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Le forze dell’ordine israeliane hanno aiutato l’estrema destra a raggiungere posizioni di potere

L’estrema destra israeliana  ha raggiunto posizioni di potere senza precedenti  grazie a un processo di normalizzazione e legittimazione all’interno del Paese, simile a processi in altre nazioni.

Fonte:English version

Di Eitay Mack – 21 marzo 2023

Immagine di copertina: Soldati israeliani stanno a guardare mentre i coloni lanciano pietre contro i palestinesi durante gli scontri nella città di Huwara, in Cisgiordania, il 13 ottobre 2022.Credito: OREN ZIV – AFP

Nelle ultime settimane i media internazionali hanno seguito intensamente i piani del governo Netanyahu per abolire l’indipendenza e la professionalità delle forze dell’ordine israeliane. Meno noto al di fuori del Paese è il fatto che negli anni precedenti l’estrema destra israeliana sia riuscita ad allargare le proprie fila, grazie anche ai gravi fallimenti delle forze dell’ordine.

Ciò significa che l’estrema destra non solo ha raggiunto posizioni di potere senza precedenti nel Paese, comprese quelle di alti ministri e individui con responsabilità su ingenti bilanci e autorità importanti, a causa della necessità del Primo Ministro Benjamin Netanyahu di formare una coalizione che lo salverà dal procedimento penale a suo carico, ma anche perché questa estrema destra ha subito un processo di normalizzazione e legittimazione all’interno di Israele, simile a processi in altri Paesi.

L’avvento dell’estrema destra nel Paese non è iniziato con le elezioni generali del 1° novembre 2022. È un processo iniziato anni fa. Tra l’altro, nessuna lezione è stata appresa dall’istigazione selvaggia che ha preceduto l’assassinio del Primo Ministro Yitzhak Rabin il 4 novembre 1995, quando le forze dell’ordine trattarono rabbini estremisti e attivisti di estrema destra con i guanti. Durante l’ultimo decennio, ancora una volta, le forze dell’ordine del Paese hanno permesso all’estrema destra di provocare il caos, e sono state indifferenti all’incitamento e agli atti terroristici ebrei-israeliani perpetrati contro i palestinesi su entrambi i lati della Linea Verde. Questa è stata una componente centrale nel processo di normalizzazione dell’estrema destra israeliana.

Il Ministro delle finanze Bezalel Smotrich durante il suo discorso a Parigi.

Il Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, che ha ricevuto il controllo dell’Amministrazione Civile, l’organo di governo di Israele in Cisgiordania, dal Ministero della Difesa, è ora responsabile della vita quotidiana di milioni di palestinesi. In un articolo del dicembre 2015 sulla rivista B’Sheva, rivolgendosi al pubblico nazional-religioso, Smotrich ha scritto dell’incidente mortale perpetrato all’inizio di quell’anno dagli israeliani in un villaggio palestinese, che “l’assassinio di Duma, in tutta la sua gravità, non è terrorismo. Punto. Chi lo chiama terrorismo si sbaglia di grosso, e sta causando danni gravi e ingiustificati ai diritti umani e civili, come fa qualcuno delle Nazioni Unite incaricato dell’ordine “da entrambe le parti” usando il termine “terrorismo”, e quindi, alla fine, danneggiando l’efficacia della nostra lotta contro di esso. Il terrorismo è solo la violenza esercitata da un nemico nel quadro della guerra contro di noi, e solo ciò giustifica l’adozione di misure severe che sono eccezionali in situazioni normali. Tutti gli altri sono crimini gravi, crimini abominevoli, crimini nazionalistici, ma non terrorismo”.

Come esporremo, e secondo la risposta a una richiesta di accesso agli atti in base alla legge sulla libertà di informazione presentata dal Tag Meir Forum, una coalizione di organizzazioni contro il razzismo e contro la violenza, la polizia israeliana e il Ministero della Giustizia sembrano aver accettato la posizione di Smotrich, anche  se non l’hanno mai espresso apertamente.

L’impotenza delle forze dell’ordine ha consentito ai politici di estrema destra di estendere e approfondire i focolai di odio e incitamento in cui sono cresciuti i loro sostenitori e ha creato un’atmosfera pubblica adatta in cui assegnarli ad incarichi di potere dopo le elezioni di novembre. Non è un caso che il Rabbino Dov Lior, che aveva dato la sua benedizione al libro “Torat Hamelekh” (Attacco Veloce), che “incoraggia l’uccisione dei non ebrei”, sia anche la principale figura rabbinica sostenitrice di Otzma Yehudit (Potere Ebraico), partito politico che aderisce a un’ideologia di oppressione e Apartheid. Per questo motivo, il Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir lo ha ringraziato in un discorso dopo la pubblicazione dei primi risultati delle votazioni il giorno delle elezioni, descrivendolo come “il grande mentore della nostra generazione”.

Né è un caso che in passato Smotrich usasse le parole “genio” e “grande studioso” per descrivere il Rabbino Yitzchak Ginsburgh, che sostenne il libro “Baruch Hagever”, lodando Baruch Goldstein, che massacrò 29 fedeli musulmani nella Tomba dei Patriarchi di Hebron nel 1994. Ginsburgh ha anche scritto un libro intitolato “Kumi Ori” (Flessibile), sostenendo il rovesciamento del regime statale in modo che l’Halakha, la legge religiosa ebraica, possa essere istituita. Lior e Ginsburgh sono considerati i mentori spirituali dell’estrema destra israeliana. “Torat Hamelekh” e “Kumi Ori” sono le guide ispiratrici per i terroristi ebrei-israeliani.

Nell’agosto 2013, l’allora Ministro della Difesa Moshe Ya’alon ha dichiarato che il gruppo di estrema destra Tag Mehir (“Cartellino del Prezzo” in ebraico o Reciproca Responsabilità – da non confondere con il Forum antirazzista Tag Meir [senza la “h”]) era un’organizzazione terroristica. Una dichiarazione rilasciata dal suo ufficio affermava che i rappresentanti della polizia israeliana e del servizio di sicurezza dello Shin Bet avevano dichiarato che le azioni estremiste o le cosiddette azioni di Tag Mehir e di altre organizzazioni erano paragonabili agli atti delle moderne organizzazioni terroristiche, in quanto entrambi i tipi di atti sono di ispirazione ideologica e comportano attività clandestine volte a impedire al governo israeliano di attuare decisioni politiche e far rispettare le leggi nei Territori palestinesi.

L’incendio doloso della casa della famiglia Dawabsheh. Credito: Moti Milrod

Nonostante quella dichiarazione, tuttavia, il terrorismo ebraico-israeliano di “Tag Mehir” esiste ancora. I dati mostrano che dal 2009, 66 moschee, chiese e monasteri all’interno dello stesso Israele e in Cisgiordania sono stati incendiati e/o sono stati altrimenti profanati. Oltre al già citato massacro a Duma presso la casa della famiglia Dawabsheh, dove due genitori e il loro bambino sono stati bruciati vivi nel sonno quando la loro casa è stata incendiata, negli ultimi anni altre abitazioni sono state date alle fiamme o prese a sassate (e i loro abitanti palestinesi sono miracolosamente riusciti a fuggire); le case sono state imbrattate con graffiti razzisti; migliaia di ulivi sono stati sradicati o vandalizzati; centinaia di veicoli palestinesi sono stati danneggiati e alcuni incendiati (questo articolo è stato scritto prima dei recenti avvenimenti nel villaggio di Huwara); e pietre sono state lanciate contro veicoli palestinesi come nel caso di Aisha al-Rabi nel 2018, che è stata uccisa, o nell’attacco che ha ferito gravemente Raed Haraz qualche mese fa.

In risposta a una richiesta di accesso agli atti da parte del Forum antirazzista Tag Meir, sono state ricevute due risposte: la polizia israeliana ha dichiarato di non aver mai applicato la dichiarazione contro l’organizzazione estremista Tag Mehir di Ya’alon. Inoltre, il Ministero della Giustizia ha dichiarato in una risposta scritta di non disporre di dati sull’applicazione di tale dichiarazione, e per quanto è noto “alla Procura di Stato, non c’è mai stato un caso (in archivio) riguardante l’appartenenza o l’identificazione con questa organizzazione”.

 La Moschea di Gerusalemme è stata incendiata nell’attacco “Price Tag”.

Il triste fatto che la designazione di Tag Mehir come organizzazione terroristica non sia mai stata applicata ha implicazioni di vasta portata. Per quanto riguarda le misure preventive, non è stato fatto uso dell’autorità, definita dalla legge israeliana, che consente la confisca di beni che servono a scopi di terrorismo, o di frenare preventivamente le azioni dell’organizzazione. Per quanto riguarda l’esecuzione, il Ministero della Giustizia ha confermato in una risposta che nessuna accusa penale è stata mossa contro Tag Mehir. Pertanto, fintanto che gli attivisti di estrema destra non hanno effettivamente agito secondo i loro piani, le forze dell’ordine sono rimaste ferme e non hanno indagato né perseguito loro per semplice appartenenza e attività nell’organizzazione in questione. Infatti, le forze dell’ordine hanno giocato d’azzardo con i palestinesi, le loro vite e le loro proprietà. Ciò è particolarmente grave poiché molti dei presunti criminali sono “recidivi”: hanno iniziato come criminali della “Gioventù delle Colline” (No’ar HaGhev’aot, in ebraico) e in alcuni casi hanno continuato con il terrorismo da adulti.

Per quanto riguarda coloro che sono stati perseguiti in casi correlati, le loro accuse menzionavano motivi razzisti o ostilità nei confronti di una determinata comunità, ai sensi dell’articolo 144 del Codice Penale israeliano. In generale, solo coloro che hanno preso parte diretta all’azione sono stati effettivamente accusati, ma non altri che sono stati coinvolti nella sua pianificazione e organizzazione. Tutto ciò nonostante le clausole presentate nella Legge antiterrorismo del 2016, che si rivolge a potenziali trasgressori appartenenti a circoli più ampi, coloro che forniscono trasporto, alloggio, cibo, vestiti, informazioni, comunicazioni o vari altri mezzi, nonché “formazione o consulenza per scopi terroristici”.

In risposta alla richiesta di accesso agli atti da parte di Tag Meir Forum, il Ministero della Giustizia ha scritto che occorre distinguere tra l’uso del termine “Tag Mehir”, che di solito si riferisce ad atti di odio compiuti da ebrei israeliani contro i palestinesi, e l’omonima organizzazione, che è stata designata come gruppo terroristico nel 2013. Ma questo è solo un tentativo di giustificare la mancata applicazione di tale dichiarazione a causa di una certa unicità strutturale del gruppo in questione, non è convincente e non resiste alla prova della realtà. Tag Mehir non è diverso da tante altre organizzazioni terroristiche dichiarate tali, i cui membri non pagano quote associative e non sono organizzati in sindacati. Tali gruppi terroristici sono riservati e decentralizzati, cosicché i loro membri sono difficili da identificare e le loro attività non sono facili da limitare.

Nonostante il materiale investigativo dello Shin Bet e il fatto che i precedenti di alcuni sospetti mostrassero l’appartenenza a Tag Mehir e il coinvolgimento in possibili violazioni, non sono stati ancora indagati né incriminati per atti di terrorismo. Così, ad esempio, nel novembre 2013 tre residenti dell’avamposto dell’insediamento di Havat Gilad hanno incendiato un camion e un altro veicolo parcheggiato nel cortile di una casa nel villaggio palestinese di Far’ata, mettendo in pericolo i suoi residenti. Le accuse che sono state mosse contro gli autori includevano solo i reati di incendio doloso e associazione a delinquere per commettere un crimine razzista, ma non per essere membri dell’organizzazione terroristica Tag Mehir, anche se varie indagini, anche da parte dello Shin Bet, hanno reso inequivocabilmente chiaro che dietro questo gesto c’era il gruppo. Non accontentandosi della descrizione dei “motivi razzisti” alla base dell’attentato, lo Shin Bet ha mosso gravi accuse “contro coloro che hanno commesso segretamente un attacco” e ha spiegato che “questa vicenda illustra l’orribile potenziale dell’attività di un piccolo gruppo di attivisti di estrema destra che ricorrono a metodi violenti anche a prezzo di violare le decisioni del governo e terrorizzare la popolazione palestinese, danneggiando gravemente l’immagine dello Stato di Israele a livello internazionale”.

Amiram Ben-Uliel alla Corte Suprema di Gerusalemme. Credito: Emil Salman

Pertanto, gli assassini del ragazzo palestinese di 16 anni Mohammed Abu Khdeir nel 2014 a Gerusalemme non sono stati perseguiti per essere membri dell’organizzazione estremista Tag Mehir, sebbene il verdetto del tribunale abbia stabilito che avevano agito “per terrorizzare gli arabi come esponenti di Tag Mehir”. Nel caso della famiglia Dawabsheh, per il loro assassino Amiram Ben-Uliel non è stato giudicato colpevole di reato di terrorismo (è stato condannato per tre capi d’accusa per omicidio e due per tentato omicidio) né per appartenenza all’organizzazione Tag Mehir, della quale faceva parte. Invece, le accuse includevano l’appartenenza a un’organizzazione terroristica chiamata Hamered (“Ribellione”), ma il tribunale ha stabilito che tale gruppo non esisteva. Tuttavia, l’accusa citava atti tra cui “l’incendio di proprietà appartenenti a musulmani e cristiani, in particolare edifici rituali e veicoli, e l’imbrattatura con graffiti provocatori” e alludeva al fatto che “Ben-Uliel ha preso parte ad azioni di Tag Mehir in passato”, e che “ha scelto di commettere un attacco terroristico in un villaggio palestinese come vendetta per l’omicidio di un ebreo in un vicino incrocio. Ha scelto una casa all’interno del villaggio perché desiderava seminare paura e intimidire gli abitanti del villaggio arabo”.

Al momento sono in corso procedimenti legali contro un minorenne accusato di aver lanciato un sasso contro il veicolo guidato da Aisha al-Rabi, provocandone la morte. Anche lui non è stato perseguito a causa della sua appartenenza a Tag Mehir; la sua accusa ha rilevato solo un possibile movente razzista. Il Rabbino Lior ha invitato il pubblico a donare per coprire le spese legali del sospettato.

Apparentemente, il fatto che i funzionari delle forze dell’ordine abbiano evitato di definire le organizzazioni come gruppi terroristici deriva da considerazioni politiche e pratiche. Pratiche perché spesso una parte significativa del materiale probatorio raccolto in questi casi si basa su fonti investigative. Inoltre, a causa della disfunzione cronica della polizia, i pubblici ministeri e le forze dell’ordine hanno spesso difficoltà a gestire i casi giudiziari. Evitando di perseguire persone che potrebbero essere membri di Tag Mehir e/o essere coinvolte in atti di terrorismo, i pubblici ministeri e la polizia hanno un maggiore margine di manovra quando si tratta di accettare patteggiamenti. In termini politici, ciò ha consentito alle forze dell’ordine di evitare di condannare gli ebrei israeliani per l’appartenenza a organizzazioni terroristiche e quindi di far arrabbiare sia la destra che l’estrema destra.

Non solo i terroristi ebrei israeliani e i membri delle comunità in cui vivono hanno interiorizzato questi messaggi, ma anche i giovani israeliani, inclusi i soldati, che hanno prestato servizio e/o tuttora prestano servizio nei Territori Occupati e hanno votato in massa alle ultime elezioni per i partiti di estrema destra.

L’avvocato Eitay Mack aiuta le vittime del terrorismo ebraico-israeliano, insieme a Tag Meir Forum.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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