Isis a Al Nusra rivendicano l’attentato di Beirut. Obiettivo: colpire Hezbollah
Il bilancio avrebbe anche potuto essere peggiore se le forze di sicurezza libanesi non avessero preso in tempo il terzo attentatore, che di lì a poco si sarebbe fatto esplodere.
Scene di panico, e anche tentativi di linciaggio del terzo attentatore, sono avvenute in seguito all’esplosione.
Bourj-al Barajneh si trova nei quartieri periferici sud di Beirut e fa parte del più grande agglomerato di Dahyeh-Haret Hraik, quartiere-roccaforte di Hezbollah.
L’obiettivo dell’attentato, rivendicato dopo qualche ora da Daesh-ISIS su Twitter, erano i rafida, termine denigratorio usato per definire i musulmani sciiti. Della paternità si è appropriata anche la brigata Abdullah Azzam, ramo libanese di Nusra-Qaeda.
Ricordiamo infatti che i quartieri sud di Beirut sono abitati quasi per la maggior parte dalla comunità sciita e costituiscono una buona fetta del bacino elettorale di Hezbollah.
L‘attentato, avvenuto a 10 mesi di distanza dall’ultimo che scosse proprio i sobborghi sud della capitale, va sicuramente inserito all’interno del più grande contesto che è quello della guerra civile in atto in Siria.
Infatti i gruppi estremisti sunniti, come Daesh e/o Nusra che combattono contro il regime di Assad in Siria, hanno portato avanti rappresaglie in territorio libanese contro Hezbollah, che invece è intervenuta nel conflitto al fianco di Assad-ufficialmente- nella primavera del 2013.
Non c’è da stupirsi che ciò sia avvenuto: non è infatti la prima volta che Hezbollah, e i quartieri a maggioranza sciita, vengano scelti come target dai gruppi salafiti di ispirazione qaedista e/o di ISIS.
L’obiettivo, nemmeno tanto velato, sembra quello di mettere sulla difensiva Hezbollah per il suo coinvolgimento in Siria e, letteralmente, fare vivere il terrore nei suoi quartieri. Oltrechè, naturalmente, gettare benzina sul fuoco nei rapporti tra sciiti e sunniti in Libano per alimentare un conflitto settario.
Nonostante le difficoltà nell’arena nazionale, dove manca un accordo per la nomina di un presidente della Repubblica da più di un anno, Hezbollah rimane la forza politica, ma anche militare, preponderante in Libano.
La sua partecipazione al conflitto siriano ha ulteriormente esacerbato le tensioni con (parte del)la comunità sunnita (28% dei libanesi), che, al contrario del Partito di Dio, sostiene il regime change in Siria e le ragioni dei “ribelli”. Questi ultimi posseggono anche una specie di zona franca, difficile da controllare da parte dello stato libanese e di Hezbollah, nel nord del Libano, dislocata tra Tripoli e Arsal, dove avviene il reclutamento di persone da mandare a combattere in Siria. E che sfruttano le zone montagnose al confine per introdurvisi.
L’attacco avviene a pochi giorni dalla riconquista, da parte del regime siriano, con l’avallo di Hezbollah e delle IRGC iraniane, della parte sud di Aleppo, la seconda città più importante del paese. Quello che potrebbe essere un game-changer nel conflitto, utile a tagliare le vie di rifornimento dei ribelli e di ISIS/Nusra e riprendere il controllo totale della città.
Da ultime news, non ancora verificate, sembra che i due detonati siano di nazionalità palestinese, mentre il terzo sia un siriano.
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