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La difficile tregua palestinese: altri morti a Gaza

L’escalation di  violenze a Gaza arriva proprio a ridosso del presunto riconoscimento davanti alle Nazioni Unite dell’improbabile stato palestinese ad oggi diviso da barriere, insediamenti, check-point e per questo senza alcuna continuità territoriale. Il presunto “terrorismo islamico” arriva al momento giusto per gli interessi israeliani, senza contare inoltre la tanto esaltata “riconciliazione nazionale palestinese” che risulta adesso, con gli attacchi di Gaza, ancora più fallimentare e palesemente a  unico vantaggio degli interessi israeliani.

Le violenze israeliane, così come i razzi palestinesi lanciati dopo il cessate il fuoco tra le due parti, seguono un’incerta tregua tra le autorità israeliane e le fazioni palestinesi. I tentativi di fermare i combattimenti a Gaza arrivano dopo la crisi diplomatica, la prima tra lo stato ebraico e l’Egitto post-Tahrir dalla cacciata di Mubarak, dovuta all’uccisione degli ufficiali egiziani durante il contrattacco aereo israeliano “per proteggere i confini con l’Egitto”, Egitto che ha tentato di fare da paciere mediando per raggiungere questo cessate il fuoco. La tregua, da molte parti auspicabile per la fine delle sofferenze e dei bombardamenti di questi giorni, anche se non dell’assedio e dell’oppressione oramai permanenti nella Striscia, non è stata però accettata da alcune delle fazioni palestinesi. Mentre Hamas ha imposto il cessate il fuoco, con controlli a tappeto e check-point nella Striscia, gruppi della Resistenza palestinese hanno lanciato dei razzi verso il sud dello stato israeliano dopo la tregua colpendo, senza provocare danni, le città di Sderot e di Ashkelon. Gli attacchi sono stati rivendicati da gruppi della resistenza come le Brigate Al-Nasser, braccio dissidente del PRC e le Brigate Abu Ali Mustafa, Braccio Armato del PFLP che hanno dichiarato “Continueremo la Resistenza con tutti i mezzi per combattere i crimini sionisti contro il popolo palestinese, per la liberazione, il diritto al ritorno e l’autodeterminazione”.

Ad oggi nessuna certezza sul prossimo futuro di Gaza. Da una parte il governo israeliano ha in questo momento probabilmente scarsa convenienza ad attaccare nuovamente Gaza. D’altra parte c’è chi, tra i palestinesi, accetta la tregua per dare sollievo alla popolazione di Gaza sotto assedio, ma c’è anche chi non accetta di deporre le armi e continua a combattere. Una tregua, comunque sia, fragile.

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