InfoAut
Immagine di copertina per il post

Stati Uniti: il grande sciopero del 2021. Fatto per la maggior parte da milioni di lavoratori non sindacalizzati a basso salario

||||

La corretta definizione di sciopero è quando “i lavoratori negano il loro lavoro” per ottenere migliori salari e condizioni di lavoro. 

Da SI Cobas [Fonte: Counterpunch del 13/10/2021, di Jack Rasmus (1) – traduzione di G. L.]

Convinzione comune è che i sindacati scioperano. Ma non è corretto.  Sono i lavoratori a scioperare, e per farlo non devono necessariamente aderire ad un sindacato. Oggi questo appare manifesto, con milioni di lavoratori statunitensi che si rifiutano di tornare al loro lavoro. Stanno “negando il loro lavoro” alla ricerca di una paga migliore e di un futuro.

Ciò a cui stiamo assistendo è il “Grande Sciopero del 2021” ed è fatto per la maggior parte da milioni di lavoratori non sindacalizzati a basso salario!

Durante il 2° trimestre 2021 (aprile-giugno), quando l’economia è ripartita, i lavoratori sono tornati al lavoro con una media mensile di 889.000 al mese, media scesa a solo 280.000 nel 3° trimestre 2021 (luglio-settembre) appena concluso, secondo l’Economic Policy Institute.

Il dato più recente del mese di settembre è di soli 194.000 posti di lavoro rioccupati, secondo il rapporto mensile del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti sulla situazione dell’occupazione. Questo ha smentito la previsione di 500.000 fatta dagli economisti più popolari.

Secondo varie tabelle del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti, report mensili sulla situazione occupazionale (Employment Situation Reports), sono tornati a lavorare solo la metà dei lavoratori che erano senza lavoro ad inizio 2021. Ufficialmente, secondo il Ministero del Lavoro, più di 5 milioni non l’hanno ancora fatto.  Ma quei 5 milioni sono molto sottostimati. Non vengono contati i 3 milioni che hanno abbandonato del tutto la forza lavoro e non sono meno disoccupati di quelli ufficialmente registrati come disoccupati. Nei 5 milioni non vengono inoltre compresi milioni di lavoratori che sono stati erroneamente classificati dal Ministero del Lavoro come occupati nel marzo 2020, quando la pandemia è iniziata, solo perché al momento dell’intervista governativa essi hanno risposto che prevedevano di tornare al lavoro, anche se al momento non stavano lavorando.  Pur avendo poi riconosciuto, l’errore il ministero del Lavoro ha fino ad oggi rifiutato di correggere i dati, per cui rimane circa 1 milione di persone erroneamente classificate come occupate.

Perciò negli Stati Uniti ci sono circa 8-10 milioni di lavoratori ancora senza lavoro (senza contare altri milioni di sottoccupati che lavorano part time o poche ore alla settimana, qua e là). Sono di fatto in sciopero per ottenere qualcosa di meglio.

La maggior parte è pagata poco, ma questi lavoratori a basso salario non appartengono solo a settori come l’ospitalità o il commercio al dettaglio.  Oggi ci sono lavoratori mal pagati in quasi tutti i settori negli Stati Uniti.

I dati che rilevati dalla comparazione del livello occupazionale del ministero del Lavoro americano a settembre 2021 con quello dei mesi pre-pandemici di gennaio-febbraio 2020, mostrano che i lavoratori che si rifiutano di lavorare sono diffusi in tutti i settori e occupazioni. Il settore tempo libero e ospitalità registra 1,6 milioni di lavoratori in meno oggi, settembre 2021, rispetto ai mesi pre-pandemici di gennaio-febbraio 2020. Ma il settore Sanità, con centinaia di migliaia di lavoratori sottopagati nell’assistenza sanitaria a domicilio e negli ospedali, registra 524.000 occupati in meno rispetto al gennaio 2020.  Il deficit dei servizi professionali e personali è di 385.000; il settore educazione – con le sue centinaia di migliaia di lavoratori

aggiunti nell’istruzione superiore e milioni di insegnanti K-12 pagati con bassi salari nei piccoli distretti scolastici non sindacalizzati – è in calo di non meno di 676.000 unità. Si potrebbe pensare che la produzione sia un esempio opposto. Ma non è così. Milioni di lavoratori del settore manifatturiero sono impiegati come ‘interinali/temporanei’ con bassi salari e nessun benefit – anche nei contratti sindacali. Il settore manifatturiero ha 353.000 posti di lavoro in meno oggi rispetto a quelli che aveva all’inizio di gennaio 2020. Idem per le costruzioni, con 201.000 posti di lavoro in meno. E così via.

Sono oltre 5 milioni in meno – senza contare quelli che hanno abbandonato del tutto la forza lavoro o quelli ancora erroneamente classificati come lavoratori.

È corretto affermare che almeno la metà dei 9 milioni senza lavoro si rifiutano di tornare al lavoro per scelta. Sono 4 o 5 milioni che sono di fatto “in sciopero”. Gli Stati Uniti sono nel pieno del “Grande Sciopero del 2021”, che coinvolge milioni di lavoratori americani mal pagati e supersfruttati in quasi tutti i settori degli Stati Uniti!

Cominciano ad apparire segnali che il loro esempio potrebbe ora estendersi anche alla forza lavoro sindacalizzata. I rinnovi dei contratti sindacali vengono rifiutati – e ci sono scioperi imminenti o in corso – in settori che vanno dalla trasformazione alimentare (lavoratori della Kellog) alle attrezzature agricole (John Deere) agli ospedali e alla sanità sulla costa occidentale.  Si tratta di grandi entità di contrattazione sindacale che coinvolgono migliaia e decine di migliaia di lavoratori sindacalizzati.

Un’ideologia capitalista: invertire causa ed effetto

I datori di lavoro, i media del mondo degli affari, i politici e la maggior parte degli economisti mainstream non vogliono riconoscere di essere nel pieno di un’ondata di scioperi sia dei non organizzati che degli organizzati.  Sono concordi, però, nel cercare di incolpare i lavoratori per quello che è un de facto sciopero di milioni di persone. Si lamentano tutti, e si scervellano, senza trovare risposte al perché così tanti lavoratori non tornano al loro lavoro o sono disposti a lasciarlo, specialmente ora che i vaccini sono disponibili e i datori di lavoro stanno offrendo posti di lavoro.

La loro spiegazione all’inizio della scorsa estate era che i sussidi di disoccupazione erano troppo generosi ed erano per questo la causa del mancato ritorno al lavoro di milioni di lavoratori. Questo tema era particolarmente popolare tra i rappresentanti politici degli stati rossi. A partire dallo scorso giugno 2021 molti governatori e governi degli stati rossi hanno tagliato unilateralmente e preventivamente i sussidi di disoccupazione, anche se questi sussidi dovevano continuare fino a settembre. Poi hanno taciuto quando i dati dell’estate hanno mostrato che i pochi stati ‘blu’ che non hanno tagliato i sussidi in anticipo – come California, New Jersey, ecc. – hanno di fatto registrato un maggior tasso di ritorno dei lavoratori al loro lavoro durante l’estate rispetto agli stati rossi che hanno tagliato i sussidi di disoccupazione in anticipo. Alla faccia della loro tesi.

Ora il tormentone dei datori di lavoro, dei politici e degli stati rossi è che i sussidi per la cura dei bambini e l’aumento dei buoni pasto impediscono ai lavoratori di tornare. È la vecchia strategia difronte agli scioperi dei datori di lavoro: falli morire di fame e torneranno a lavorare.

In altre parole, secondo loro il rifiuto dei lavoratori di tornare al lavoro non ha niente a che fare con bassi salari insufficienti, con la mancanza di assistenza sanitaria alternativa per loro stessi e per le loro famiglie, dato che tornare al lavoro significa perdere i rimborsi governativi COBRA o Medicaid, senza assistenza per i figli o inaccessibile. Non ha niente a che vedere con i datori di lavoro che offrono a molti lavoratori di tornare al lavoro, ma con meno ore e nessuna garanzia di un numero di ore sufficiente a garantire un guadagno settimanale che permetta loro di pagare le bollette. 

Non ha niente a che vedere con datori di lavoro che chiedono orari di lavoro variabili che distruggono la famiglia, nessun congedo retribuito, e in generale nessuna speranza per il futuro di uscire da quello che è in effetti un sistema di moderno lavoro forzato che oggi riguarda decine di milioni di lavoratori americani.

Secondo molti datori di lavoro, i loro media e i loro politici, è colpa dei lavoratori stessi. È stato dato loro troppo durante la pandemia e ora non vogliono lavorare! Questo è il mantra capitalista e la spiegazione dei milioni di persone che si rifiutano di tornare al lavoro.

Con questa spiegazione, i datori di lavoro, i media, i politici e gli economisti mainstream ribaltano la realtà! Come è tipico dei giochi di parole dell’ideologia capitalista, hanno invertito causa ed effetto. Le vittime – i lavoratori – sono la causa del problema e non il risultato o l’effetto. I lavoratori sono la causa del tasso di ritorno dei posti di lavoro sceso di due terzi negli ultimi tre mesi rispetto al precedente periodo aprile-giugno.

Viene dimenticata la decennale prassi del pagare bassi salari insufficienti alla sopravvivenza, con pochi o nessun sussidio, e condizioni di lavoro talmente inadeguate che quasi tutte le altre economie capitaliste avanzate le hanno abolite da anni (per esempio niente ferie pagate, assistenza all’infanzia, assistenza sanitaria nazionale, eccetera).

Il modo più appropriato di considerare ciò che sta accadendo è che circa la metà dei 9-10 milioni di persone oggi ancora senza lavoro stanno negando il loro lavoro alla ricerca di salari, benefici, condizioni migliori e di un nuovo lavoro che offra qualche speranza per il futuro. Da 4 a 5 milioni di lavoratori statunitensi sono in effetti “in sciopero”.

La grande ondata di scioperi del 1970-71

L’ultima grande ondata di scioperi in America fu 50 anni fa, nel 1970-71. A quel tempo furono i lavoratori sindacalizzati a scioperare in massa nell’edilizia, nel trasporto su gomma, nell’auto, nei porti e in decine di altre grandi aziende manifatturiere, di costruzione e di trasporto.

Questa storia della classe operaia è stata largamente ignorata dagli esperti e dai media capitalisti. Probabilmente perché gli scioperi ebbero successo, in quasi tutti i casi i lavoratori in sciopero e i loro sindacati ottennero grandi vittorie!  In media, quell’ondata di scioperi portò ad aumenti immediati del 25% dei salari e dei benefit in contratti di durata non superiore ai tre anni.  I datori di lavoro non riuscirono a fermare i lavoratori e i sindacati. Ebbero un tale successo che le imprese dovettero rivolgersi al governo federale per arrestare gli scioperi e gli accordi contrattuali riusciti. Nell’estate del 1971, si rivolsero a Nixon, presidente dell’epoca, il quale emise prontamente ordini esecutivi d’emergenza per congelare i salari conquistati con gli scioperi e poi ridurre gli aumenti del 25% di salari e benefit a non più del 5,5%.

Il congelamento dei salari e il ripristino delle precedenti condizioni furono elementi centrali del cosiddetto Nuovo Programma Economico (NEP) di Nixon, emesso quello stesso agosto 1971. Nel NEP Nixon attaccò anche i concorrenti dei capitalisti americani in Europa e altrove con varie misure commerciali e mise fine alla garanzia di scambio del dollaro statunitense, 32 dollari per un’oncia d’oro. Questo fece saltare quello che veniva chiamato il sistema capitalista internazionale di ‘Bretton Woods’ che gli stessi Stati Uniti avevano istituito nel 1944.

Nella precedente grande ondata di scioperi del 1970-71 ci furono 10.800 scioperi in due anni, con più di 6,6 milioni di lavoratori partecipanti e 114 milioni di giorni lavorativi persi per sciopero. L’ondata di scioperi del 1970-71 fu per certi versi grande quanto la precedente grande ondata del 1945-46, che vide circa 9.750 scioperi e coinvolse 8,1 milioni di lavoratori, con una perdita, ancora maggiore, di 154 milioni di giorni lavorativi a causa degli scioperi. (Fonte: Analysis of Work Stoppages, US Department of Labor, Bulletin 1777, 1973).

Andiamo avanti di un altro mezzo secolo, fino ai giorni nostri. Ci sono quasi altrettanti lavoratori che “stanno negando il loro lavoro”, tra i 4 e i 5 milioni, e il numero potrebbe aumentare man mano che i lavoratori sindacalizzati si uniranno, alla scadenza dei loro contratti.  Il numero di giorni di lavoro persi è ancora da stimare. Ma non c’è dubbio che sta emergendo una nuova militanza, perchè i lavoratori prendono il loro destino nelle loro mani – o si dovrebbe dire “con i loro piedi”, abbandonando il lavoro e negandolo!

Ciò che è diverso è che il Grande Sciopero del 2021 non è guidato dai sindacati. Dal 1980 i sindacati del settore privato negli Stati Uniti sono stati decimati e quasi distrutti a seguito delle politiche neoliberali di decenni di delocalizzazione dei posti di lavoro, accordi di libero scambio, e massicci sussidi fiscali del governo alle imprese per sostituire i lavoratori con l’automazione, i macchinari e nuovi beni strumentali.

A rimpiazzare questa distruzione di posti di lavoro negli ultimi quattro decenni sono state decine di milioni di lavoratori con salari minimi e servizi scadenti, lavori temporanei, part-time, gig e simili lavori “precari”, come vengono chiamati. La recente crisi di Covid ha esacerbato e aggravato la contrazione economica del 2020-21. E ora la forza lavoro mal pagata, precaria e di fatto forzata è in rivolta.

Molti settori e imprese sono ora costretti ad aumentare i salari e a pagare bonus di rientro o assunzione per cercare di far tornare i lavoratori, che continuano a negare il loro lavoro, creando una carenza di offerta di lavoro. La carenza di offerta di lavoro di solito porta ad un aumento dei salari. Ma questo non avviene in modo uniforme in tutti i settori ed è ancora molto sporadica.

Significato storico del Grande Sciopero del 2021

Gli Stati Uniti si trovano di fronte a un evento storico.  Sezioni della classe operaia statunitense si stanno risvegliando – da sole – non sono guidate da sindacati che sono stati distrutti o sono guidati da alti burocrati sindacali che non vogliono scioperare per paura che ciò possa “mettere in imbarazzo” i loro amici altolocati del Partito Democratico.

Il grande sciopero del 2021 è composto, al contrario, per lo più dalla forza lavoro non sindacalizzata – lavoratori dei servizi  baso salario, camionisti autonomi a lungo percorrenza, fattorini nelle città, lavoratori del settore alberghiero e della ristorazione, lavoratori del commercio al dettaglio, delle costruzioni locali, insegnanti e autisti di scuolabus, infermieri “esauriti” dagli straordinari cronici, lavoratori della logistica magazzini e della trasformazione alimentare portati al limite nell’ultimo anno e mezzo, lavoratori dell’assistenza a domicilio sfruttati da “passatori” americani, e così via. La lista è lunga.

Economisti e politici mainstream hanno una comprensione molto limitata dei cambiamenti fondamentali e strutturali dei processi di produzione e dei mercati di prodotti e servizi che il periodo di Covid e la profonda contrazione hanno prodotto. Questi cambiamenti devono ancora emergere chiaramente. E molti si riveleranno profondi. La ristrutturazione dei mercati del lavoro statunitensi ora visibile è solo l’inizio. Il Grande Sciopero del 2021 non è che il sintomo. Anche i mercati e la distribuzione globale di beni e servizi sono sottoposti a grandi tensioni e cambiamenti simili.  Non ultimo, deve ancora essere percepito il pieno impatto dei mercati delle attività finanziarie – cioè azioni, obbligazioni, derivati, forex, valuta digitale, ecc. Deve ancora arrivare e quando giungerà potrebbe rivelarsi il più destabilizzante di tutti.

Note

[1] Jack Rasmus è autore di ‘The Scourge of Neoliberalism: US Economic Policy from Reagan to Trump, Clarity Press, gennaio 2020. Scrive sul blog jackrasmus.com e conduce il programma radiofonico settimanale Alternative Visions sul Progressive Radio Network il venerdì alle 2 del pomeriggio. Il suo indirizzo Twitter è @drjackrasmus.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

scioperostati unitiUsa

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Trump ribalta Zelensky facendo dissolvere la falsa coscienza dal capitalismo “liberale”

Terre rare, materie prime, il dollaro come valuta di riferimento, porte spalancate ai capitali americani e i risparmi nazionali dritti dritti nei portafogli di società Usa. In meno di una riga di post, il neo-presidente, attaccando l’omologo ucraino, ha riassunto la dottrina che gli Stati Uniti hanno seguito per anni. L’Europa balbetta, proponendo solo nuova […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Levante: corrispondenza dall’Indonesia tra il neogoverno Subianto e le prime mobilitazioni dal basso

Levante: nuova puntata, a febbraio 2025, dell’approfondimento mensile di Radio Onda d’Urto sull’Asia orientale, all’interno della trasmissione “C’è Crisi”, dedicata agli scenari internazionali. In collegamento con noi Dario Di Conzo, collaboratore di Radio Onda d’Urto e dottorando alla Normale di Pisa in Political economy cinese e, in collegamento dall’Indonesia, Guido Creta, ricercatore in Storia contemporanea dell’Indonesia all’Università Orientale di […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Tajani non sei il benvenuto! Comunicato dell’Intifada studentesca di Polito

Dopo più di un anno di mobilitazioni cittadine, di mozioni in senato e di proteste studentesche, il Politecnico decide di invitare il ministro degli esteri all’inaugurazione dell’anno accademico.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

150 realtà politiche e sociali si incontrano a Vienna per la People’s Platform: alcune valutazioni sulla 3 giorni

Riprendiamo da RadioBlackout: Centinaia di organizzazioni politiche e sociali, per un totale di 800 delegati/e, si sono incontrate a Vienna tra il 14 ed il 16 febbraio in occasione della People’s Platform Europe. Si è trattato di un incontro internazionalista organizzato da collettivi e realtà vicine al movimento di liberazione curdo con l’obiettivo di creare […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Negoziati in Ucraina: Trump e Putin gestiscono le sorti dell’Europa

A seguito di una propaganda elettorale incentrata sulla risoluzione in Ucraina, dopo un lungo scambio con Putin nelle ultime ore, Donald Trump avvia i negoziati per poi farli accettare a cose fatte a Zelensky.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Hamas ha annunciato il rinvio dello scambio di prigionieri: Perché e perché ora?

Hamas si trova attualmente in una posizione in cui deve fare del suo meglio per negoziare l’ingresso di aiuti sufficienti a Gaza, assicurando al contempo la fine della guerra e la formazione di un’amministrazione post-bellica in modo che il territorio possa essere rilanciato e ricostruito. di Robert Inlakesh, tradotto da The Palestine Chronicle Lunedì, il […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: giustizia per Samir Flores Soberanes! 6 anni di impunità

Questo 20 febbraio si compiono 6 anni dal vile assassinio del nostro compagno Samir Flores Soberanes. Sei anni nella totale impunità di un governo che funge da mano armata per il grande capitale. da Nodo Solidale Samir è stato ucciso da 4 colpi di pistola davanti a casa sua ad Amilcingo, nello stato messicano del […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Un unico modo per sconfiggere il Fascismo Israeliano: Ilan Pappé sulla giustizia globale

Riprendiamo l’articolo tradotto di invictapalestina. English version Dobbiamo ancora credere che, a lungo termine, per quanto orribile sia questo scenario che si sta sviluppando, esso sia il preludio a un futuro molto migliore. Di Ilan Pappe – 7 febbraio 2025 Se le persone vogliono sapere cosa ha prodotto in Israele l’ultimo folle e allucinante discorso […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il progetto imperialista USA-Israele su Gaza e gli sviluppi sul cessate il fuoco

L’amministrazione Trump ha gettato la maschera esplicitando il progetto coloniale e imperialista che lo accomuna al piano sionista di Israele, attraverso dichiarazioni shock senza precedenti il Presidente degli Stati Uniti parla di deportazione e pulizia etnica del popolo palestinese in mondovisione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Fronte Popolare: Gaza non è proprietà di Trump e qualsiasi sogno di controllarla è puramente illusorio

Il destino di qualsiasi forza di occupazione statunitense non sarà diverso da quello dell’occupazione sionista.

Immagine di copertina per il post
Traduzioni

Leonard Peltier è finalmente libero!

Pubblichiamo la traduzione di questo articolo. “Oggi sono finalmente libero! Mi hanno imprigionato, ma non hanno mai spezzato il mio spirito!” Ciò che sembrava impossibile è diventato realtà il 18 febbraio, quando il prigioniero politico nativo Leonard Peltier è uscito dal penitenziario federale di Coleman da uomo libero. Ha lasciato Coleman non più in uniforme […]

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Lotto, Boicotto, Sciopero!

APPELLO ALLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI, ALL3 SINDACALIST3, ALL3 DELEGAT3 PER LOSCIOPERO TRANSFEMMINISTA DELL’8 MARZO 2025 di Non Una di Meno L’8 marzo 2025 si svolgerà in un contesto di forti spinte autoritarie e di profonda crisi economica, di chiusura degli spazi democratici e approfondimento di violenza e disuguaglianze. Vogliamo riversare nelle piazze delle città la nostra rabbia, con tutto l’amore e […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Geopolitica e lotta di classe nella crisi di sistema

0. Si apre un tempo di incertezza, che non fa ancora epoca. Per conquistarne l’altezza, occorre rovesciare il punto di vista. E cogliere, nell’incertezza del tempo, il tempo delle opportunità. da Kamo Modena 1. «La fabbrica della guerra». Abbiamo voluto chiamare così un ciclo di incontri dedicati a guardare in faccia, da diverse angolature e […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Non guerra in Europa, ma guerra all’Europa

La telefonata tra Trump e Putin ha traumatizzato la pessima classe dirigente europea, gettandola nel panico. Mentre la guerra in Ucraina va verso il congelamento gli imbelli che governano il continente finalmente si stanno rendendo conto che questa non era solamente una guerra in Europa, ma una guerra all’Europa, portata avanti con mezzi non convenzionali […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Intervista esclusiva all’Accademia della Modernità Democratica e Foza Yusif, membro del comitato di co-presidenza del Partito di Unione Democratica (PYD)

Abbiamo avuto l’occasione di realizzare questa intervista all’Accademia della Modernità Democratica con al suo interno un contributo (citato tra virgolette) di Forza Yusif, membro del comitato di co-presidenza del PYD..

Immagine di copertina per il post
Culture

La terra promessa di Sion non è per i Giusti

“Mi addormentai così, oppresso dal cupo destino che sembrava incombere su di noi. Pensavo a Brigham Young, che nella mia fantasia di bambino aveva assunto le dimensioni di un gigantesco essere malvagio, un diavolo vero e proprio, con tanto di corna e di coda.” (Jack London, Il vagabondo delle stelle – 1915) di Sandro Moiso, […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Governo Trump: i primi 10 giorni

Fin dalla presa di possesso dello studio ovale lo scorso 19 gennaio, il neo-(ri)- presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump è partito con una frenetica attività di produzione di decreti attuativi, atti a mostrare la concretezza decisionista strombazzata nella sua campagna elettorale.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Trump tra guerra e pace

Quali prospettive apre il ritorno del Tycoon alla Casa Bianca? La pace in Ucraina è più vicina oppure il 2025 sarà un nuovo anno di guerra?