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Turchia: manifestazioni contro l’arrivo dei missili NATO

Poco prima, infatti, navi tedesche erano approdate al porto di Iskenderun trasportando la prima delle sei batterie di missili terra-aria Patriot che dovranno essere depositate nelle città turche di Adana, Kahramanmaras e Gaziantep dove rimarranno sotto il controllo di un migliaio di soldati tra tedeschi, olandesi e statunitensi. A giorni altre batterie dovrebbero giungere da Washington.

L’arrivo dei missili in territorio turco segue l’accordo raggiunto a dicembre tra la NATO e il governo di Ankara, che aveva richiesto l’armamento per proteggersi da eventuali attacchi da parte siriana; il sistema dovrebbe essere operativo già dal mese prossimo.

In seguito alla notizia, in tutto il paese sono nate azioni di protesta: ad Istanbul i manifestanti hanno sfilato scandendo slogan contro il primo ministro Erdogan e contro gli USA, ad Ankara la protesta si è concentrata sotto la sede dell’ambasciata statunitense, mentre ad Adana le persone scese in piazza hanno tentato di forzare le barriere poste a difesa della base che ospiterà i missili, scatenando la violenta reazione della polizia che ha arrestato 25 persone.

Il governo turco si è affrettato a dichiarare che la richiesta inviata alla NATO ha il solo scopo di difendersi da eventuali sconfinamenti del conflitto siriano ma le voci levatesi dalle piazze di ieri sembrano essere di altro avviso e denunciano come l’operazione non sia che un asservimento agli interessi geopolitici degli USA nell’area siriana e preludano ad una nuova guerra.

Nonostante già nella giornata di ieri le autorità turche abbiano vietato lo svolgersi di manifestazioni in alcune parti del paese, nuove proteste sono state annunciate in occasione dell’arrivo delle prossime batterie di missili.

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