Messico: cresce la mobilitazione per i 57 studenti scomparsi nel Guerrero
Ieri, 30 settembre, un corteo di oltre 50mila studenti ha invaso la capitale, Città del Messico, contro il piano di privatizzazione della pubblica istruzione e la riforma degli Istituti Politecnici, oltre che per chiedere verità e giustizia per i fatti di Iguala: al grido di “non siamo cani, siamo studenti!” hanno marciato in migliaia fino alla sede della Segreteria del Governo, trovandola blindata da un imponente schieramento di forze dell’ordine.
Il Guerrero è uno Stato del Messico nella zona sud-occidentale del paese. E’ un paese che vede, oltre che una grossa fetta di popolazione indigena, la presenza di molte lotte e movimenti sociali attivi sul territorio: negli ultimi mesi il Guerrero è diventato noto per la formazione di gruppi di autodifesa popolare che si difendono dalla presenza e dagli attacchi di gruppi paramilitari manovrati e foraggiati dai partiti al governo. Gli studenti della scuola normale rurale Raùl Isidro Burgo di Ayotzinapan (chiamati anche “normalistas”) erano in mobilitazione in questi giorni contro i nuovi regolamenti e piani di studio fatti approvare in tutta fretta durante l’estate. Nella notte tra venerdì e sabato pare che un gruppo di poliziotti abbia aperto il fuoco a più riprese contro degli autobus che erano stati occupati dagli studenti, uccidendone tre e ferendo almeno altre 20 persone, tra cui anche un professore ed un dirigente sindacale. Oltre ai tre giovanissimi studenti uccisi, i proiettili della polizia hanno colpito a morte anche l’autista di un altro autobus, un giovane giocatore quindicenne su un bus di una squadra di calcio locale e una donna che viaggiava su un taxi che transitava nel luogo dell’aggressione. Molto probabilmente, i poliziotti avevano scambiato il bus dei giovani atleti per altri studenti in protesta. A sparare, come ammette anche il quotidiano la Jornada, c’erano anche paramilitari non identificati insieme alla polizia.
Poi, durante la giornata di sabato, viene alla luce la notizia che a seguito delle giornate di tensione tra polizia e studenti sono scomparsi 58 studenti “normalistas” che partecipavano alle proteste. Tra la domenica ed il lunedì, il governo del Guerrero ha pubblicato la lista dei ragazzi scomparsi e lanciato un appello pubblico per ritrovarli, attivando tutte le forze militari nella ricerca. Intanto, come annunciano i quotidiani, è stata smentita la notizia del ritrovamento di 13 degli studenti scomparsi. In realtà, era chiaro fin da subito che dietro gli attacchi armati agli studenti e ai “desaparecidos” ci fosse la mano dei poteri statali per tenere sotto controllo la protesta studentesca, e pare ci siano testimoni che dicono di aver visto alcuni degli studenti scomparsi salire su alcuni mezzi delle forze dell’ordine. Ancora una volta, la mano del governatore del Guerrero del PRD (Partito Rivoluzionario Democratico) si tinge di sangue: Angèl Aguirre Rivero fu implicato anche in altri massacri, come quello di El Charco del 1998, fu ritenuto responsabile dell’uccisione di altri due “normalistas” nel 2011 e si è fatto notare ultimamente per aver fatto incarcerare ingiustamente diversi esponenti dei gruppi di autodefensa comunitaria locali. Con l’arresto di 22 agenti della polizia municipale che hanno partecipato alla selvaggia aggressione, le amministrazioni comunali e statali cercano di ripulirsi ed assolvere se stesse dalla colpa per il massacro: ma è impossibile nascondere la responsabilità dei poteri forti, come impossibile è celare lo stretto legame esistente tra i politici del PRD e la criminalità organizzata, come il sindaco di Iguala, José Luis Abarca, legato presumibilmente al gruppo criminale denominato Warriors Uniti.
Fa strano e provoca non poca rabbia, pensare che queste vicende siano accadute proprio a ridosso delle mobilitazioni e dei cortei che si terranno in tutto il paese il 2 ottobre prossimo, data molto significativa per i messicani, in cui ricorre il 46° anniversario del massacro di Piazza delle Culture a Tlatelolco, dove, durante una imponente manifestazione in solidarietà alla sollevazione del ’68, centinaia di persone furono uccise in piazza dai proiettili della polizia (almeno 300 i morti, non più di 50 per le fonti governative).
Dopo la grande manifestazione a Città del Messico di lunedì, questa data sarà un’altra occasione importante per scendere in piazza in tutto il Messico per reclamare verità e giustizia per i fatti di Iguala.
#TodosSomosPolitecnico
#NormalistasDeAyotzinapa
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