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Roma, 10.000 in corteo per la Palestina

Una mani­fe­sta­zione nazio­nale, indetta dal Coor­di­na­mento delle comu­nità pale­sti­nesi in Ita­lia, a cui hanno par­te­ci­pato par­titi, associa­zioni e movi­menti che dif­fi­cil­mente incrociano le pro­prie pra­ti­che su un ter­reno comune: dall’Altra Europa per Tsi­pras, ai Carc, dai Comu­ni­sti ita­liani all’Usb, ai Cobas, ai cen­tri sociali. Tutti hanno rispo­sto all’invito per chie­dere «Terra, pace, giu­sti­zia, libertà per il popolo pale­sti­nese», senza nes­suno sconto alla cruda realtà delle cose: l’occupazione israe­liana, che dura dal 1948, e il diritto del popolo pale­sti­nese alla pro­pria auto­de­ter­mi­na­zione. Deter­mi­nante l’apporto dei Gio­vani pale­sti­nesi in Ita­lia.
Il Fronte Pale­stina ha però scelto di par­te­ci­pare con una pro­pria piat­ta­forma: «Tra gli obiet­tivi della piat­ta­forma — hanno scritto rife­ren­dosi al testo di con­vo­ca­zione — si fa accenno al diritto dei pale­sti­nesi alla Resi­stenza, e viene dif­fi­cile capire come que­sto obiettivo si con­cili con la col­la­bo­ra­zione in Cisgior­da­nia tra l’Autorità nazio­nale pale­sti­nese e i sio­ni­sti e i loro accordi sulla sicu­rezza (di Israele) frutto, il tutto, del fami­ge­rato accordo di Oslo e di quelli suc­ces­sivi». Con il loro spez­zone «Pale­stina: una, mul­tiet­nica, indi­vi­si­bile e anti­sio­ni­sta» hanno tenuto il cen­tro del cor­teo, insieme a molte realtà gio­va­nili e dei cen­tri sociali, con­no­tando il pro­prio inter­na­zio­na­li­smo tra l’asse del Nove­cento e quello odierno.
«Il segnale che viene da que­sta mani­fe­sta­zione, per la prima volta uni­ta­ria — dice Bas­sam Saleh, è che sono i pale­sti­nesi a dover deci­dere il pro­prio futuro, le nostre discus­sioni con­tano fino a un certo punto». Un orien­ta­mento con­di­viso, con accenti diversi, dal Segre­ta­rio nazio­nale di Rifon­da­zione comu­ni­sta, Paolo Fer­rero, da You­sef Sal­man, della Mez­za­luna rossa e anche da Luisa Mor­gan­tini, di Asso­pace: «La cosa urgente — dice Mor­gan­tini — è che si metta fine a que­sta nakba infi­nita, che l’Europa si assuma le pro­prie respon­sa­bi­lità e che ven­gano per­se­guiti i cri­mini con­tro il popolo pale­sti­nese». Della «cata­strofe del ’48, che ha reso pro­fughi oltre due terzi della popo­la­zione» parla anche il volan­tino della Rete Eco, Ebrei con­tro l’occupazione, venuti a mani­fe­stare «soli­da­rietà ai nostri fra­telli e sorelle pale­sti­nesi». La depu­tata del Pd, Marietta Tidei, è invece venuta «a titolo per­so­nale», fa parte della Dele­ga­zione par­la­men­tare all’Assemblea Osce, e pro­mette di sol­le­vare anche in quella sede la que­stione della Pale­stina.
Car­telli e stri­scioni ricor­dano con cifre e imma­gini i costi dei ripe­tuti mas­sa­cri che hanno col­pito i pale­sti­nesi: «Car­tel­lino rosso a Israele — recita uno stri­scione — un paese che si mac­chia di cri­mini di guerra non può ospi­tare Euro 2020». «Acqua, terra e libertà», dice quello del Forum Pale­stina. E un altro: «Ita­lia, basta armare Israele». Una denun­cia ripe­tuta in molti spez­zoni del cor­teo, che sug­ge­ri­scono «il boi­cot­tag­gio con­tro uno stato d’apartheid». Da Varese, atti­vi­sti e ope­rai sono venuti a ricor­dare gli accordi di Ale­nia Aer­mac­chi con Israele, e a pro­muo­vere il boi­cot­tag­gio dei pro­dotti far­ma­ceu­tici Teva.
«El pue­blo unido, jamas sera ven­cido», can­tano dal Fronte Pale­stina.. Una can­zone oppor­tuna data la forte pre­senza di asso­cia­zioni di soste­gno all’America latina socia­li­sta, come la Rete nazio­nale di soste­gno alla rivo­lu­zione boli­va­riana, “Cara­cas Chiama”: «Dalla Pale­stina, a Cuba, al Vene­zuela, la resi­stenza ha lo stesso nemico», dice Luciano della Rete dei comu­ni­sti. E Ales­san­dro, della rete Noi saremo tutto, parla di «un nuovo inter­na­zio­na­li­smo», men­tre sfila die­tro lo stri­scione di “Don­bass anti­fa­sci­sta”. Una gio­va­nis­sima del col­let­tivo Cagne sciolte denun­cia che il «Pin­k­wa­shing di Israele non can­cella il colo­nia­li­smo», in soli­da­rietà «ai queer pale­sti­nesi». C’è il col­let­tivo Lucha y sie­sta. E c’è Erika, di Free Pale­stine: che è qui «anche per Nun­zio, Luca, Paolo e Mau­rizio, i com­pa­gni anti­fa­sci­sti arre­stati, ai quali hanno rivolto un saluto anche dal campo pro­fu­ghi di Aida Camp».

da Il Manifesto

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