
Morto Ariel Sharon, il criminale che molti chiamano “eroe”
Sharon, nato il 26 gennaio 1928 vicino a Tel-Aviv da una famiglia ebraica di origine centro europea, all’età di 17 anni era già arruolato tra le file dell’organizzazione armata Haganah presente in Palestina durante il mandato Britannico.
Nel 1948, quando si dichiarò la “fondazione” dello stato ebraico di Israele sulla terra di Palestina, le forze armate di difesa israeliane subentrarono ad esse. Sharon si arruolò immediatamente e vi rimase per diversi decenni, arrivando a rivestire il grado di Generale.
Partecipò attivamente a tutte le guerre arabo-israeliane dal ’48, assumendo un ruolo da leader durante la guerra del Kippur.
Nel 1982, con l’occupazione israeliana del Libano in corso, Sharon era Ministro della Difesa e Israele aveva stretto un’alleanza con la Militia Cristiana libanese. Tra il 16 e il 18 settembre di quell’anno si consumò la strage di Sabra e Chatila, una delle stragi più sanguinose che la storia recente può ricordare. In quell’occasione Sharon diede ordine all’esercito di lasciare “mano libera” alle milizie cristiane e favorì il massacrò di 3000 palestinesi facendo illuminare i campi profughi dal proprio esercito con il lancio di razzi luminosi nel cielo mentre i falangisti massacravano, torturavano e stupravano del tutto indisturbati.
Questo episodio non interruppe la carriera di Sharon e nel 2000 decise di entrare in campagna elettorale. In quell’anno lo ricordiamo, protetto da un potente apparato militare, “passeggiare” ad Haram al-Sharif, la spianata delle Moschee. La popolazione palestinese, già oltre il livello di sopportazione, insorse ed ebbe inizio la seconda Intifada.
Nel 2001 divenne primo ministro col partito della destra nazionalista di cui fu co-fondatore, il Likud. Fu riconfermato nel 2003 e tra le sue varie dichiarazioni ricordiamo quella in cui dichiarò che il popolo palestinese sarebbe stato piegato solo se Israele gli avrebbe inflitto il più alto numero di vittime possibile.
Questo fu ciò che fece e al quarto anno di mandato, con Arafat defunto, l’occupazione di altre terre Palestinesi e la riduzione in carta straccia degli accordi di Oslo, provò allora a costruirsi una nuova immagine, quella dell’uomo della pace, che portò Israele nel 2005 a ritirare l’esercito dalla Striscia di Gaza.
Dai media occidentali questo fatto fu propagandato come un grande passo avanti nella direzione di una risoluzione pacifica della guerra in corso ed oggi è ciò che permette ai media nostrani di venderci l’immagine di un uomo che da falco e soldato vittorioso, un giorno decise di “sposare” la pace.
La situazione attuale della Strisca di Gaza e di tutti i territori occupati ci permette oggi di leggere ciò che avvenne in un’ottica decisamente più veritiera: Israele non aveva più bisogno di occupare territorialmente un territorio e una popolazione distrutte, infatti a “lavoro concluso” sarebbe bastato controllarlo ed intervenire laddove necessario.
Questa è infatti la storia recente della Palestina, con la Striscia di Gaza ridotta ad una prigione a cielo aperto e un popolo a cui non viene permesso di vivere in maniera dignitosa.
Questa è anche la storia di Ariel Sharon che gli israeliani oggi a lutto ricordano come un “eroe” della patria mentre per i palestinesi resta cio che è stato, un criminale con le mani sporche del loro sangue.
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