Le YPG/SDF conquistano la diga di Tishrin, continua la disarticolazione del Daesh
A quasi un anno di distanza dalla gloriosa liberazione di Kobane un altro importante passo avanti è stato compiuto oggi dalle YPG del Rojava, ormai partecipi assieme ad altre milizie rappresentative dei popoli siriani al progetto delle Forze Siriane Democratiche (SDF).
Nelle prime ore della mattinata i partigiani di Kobane hanno isolato l’arteria stradale che portava alla diga di Tishrin, al confine tra le province di Raqqa ed Aleppo, per poi prendere il controllo dell’infrastruttura dopo brevi ed intensi combattimenti.
La conformazione del campo di battaglia ha dato un ulteriore vantaggio ai curdi ed ai loro alleati. Danneggiare o far saltare in aria la diga per i fanatici del Daesh avrebbe comportato l’inondazione della piana di Raqqa, che la grande opera idraulica rifornisce di acqua ed energia. Nel corso dell’operazione sono stati messi in sicurezza anche una serie di villaggi della zona, e catturati vivi 13 miliziani di Al-Baghdadi.
Le implicazioni della vittoria di oggi sono notevoli: da una parte continua la pressione su un Daesh sempre più alle corde, che rischia ad est di essere espulso dalle sua roccaforti di Shadadi (importante centro di addestramento e mercato di schiavi, sotto assedio delle SDF) e di Ramadi in Iraq. E ad ovest di perdere il controllo dell’autostrada M15, ultima arteria rimasta a collegare i possedimenti del sedicente califfato ai suoi padrini di Ankara – a loro volta impantanati in una lotta senza quartiere contro la resistenza delle città curde del sud-est.
L’aggiramento, o l’aperta violazione della “zona cuscinetto” imposta da Erdogan ad ovest di Kobane da parte delle SDF dà la cifra da un lato del differente rapporto di forza venutosi a creare con l’intervento diretto della Russia nel conflitto siriano (la quale ieri ha ulteriormente punito il fronte islamista eliminando il leader dell’Esercito dell’Islam Zahar Alloush – comandante anti-Assad considerato vicino all’Arabia Saudita). Con cui il leader dell’HDP Selahattin Demirtas sta giocando un’abile mediazione volta a risparmiare le sanzioni putiniane a cittadini ed attività commerciali turche per concentrarle sulla dirigenza. Una nuova fase in cui il consolidamento dell’opzione del confederalismo democratico può avere tutte le carte in regola per egemonizzare le opposizioni al regime siriano e sedersi al tavolo dei negoziati, una volta posto fine all’esistenza del mostro settario del Daesh.
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