Messico: Migliaia di zapatisti si mobilitano contro le guerre, cancellando il “mito” della loro “inesistenza”
San Cristóbal de las Casas | Chiapas. Un piccolo bambino zapatista distribuisce volantini e fogli informativi nelle strade di San Cristóbal de las Casas con i quali si chiede uno stop a tutte le guerre.
Un’altra donna di San Andrés Larráinzar, con suo figlio in braccio, fa lo stesso con gli automobilisti, che abbassano il vetro e ricevono con sorpresa e amabilmente i fogli con cui si avverte che “è urgente che alziamo la voce e ci mobilitiamo”. Uno zapatista anziano ripete la scena nel parco centrale, nel quale turisti e la popolazione del municipio riprendono con i propri cellulari l’affollata marcia delle basi d’appoggio zapatiste proveniente da Los Altos de Chiapas.
Gloria Muñoz Ramírez
Sono scesi dal caracol di Oventik su camion pieni di uomini, donne, bambini e bambine incappucciate. Minimo tre generazioni di zapatisti si sono riuniti questa mattina al Museo della Medicina Maya, per trasferirsi nel centro della città schierati nelle loro già tradizionali quattro colonne, in perfetto ordine. Giovani e donne sono la maggioranza e alzano la voce cantando, leggono durante il tragitto il comunicato con cui si posizionano di fronte alle guerre che percorrono il mondo, specialmente quella che ha l’Ucraina come scenario. Chiedono la sopravvivenza dei popoli dell’Ucraina e della Russia, differenziandoli dai loro governanti.
“Né Putin né Zelensky”, dicono alcuni cartelli che si fanno vedere in un fiume infinito che gira per la città. In questa occasione i commerci non chiudono, come lo facevano in altre mobilitazioni zapatiste. Questa volta i dipendenti sono usciti dai negozi per ricevere i volantini e fare fotografie. Le basi d’appoggio hanno cambiato il tragitto e hanno attraversato il mercato di Santo Domingo e hanno camminato in mezzo alla folla che fa le proprie spese di domenica.
Gli zapatisti hanno deciso di iniziare il proprio percorso giusto dal lato della colonia Primero de Enero, dove è percepibile la distruzione del tessuto sociale a causa del crimine organizzato, dei partiti politici, delle chiese e della delinquenza comune. Lì hanno incominciato a distribuire i loro fogli informativi e a gridare le loro parole d’ordine. Non è stato poco.
L’EZLN mostra i muscoli. E lo fa in un’atmosfera polarizzata nella quale si denigra qualsiasi critica del potere. Si sono presentati simultaneamente a migliaia in questa città e nei capoluoghi municipali di Ocosingo, Palenque, Altamirano e Las Margaritas. La forza della loro presenza smentisce la propaganda ufficiale che diffonde che sono divisi, che sono inesistenti, che sono cinque e non contano più. Loro hanno marciato di buon animo, hanno camminato con i loro cartelli e i loro striscioni facendo appello a risvegliare il popolo del Messico e del mondo, come 28, 20, 15, 10, 5 anni fa, come lo hanno sempre fatto.
Questa mobilitazione è la loro prima apparizione pubblica dopo la “Traversata per la Vita” che ha portato centinaia di zapatisti a percorrere le lotte dal basso in una decina di paesi dell’Europa. Per la giornata di oggi hanno chiamato i loro vecchi e nuovi conoscenti a manifestare contro le guerre capitaliste, dato che “non è solo Ucraina. Anche Palestina, Kurdistan, Siria, il popolo Mapuche, i popoli originari in tutto il pianeta, e tanti e tanti processi libertari che sono aggrediti, perseguitati, assassinati, silenziati, travisati”.
“Non ci sarà paesaggio dopo la battaglia”, si legge in un’enorme striscione che allude al recente comunicato nel quale hanno spiegato che “diversi governi si sono allineati ad una o all’altra fazione, facendolo per calcoli economici. In loro non c’è nessuna valutazione umanista”.
Una giovane zapatista legge la posizione dentro il veicolo che guida la mobilitazione: “Noialtri, noialtre, le zapatiste, che diciamo che il tuo dolore è il nostro dolore, facciamo un appello affinché noialtre come donne organizziamo i nostri popoli, affinché chiunque si organizzi nella propria geografia e con il proprio calendario per fermare le guerre ingiuste perché le più colpite siamo noialtre, che siamo donne e siamo madri”. Dietro camminano migliaia di loro, la maggioranza non era nata quel primo gennaio del 1994 e oggi sono i quadri che mantengono vivo lo zapatismo, costruendo la loro propria agenda.
Foto: Luis Enrique Aguilar
13 marzo 2022
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