LIBANO. “Il Paese vicino ad una esplosione sociale su larga scala”
A lanciare l’allarme è stato ieri il premier Diab che ha chiesto alla comunità internazionale di “salvare i libanesi dalla morte e impedire la scomparsa del Libano”
Roma, 7 luglio 2021, Nena News – Il Libano è a pochi giorni da una rivolta sociale su larga scala. A dirlo è stato ieri il premier libanese Hassan Diab durante un incontro con alcuni diplomatici a Beirut. Il primo ministro ha chiesto pertanto alla comunità internazionale di “aiutare a salvare i libanesi dalla morta così da impedire la scomparsa del Libano”.
L’allarme di Diab non sorprende: da ottobre 2019 la lira libanese ha perso il 90% del suo valore e, secondo quanto ha riferito la Banca Mondiale, la recessione che vive il “Paese dei Cedri” potrebbe essere la peggiore al mondo dagli anni ’50 dell’Ottocento. Il Pil è crollato dai 55 miliardi del 2018 ai 33 del 2020 causando così un aumento dell’inflazione che si teme possa essere ancora peggiore quest’anno. Alla crisi finanziaria, si aggiunge poi quella politica. Il Libano non ha un governo da agosto, da quando cioè una esplosione al porto di Beirut ha distrutto parti della città e ha ucciso oltre 200 persone. Diab, allora, rassegnò le dimissioni, ma tuttavia resta a svolgere le funzioni di premier a interim dato che quello designato, Saad Hariri, continua a non riuscire a formare un esecutivo viste le profonde divisioni interne. Uno stallo inaccettabile considerato il dramma umano vissuto da centinaia di migliaia di libanesi a causa della grave situazione economica.
Una crisi finanziaria e sociale che si protrae da tempo: già nell’aprile del 2018 una conferenza di donatori internazionale aveva stabilito per il Libano un prestito di 11 miliardi di dollari in cambio di “riforme economiche” che tuttavia non sono state ancora implementate. Beirut vorrebbe avere anche un ulteriore prestito di 10 miliardi dal Fondo Monetario Internazionale, ma per ottenerlo è necessaria prima la formazione di un nuovo governo. Proprio su quest’ultimo punto è tornato a parlare ieri Diab: “Collegare l’assistenza del Paese alla formazione di un nuovo governo è diventato una minaccia per la vita dei libanesi e dell’entità libanese”.
Dell’impasse politico, però, si è occupato lo scorso mese anche Josep Borrell (capo degli Esteri per l’Unione Europea) che ha minacciato di sanzionare i leader libanesi che ostacolano la formazione di un governo e quindi l’implementazione delle riforme. Parole che per ora sono rimaste lettera morta.
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