediamo sempre più concretamente; ed è una dinamica che arriva a toccarci sempre più direttamente.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

In Italia le prove NATO di guerra nucleare, chimica e batteriologica

Escalation bellica planetaria ed i reparti d’élite della NATO si addestrano in Lazio alla guerra nucleare, chimica a batteriologica. A fine giugno si è conclusa l’esercitazione multinazionale “Black Poison 2025”, una complessa attività addestrativa condotta dalla Combined Joint Chemical, Biological, Radiological and Nuclear Defence Task Force (CJ-CBRND-TF) della NATO, dal 1° gennaio di quest’anno sotto […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Smilitarizziamo Sigonella. Contro guerra, riarmo, genocidio

Fermiamo il genocidio del popolo palestinese
Impediamo la terza guerra mondiale ed il riarmo europeo
Smantelliamo le basi Usa-Nato – Smilitarizziamo Sigonella.