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Le tecniche di controllo dell’Fbi contro Occupy

L’agenzia, istituita nel primo decennio del Novecento da parte del governo degli Stati Uniti proprio per scalfire la potenza che il movimento operaio andava assumendo, avrebbe -attraverso mistificazioni, pressioni personali, agenti infiltrati, minacce e arresti mirati ai militanti più attivi e forme di coordinamento con istituti finanziari e bancari- cercato in ogni modo di mettere il bastone tra le ruote ad Occupy considerato seria minaccia per la stabilità sociale degli USA.

Non stupisce affatto la notizia proprio perchè nella memoria storica dei movimenti statunitensi è sempre stato molto chiaro il ruolo che ha giocato e gioca tutt’ora questo apparato. Le mistificazioni che vanno dal definire il movimento Occupy come “anarchico” o addirittura lo vorrebbero ricondurre alla “Nazione Ariana” sono film già visti, lì dove nei primi anni del novecento tutto il movimento operaio nella propaganda dominante veniva bollato come anarchico, senza colorare le profonde differenze che in realtà intercorrevano tra i diversi soggetti in lotta, ma soprattutto riuscendo a costruire una categoria di capro espiatorio, di male di tutti i mali per alimentare una paura diffusa e egemone di chi praticava forme di lotta contro i padroni. Da allora fino al “terrore rosso” bolscevico la categoria dell’ “anarchico bombarolo” fu un mezzo di propaganda anti-operaia e anche anti-sindacale dentro la società statunitense.

Stupisce ancora meno e certo non va letto in chiave complottista ma nella linearità delle strutture di potere che l’FBI avesse vertici con agenzie di rating, istituti finanziari e banche. Anche questa strategia rietra nella migliore tradizione statunitense. Ai grandi industriali, ai padroni di fabbriche e esercizi di commercio semplicemente sono andati a sostituirsi i nuovi poli centrali del capitalismo moderno e finanziario.

Certamente però questa notizia apre una questione fondamentale per chi ha costruito in questi mesi e in questi anni agitazione politica dentro la società americana e cioè come provare a contrastare questi dispositivi? Quali pratiche e forme di organizzazione contrapporre? Di certo non saranno opzioni paranoiche o semplicistiche le soluzioni, ma sicuramente qualsiasi movimento verrà in quel contesto dovrà interrogarsi anche su questo livello.

Dall’altro lato sicuramente il meccanismo consolidato che l’FBI ha messo in campo vede comunque delle consistenti scalfiture in un’epoca in cui i socialismi reali sono ormai passati e il pericolo orientale spaventa meno della crisi, la difficoltà ad imbastire un discorso sul “nemico esterno” è tanta e soprattutto tramonta definitivamente la retorica del sogno americano e del “self made man” che non ha ragione di esistere dentro una società sempre più povera e senza ascensori sociali con nuove norme di rigore alle porte. Insomma molto è cambiato del contesto materiale in cui si muovono i movimenti odierni negli States, e presto probabilmente rivedremo Occupy nelle piazze. Rimane da capire se il movimento sarà più maturo e capace di giocare una sfida maggiore senza rischiare di farsi ingabbiare in logiche elettorali o nelle strategie repressive dell’FBI.

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