Sudamerica: tempi duri per le multinazionali spagnole
La motivazione è quella dello scarsissimo investimento (appena 5 milioni di euro all’anno) che l’impresa spagnola avrebbe effettuato negli scorsi anni, oltre che la volontà dello Stato Plurinazionale di recuperare la gestione delle proprie risorse naturali.
La battaglia sul controllo delle risorse in questa fase di crisi assume dunque toni non solo retorici ma anche pratici, ed il precedente della decisione kirchnerista incomincia a farsi sentire. Il durissimo momento attraversato dalla Spagna, tra recessione, disoccupazione alle stelle e tensioni sociali sempre più forti è stato letto da un SudAmerica in ascesa su un piano relativo di rapporti di forza globali come il momento giusto in cui sferrare un attacco come questo.
Un percorso di nazionalizzazione, quello boliviano, che cerca di recuperare terreno rispetto alla svendita della rete elettrica effettuata, su direttiva dell’FMI, del presidente boliviano Sanchez de Lozada nel 1996. La REE controllava il 75% dell’energia elettrica trasportata nel paese, con Morales che aveva annunciato nei mesi scorsi il lancio di una politica mirante a riportarne sotto controllo statale non meno dell’80%.
Non è un caso comunque che Morales abbia deciso di annunciare la nazionalizzazione,mediante presa da parte delle forze armate, proprio il 1 maggio festa dei lavoratori, durante una celebrazione pubblica. La decisione si inserisce infatti nelle tensioni interne al paese andino, dove molti sindacati (soprattutto del comparto sanità) sono sul piede di guerra contro il Presidente cocalero, che ha risposto con un segnale di pura retorica anticoloniale.
Senza sbandierare ovviamente il fatto che se da un lato Morales nazionalizzava la TDE, dall’altro inaugurava proprio con il presidente di Repsol un impianto di trasformazione gas che sarà la stessa azienda spagnola espopriata dalla Kirchner a sfruttare nei confronti di un nuovo giacimento appena scoperto…
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