Stretta SDF su Raqqa, pressione sciita sui confini siriani
A quasi tre anni dalla sua caduta nelle mani dell’autoproclamato califfato, Raqqa ormai è in vista delle Forze Siriane Democratiche.
I partigiani curdi ed arabi, giunti a due chilometri dalla città, ormai controllano larghe zone della sponda nord dell’Eufrate a ridosso di essa – liberando nelle scorse ore la diga del Baath, la terza del paese; che a differenza delle altre due (‘Rivoluzione’ ed ‘Ottobre’), è stata poi ribattezzata ‘Azadi’ (libertà), cancellando il nome del partito di Assad al potere.
Si moltiplicano i segnali premonitori della battaglia finale. Mentre i comandi delle SDF hanno lanciato l’intimazione ai 3-4000 jihadisti presenti in città a deporre le armi entro fine maggio, la popolazione cerca di scappare dal centro con ogni mezzo, spesso esponendosi alle ritorsioni degli aguzzini del califfato. E, secondo il quotidiano tedesco Spiegel, come misura estrema di difesa dai nuovi armamenti pesanti delle SDF alcuni quartieri di Raqqa sarebbero stati allagati dall’ISIS per frenarne l’avanzata.
Negli ultimi giorni la tensione è aumentata anche nella regione detta “Badia”, che si estende nel deserto a ridosso dei confini con Giordania ed Iraq. L’Esercito Libero Siriano (sul cui intero fronte meridionale Washington ed Amman mantengono tuttora una sensibile influenza – a differenza di quanto avviene nel resto della Siria), che cercava di approfittare della ritirata dell’ISIS verso la valle dell’Eufrate, è ora nel mirino delle forze governative di Assad – intenzionate a riprendersi il valico di Tanf, che collega Damasco a Baghdad.
Un’avanzata a cui dall’altro lato del confine fanno i successi delle Unità di Mobilitazione Popolare (PMU); formazioni paramilitari prevalentemente sciite e dal carattere marcatamente confessionale, costituitesi in risposta all’ISIS nei giorni dell’avanzata degli uomini di Al-Baghdadi sulla capitale irachena nel 2014. Laddove l’esercito regolare – dopo ben nove mesi di assedio e un tributo di sangue militare e civile altissimo – sta preparando l’assalto finale alla città vecchia di Mosul (ultima ridotta dell’ISIS nella metropoli) le PMU si sono mosse in direzione della regione yezida di Sinjar (Shengal), rompendo l’isolamento impostole dalla dittatura della famiglia Barzani ed insediandosi in territori finora a maggioranza curda e sunnita.
Una nuova sfida per le SDF che, se da un lato potenzialmente vedono un alleggerimento della pressione sulle milizie yezide loro alleate, dall’altro vedono affacciarsi un nuovo e potente vicino – non necessariamente meno pericoloso e settario dei precedenti.
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