InfoAut
Immagine di copertina per il post

La lotta delle donne afghane per la libertà e la democrazia non sarà mai un fallimento

||||

Dichiarazione di RAWA sul 20° anniversario dell’occupazione dell’Afghanistan da parte di USA/NATO

Dopo vent’anni di guerra, il massacro di decine e migliaia di innocenti e la consegna dell’Afghanistan ai loro tirapiedi talebani (assicurando loro 85 miliardi di dollari in armi ed equipaggiamento militare), gli Stati Uniti e la NATO hanno parlato di “fallimento strategico” in Afghanistan. Oggi il nostro paese si trova in una situazione ancor più catastrofica rispetto al 2001: è in preda a terrorismo, barbarie, traffici mafiosi di droga, ingerenza di paesi stranieri e a altre miserie devastanti, e sta affrontando il collasso economico, la povertà e l’esodo di massa dei suoi cittadini. Si aggiunge la condizione delle donne, che sotto l’oppressione medievale dei talebani è la cosa più dolorosa. Tuttavia, le coraggiose proteste delle donne a Kabul e in molte altre province nei primi giorni della presa del potere da parte dei talebani e la loro resistenza di fronte ai loro miliziani armati hanno dimostrato che questi ignoranti non saranno mai in grado di imprigionare le donne afghane nelle loro catene tiranniche come hanno fatto durante il loro precedente regime.

Quando gli Stati Uniti e la NATO hanno portato al potere i fanatici jehadisti, all’inizio della loro occupazione dell’Afghanistan, l’8 marzo 2002 l’Associazione Rivoluzionaria delle Donne dell’Afghanistan (RAWA) dichiarò che l’Afghanistan si sarebbe trovato ad affrontare un nuovo periodo disastroso:

“Non si può combattere una banda di fondamentalisti sostenendone un’altra. Nella loro guerra ai talebani e ad al-Qaeda gli Stati Uniti hanno usato i jihadisti dell’“Alleanza del Nord”, fornendo armi e supporto ad alcuni famigerati signori della guerra. Così facendo, gli Stati Uniti stanno di fatto aiutando i peggiori nemici del nostro popolo e continuando la stessa politica tirannica contro il popolo e il destino dell’Afghanistan che le amministrazioni statunitensi hanno adottato negli ultimi due decenni. I talebani e al-Qaeda non possono essere sradicati solo con la forza militare e finanziaria. La guerra ai talebani e ad al-Qaeda non può essere combattuta solo sul fronte militare e finanziario, ma anche sul fronte ideologico. Fino a quando la mentalità dei talebani e di Osama & Co. avranno spazio, assisteremo inevitabilmente all’esplosione della loro barbarie, in Afghanistan e in altre parti del mondo.

RAWA ha sempre e coerentemente affermato che in queste circostanze nessun potere, tranne quello del popolo stesso, porterà avanti una lotta seria contro il fondamentalismo; nella storia non esiste alcun precedente in cui una o più nazioni straniere, esse stesse sostenitrici di elementi fondamentalisti, abbiano garantito la libertà a una nazione tenuta in schiavitù da quegli stessi elementi”.

Gli intellettuali che hanno guardato con grande favore alla presenza statunitense e che hanno a più riprese dichiarato che l’Afghanistan si sarebbe trasformato “in un altro Giappone”, hanno cavalcato la massiccia ondata di propaganda e ci hanno accusate di “negatività” e di essere “un’organizzazione negletta”, “che guarda solo al passato” e così via. Ma quando coloro che hanno biasimato RAWA sono rimasti orfani dopo la partenza delle forze USA e sono dovuti fuggire dall’Afghanistan nella disastrosa e umiliante evacuazione dall’aeroporto di Kabul, hanno improvvisamente iniziato a criticare gli Stati Uniti e le loro politiche.

I funzionari statunitensi si sono detti “sorpresi” dalla caduta di Kabul, ma in verità è andato tutto secondo i loro piani. Gli Stati Uniti, secondo la loro consueta politica, sono rimasti in Afghanistan per vent’anni, giocando al gatto e al topo con i talebani, finanziandoli e rafforzandoli in vista di un loro futuro utilizzo. La liberazione di diversi leader talebani dalla prigione di Guantanamo Bay, la rimozione di alcuni di loro dalla lista nera delle Nazioni Unite, la firma dell’accordo di Doha, l’apertura di un loro ufficio e il trasferimento dei loro leader in Qatar, il rilascio di oltre 5.000 degli assassini più selvaggi dalle prigioni dell’Afghanistan sono stati solo l’inizio per un loro ritorno al potere e per il loro riconoscimento, alzando il loro morale nell’escalation di guerra e uccisioni. Anche se Ashraf Ghani e i membri del suo entourage corrotto non fossero fuggiti in quel modo vergognoso, un triste destino era già segnato per il nostro popolo.

Durante i colloqui di Doha, i media occidentali e i servi del governo corrotto di Ghani, che includeva le figure più sporche e infami, hanno cercato di raccontare che i talebani erano “cambiati”. Fawzia Koofi ha mentito spudoratamente agli afghani, dichiarando che “i talebani hanno una visione diversa delle donne e buoni progetti per loro”. Zalmai Khalilzad [lo statunitense di origini afghane voluto da Mike Pompeo, segretario di stato di Trump, quale “Rappresentante speciale per la riconciliazione in Afghanistan” N.dT.], che ha svolto un ruolo infido nel mantenere e sostenere il fondamentalismo in Afghanistan, è apparso in media come TOLO TV per cercare di indorare la pillola; recentemente ha chiesto persino aiuto a sua moglie, la malvagia Cheryl Benard, che in un articolo sul “National Interest” (24 agosto 2021) ha difeso spudoratamente i talebani per coprire l’amara verità, inventando “fatti” inesistenti e dipingendo questi criminali come “cambiati” e compassionevoli nei confronti del popolo.

Supponiamo che tutti, specialmente le donne afghane, dimentichino la barbarie, gli attacchi suicidi, gli attentati e i massacri avvenuti in meno di due mesi dall’inizio del governo dei talebani; ora però il nostro popolo ha capito quanto siano “cambiati” in virtù dei loro brutali attacchi alle donne, alle libertà individuali, a istruzione, scienza e arte, a media e stampa e ai crimini contro le minoranze etniche. Come previsto, nel loro governo ci sono solo i mullah, i religiosi e gli sceicchi formati nelle fucine di attentatori suicidi pakistani, la maggior parte dei quali sono anche nella lista nera delle Nazioni Unite. Questo è stato oggetto di pesante ironia anche da parte degli stessi afghani sui social media. Com’è possibile, per una forza dipendente da paesi stranieri e nemica di tutte le espressioni di una società moderna e umana, “cambiare” da un giorno all’altro e salvare la nazione?

D’altra parte, gli Stati Uniti e la maggior parte dei governi occidentali e regionali hanno cercato di stabilire relazioni con il regime talebano, chiedendo un “governo inclusivo” come una delle condizioni principali per riconoscere l’Emirato islamico. Alla fine, i talebani saranno i nemici della democrazia e delle donne, e violeranno i diritti umani più elementari.

Per i governi occidentali, salvaguardare i propri interessi strategici è molto più importante del destino di uomini e donne afgani e per questo sono disposti a fare qualsiasi accordo vergognoso con il regime talebano. Temono che l’Afghanistan e le sue enormi ricchezze minerarie restino interamente nelle mani di Pakistan, Cina, Russia, Iran e altri loro rivali, e non ne trarranno beneficio.

Il nostro appello alle persone e alle organizzazioni che amano la libertà e pacifiste degli Stati Uniti e di altri paesi occidentali è di sostenere il popolo dell’Afghanistan in modo che questa terra e le sue sfortunate donne non siano ancora una volta preda delle politiche disumane delle potenze imperialiste.

Negli ultimi due decenni gli Stati Uniti e la NATO hanno utilizzato slogan ingannevoli a favore delle donne afgane per giustificare la loro occupazione, il terrorismo e i crimini in Afghanistan. Un gruppetto di donne asservite è stato usato come simbolo dei successi delle donne; alcune di loro sono state insediate in posizioni di potere. Tuttavia, negli ultimi due decenni, la vita di milioni di donne afghane povere non è cambiata. I tassi di violenza, oppressione e abuso sessuale nei loro confronti hanno raggiunto nuove vette e abbiamo assistito alle peggiori atrocità.

Questi ultimi 20 anni di storia afghana hanno dimostrato che un paese che fa affidamento su una potenza straniera, in particolare gli Stati Uniti, dovrà affrontare il destino catastrofico che noi stiamo subendo. Purtroppo, a dispetto della realtà, diversi intellettuali asserviti hanno dato convintamente man forte all’impero statunitense, dipinto come il salvatore del popolo afghano, e hanno sbandierato i benefici della firma dell’accordo di sicurezza bilaterale. Rangin Dadfar Spanta ha definito spudoratamente chi si opponeva a questo accordo “nemico degli interessi nazionali”; Javed Kohistani l’ha definito “l’acqua della vita per l’Afghanistan”; Daud Muradian ha affermato che “questo accordo ci darà l’opportunità di volare” (cosa che è accaduta, ed è costata la vita a diverse persone che si sono aggrappate agli aerei che stavano decollando!); Daud Sultanzoi ha ridicolizzato il significato dell’indipendenza nel ventunesimo secolo, dicendo: “Dobbiamo avere forti alleati per trovare stabilità politica, economica e militare!” (e oggi è proprio grazie a questa “stabilità” che lui stesso si mette al servizio del sindaco talebano di Kabul!); Malik Sitez ha parlato con convinzione di “sicurezza, ricostruzione e modernizzazione delle infrastrutture dell’Afghanistan da parte degli Stati Uniti” oltre che “buon governo e protezione della democrazia e dei diritti umani” come risultati dell’accordo; Lina Roozbeh si è detta offesa per l’atto coraggioso della senatrice Belquis Roshan (che nella Loya Jirga ha urlato che il patto con gli Stati Uniti era un tradimento della nazione!), che ha definito “sciocco” e fatto solo per “diventare famosa”; la lista di queste dichiarazioni è lunga. Queste persone, se hanno ancora un minimo di coscienza, dovrebbero scusarsi per le loro osservazioni ostentate e americaniste.

Il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan non è dovuto a una “sconfitta militare” in Afghanistan, ma al graduale declino di questa superpotenza e ai suoi gravi problemi interni. I funzionari statunitensi hanno dichiarato che negli ultimi diciotto mesi nessuno dei loro soldati è stato ucciso nella guerra in Afghanistan: di quale “sconfitta” dovremmo parlare? La verità è che, negli ultimi anni, il catastrofico fallimento delle politiche imperialiste statunitensi in Siria, l’incapacità di sconfiggere il COVID-19, il fortissimo movimento di Black lives matter, la mostruosità chiamata Trump e lo scandalo dei suoi sostenitori che occupano il Campidoglio hanno mostrato al mondo il decadimento e l’aggravamento della crisi negli USA. I leader della Casa Bianca sono stati costretti a porre fine alla costosa “guerra più lunga della storia americana” e a concentrarsi maggiormente sulle questioni interne. Naturalmente, gli Stati Uniti non rinunceranno del tutto all’Afghanistan e cercheranno di mantenerlo come epicentro del terrorismo e dell’insicurezza per danneggiare gli interessi dei suoi rivali.

Analizzando l’attuale situazione disastrosa, l’Afghanistan dovrà vedere ancora giorni bui e dolorosi. Gli Stati Uniti e la NATO hanno già posto le basi per il trasferimento di altri gruppi terroristici, come l’ISIS, in Afghanistan e hanno annunciato che i loro attacchi con i droni continueranno (le principali vittime di questi attacchi, come in passato, saranno i civili innocenti). I talebani sono incapaci di soddisfare anche le minime esigenze della società e rafforzeranno la loro amministrazione solo attraverso la repressione dei manifestanti, il controllo dell’abbigliamento delle donne e la lunghezza della barba degli uomini attraverso il Ministero per la Propagazione della Virtù e la Prevenzione del Vizio.

Sebbene i talebani abbiano preso il potere non hanno posto nelle menti e nei cuori della cittadinanza e non saranno in grado di governare se non facendo affidamento sulla violenza e sul fascismo. Una nazione che ha capito che cosa significa acquisire conoscenza ed è diventata consapevole del progresso in tutto il mondo attraverso i media e i social media non può essere imprigionata a lungo nelle catene dell’ignoranza e delle leggi medievali. Data l’atmosfera di profondo odio e le proteste delle donne, che sono le prime vittime di questi criminali, la lotta per la liberazione e le rivolte popolari e una leadership indipendente in diverse parti dell’Afghanistan contro le potenze straniere, il desiderio dei talebani di avere un governo “regolare”non si avvererà mai.

L’abbandono del paese da parte degli occupanti americani e della NATO e la conseguente fuga dei loro scagnozzi, anche se accompagnata dall’ascesa dell’odioso regime talebano, a lungo termine apriranno la strada alla formazione di un movimento per la giustizia che coinvolga persone sinceramente democratiche che combatta il fondamentalismo e l’imperialismo. I traditori Jihadisti, che hanno la stessa mentalità dei talebani, e che sono una delle principali cause delle miserie odierne, sono stati immediatamente ripudiati perché non avevano un reale sostegno da parte della popolazione. Tuttavia, dai loro nascondigli, stanno ancora gridando alla “resistenza nazionale”; la loro vera natura deve essere smascherata in modo che la nostra nazione ferita non venga nuovamente ingannata.

In un momento in cui un’ondata di disperazione ha travolto la nostra nazione, specialmente tra i giovani e gli intellettuali che vogliono fuggire, l’Associazione Rivoluzionaria delle Donne dell’Afghanistan (RAWA) invita tutti gli individui e le forze che vogliono libertà e rivoluzione a unirsi alla lotta e a utilizzare ogni possibilità, anche se rischiosa, per svolgere il proprio ruolo nel risanare le ferite profonde nel corpo e nell’anima della nostra terra e per lottare per mobilitare le masse. Coloro che eludono questa causa vitale con qualsiasi pretesto saranno svergognati dalla storia.

Associazione Rivoluzionaria delle Donne dell’Afghanistan (RAWA)

 7 ottobre 2021

 

Da Osservatorio Afghanistan

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

afghanistanRAWAtalebani

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Israele e Turchia premono sulla Siria del Sud-Ovest e del Nord-Est

In queste giornate di repentini cambiamenti vogliamo fare il punto con Eliana Riva, caporedattrice del giornale di informazione Pagine Esteri, rispetto a due elementi di particolare pressione sul territorio siriano, ossia Israele da un lato e la Turchia dall’altro.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kobane pronta a resistere all’imminente invasione guidata dalla Turchia

Le Forze Democratiche Siriane (SDF), martedì, hanno lanciato un duro monito contro l’imminente invasione di Kobane da parte della Turchia. Sottolineando la storica resistenza della città, le SDF hanno giurato di difenderla insieme al suo popolo, facendo appello alla solidarietà internazionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: la Turchia ammassa le truppe al confine e bombarda Kobane

Siria. La Turchia continua ad ammassare truppe al confine per invadere con le sue milizie jihadiste la città di Kobane, simbolo della lotta anti-Isis e della rivoluzione confederale del nord-est siriano. Da questo martedì 17 dicembre in corso anche bombardamenti di artiglieria sulla città.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: la sfida di una ricostruzione indipendente dagli interessi imperialisti

Abbiamo posto alcune questioni a Yussef Boussoumah, co-fondatore del Partito degli Indigeni della Repubblica insieme a Houria Bouteldja e ora voce importante all’interno del media di informazione indipendente Parole d’Honneur a partire dalla caduta del regime di Bachar Al Assad in Siria.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La fine di Assad e l’inizio del califfato all’ombra di Ankara scompongono il mosaico siriano

La repentina caduta del regime alauita degli Assad riporta alla luce le fratture della Siria postcoloniale, frutto malsano dell’accordo Sykes Picot del 1916 fra Francia e Gran Bretagna, che ha diviso in modo arbitrario i territori che appartenevano all’impero ottomano.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gli USA minacciano la Siria: via le sanzioni solo se Damasco abbandonerà Teheran

Caduta Aleppo, si combatte intorno a Hama. Ieri migliaia di miliziani di Ha’yat Tahrir al Sham (Hts) e di altre formazioni jihadiste appoggiate dalla Turchia hanno ripreso ad avanzare verso la città un tempo roccaforte dell’islamismo sunnita. Incontrano la resistenza delle forze governative che sembrano aver in parte ricompattato i ranghi dopo il crollo ad […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Oltre 800 banche europee investono 371 miliardi di euro in aziende che sostengono gli insediamenti illegali in Cisgiordania

La Coalizione Don’t Buy Into Occupation nomina 58 aziende e 822 istituti finanziari europei complici dell’illegale impresa di insediamenti colonici di Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: jihadisti filo-turchi entrano ad Aleppo. Attacata anche la regione curda di Shehba

In Siria a partire dal 27 novembre, milizie jihadiste legate alla Turchia hanno lanciato un’offensiva dalla regione di Idlib e raggiungendo i quartieri occidentali di Aleppo. Come sottolinea ai nostri microfoni Jacopo Bindi, dell’Accademia della Modernità Democratica, l’Esercito nazionale siriano, responsabile di attacchi nella regione di Shehba, è strettamente legato ad Ankara. Questo gruppo, che […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Una fragile (sanguinosa) tregua

Alle 10 di questa [ieri] mattina è partita la tregua di 60 giorni (rinnovabile) tra Israele e Hezbollah, orchestrata dagli Stati Uniti e in parte dalla Francia. Una tregua fragile e sporca, che riporta la situazione ad un impossibile status quo ex ante, come se di mezzo non ci fossero stati 4000 morti (restringendo la guerra al solo Libano) e 1.200.000 sfollati su un paese di circa 6 milioni di abitanti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Entra ufficialmente in vigore il cessate il fuoco tra Libano e Israele

Riprendiamo l’articolo di InfoPal: Beirut. Il cessate il fuoco israeliano con il Libano è entrato ufficialmente in vigore mercoledì alle 4:00 del mattino (ora locale). Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato martedì sera che il suo governo ha approvato un accordo di cessate il fuoco con Hezbollah in Libano, dopo settimane di colloqui […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

AFGHANISTAN: ATTACCO SUICIDA IN UNA SCUOLA DI KABUL. OLTRE TRENTA MORTI, LA MAGGIOR PARTE STUDENTESSE

Afghanistan. Il bilancio provvisorio è di circa 30 persone uccise e oltre 40 ferite in un attentato suicida, seguito da una sparatoria, in un un centro educativo a ovest di Kabul avvenuto venerdì mattina, 30 settembre 2022. L’esplosione è avvenuta all’interno del centro educativo “Kaj” nel quartiere di Dasht al-Bar-shi, abitato da sciiti e in […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Afghanistan, attori internazionali, crisi umanitaria, Isis K

Abbiamo chiesto a Laura del CISDA (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane), attivo nella promozione di progetti di solidarietà a favore delle donne afghane sin dal 1999, di raccontarci come stanno andando le cose in Afghanistan a ormai tre mesi e mezzo dall’insediamento del governo dei Talebani. Ci ha restituito il quadro di un paese al […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’opera dell’imperialismo e dei suoi scagnozzi (alleati) non è una sorpresa

Il punto di vista di Rawa sulla condizione in Afghanistan. Ottobre 2021. Estratto del dossier pubblicato da Rawa * Per la maggior parte degli opinionisti politici la veloce conquista di Kabul da parte dei talebani è stata una sorpresa perché non si pensava così immediata. Questo è successo perché i militari afghani non hanno fatto nulla […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Note di carattere militare sulla disfatta occidentale in Afghanistan

di Sandro Moiso per Carmilla Il lettore non deve aspettarsi di trovare uno studio generale di «scienza militare» o l’esposizione sistematica di una teoria dell’arte militare. No, il problema di Engels era […] di aiutare il lettore ad orientarsi sul corso delle operazioni e anche di sollevare, di quando in quando, quello che si usa […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Contro il fondamentalismo, la violenza patriarcale e l’oppressione: libertà di movimento per tutte e tutti. Statement sulla situazione in Afghanistan

di E.A.S.T. (Essential Autonomous Struggles Transnational) → English Tanto la guerra in Afghanistan quanto la supposta fine della guerra si giocano sulla vita delle donne. Prima, abbiamo assistito all’ipocrita grido di protesta a favore dei diritti delle donne, a cui è seguita una spietata guerra durata vent’anni che ha colpito in misura maggiore proprio le […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Lettera aperta a Merlo e compagnia” di Bifo

Di Franco Berardi Bifo da comune-info.net   Il coro di raffinati intellettuali ha ripreso a cantare: esportare la democrazia è un nostro diritto, anzi un nostro dovere! Cantano nel coro illustri intellettuali come Francesco Merlo, Ernesto Galli della Loggia, Fiamma Nierenstein e naturalmente Giuliano Ferrara. Colpito da tanta passione democratica sono andato a informarmi, e […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Afghanistan: Ennesima frattura nell’Impero?

L’epilogo dell’occupazione militare “occidentale” dell’Afghanistan scuote il mondo. A distanza di 20 anni dall’11 settembre e dall’invasione promossa e guidata dagli USA, i talebani si riprendono il paese con una breve e vittoriosa marcia giungendo in una Kabul “arresa”. Indignazione e sgomento stanno invadendo la stampa e le televisioni mentre lo spettro di un secondo […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Le radici politico-ideologiche del disastro afghano

La sconfitta statunitense è politica e il giudizio che la riguarda non può astenersi dall’interrogare l’identità ideologica stessa e il ruolo storico degli Stati Uniti. Di Davide Grasso da Micromega Biden si è rivolto al popolo statunitense – che non ama (ammettere) le sue (continue) sconfitte – solleticando sentimenti sottilmente «suprematisti»: siete sicuri, ha chiesto, […]