Una lettera a mio figlio nel giorno del suo primo compleanno a Gaza
Ho fatto tutto il possibile per organizzare a mio figlio Qais la festa di compleanno che meritava, anche dopo aver assistito a un sanguinoso massacro lo stesso giorno in cui ha compiuto un anno.
Fonte: English version
Tareq Hajjaj – 29 dicembre 2023
Qualunque cosa accada, figlio mio, festeggeremo il tuo primo compleanno.
Da quando sei nato, Qais, ho sentito forte il senso di essere padre. Mi ero preparato da tempo per questa fase della mia vita, desideroso di offrirti una buona educazione a cui poi poter guardare con orgoglio. Da quando sei nato, tua madre ti ha preparato dei piccoli compleanni per celebrare ogni nuovo mese in cui hai illuminato le nostre vite. Ho partecipato a queste piccole feste, ma aspettavo il tuo primo compleanno per organizzare qualcosa di grande.
Avrei invitato l’intera famiglia allargata, in particolare le tue zie, i tuoi zii e i tuoi cugini. Ci saremmo riuniti nella nostra spaziosa casa che si affacciava sul nostro giardino pieni di fiori e piante, che vantava una bellissima palma carica di datteri, dall’altra parte della strada rispetto ai nostri vicini che conosco da quando sono nato ad al-Shuja’ iyya, nella parte orientale di Gaza City.
L’ultima volta che abbiamo visto la nostra casa è stato attraverso lo schermo del telefono. Abbiamo guardato le foto di ciò che restava dopo averla lasciata un mese prima, all’inizio dell’invasione di terra. L’intera casa, e molte altre case vicine, erano state ridotte in macerie.
Abbiamo lasciato la nostra bella casa e siamo rimasti da tuo nonno nel quartiere di Zeiytoun, sempre a Gaza City. Non abbiamo portato molte cose con noi; non sapevamo che saremmo rimasti lontani così a lungo. Anche adesso non sappiamo quando potremo ritornare, o se potremo ritornare. Sappiamo che anche se ci fosse consentito, non c’è nulla a cui tornare. Quando la casa è stata distrutta, lo sono state anche le nostre speranze di festeggiare il tuo primo compleanno in quel piccolo mondo che avevamo creato per te.
Ma non preoccuparti, piccolo. Un giorno avremo una casa nuova, ampia e spaziosa, circondata da alberi e da un orto. In questo momento, tutto ciò che dobbiamo fare è aspettare e unire le nostre speranze per tutte le cose belle che possono accaderci: vedere la fine della guerra, vivere una vita normale in cui l’accesso al cibo non è condizionato dalla tua sofferenza, poter vedere e sentire ciò che un bambino nel giorno del suo primo compleanno dovrebbe vedere e sentire.
Nel mezzo di uno stretto vicolo nel campo profughi di Yibna a Rafah – l’ultima tappa della nostra storia di sfollamento – una delle nostre vicine lavora tutto il giorno preparando il pane per gli sfollati. Chi di noi nel campo non ha accesso ai forni, le porta la farina per fare il pane, e lei chiede solo un prezzo modesto, quasi simbolico, per il suo lavoro. Proprio accanto a lei, c’è un grande cratere che testimonia la distruzione avvenuta nel quartiere. Tutto intorno a noi, le case ancora in piedi sono deserte e i resti carbonizzati delle auto abbandonate fiancheggiano il lato della strada vicina. Le finestre di tutte le case intorno a noi sono state frantumate, le porte delle case strappate dai cardini. Alcune persone, nella strada più in là, cercano di comprare e vendere ogni genere di cosa.
Qais, tu hai visto tutto questo. Queste sono cose che vorrei che tu non avessi mai dovuto vedere, soprattutto non nel tuo primo anno di vita.
Nella nostra casa a Gaza City, si vedrebbero gli uccelli dalla finestra accanto alla tua culla. C’era una parete dove avevamo appeso tutte le tue foto, e al centro avevo lasciato un posto speciale dove volevo appendere una foto della tua festa di primo compleanno. Volevo poter passeggiare con te per le strade di Gaza City e visitare i migliori negozi di giocattoli per comprarti i giocattoli più belli, più costosi e più utili – magari qualcosa che potesse insegnarti una nuova abilità, diversa dai comportamenti che hai acquisito come rifugiato sfollato, come quando, prendendo un pezzo di plastica e soffiandoci sopra, imiti il modo in cui gli adulti intorno a te alimentano il fuoco.
Ma non potrai mai avere i ricordi che avrei voluto per te. Anche quelli sono rimasti sepolti sotto le macerie. Ora siamo a Rafah, in una casa non nostra, senza riuscire a trovare una torta, né dei dolci, né qualsiasi altra cosa che normalmente si troverebbe ad una festa di compleanno.
Ma non preoccuparti, piccolo. Ti farò una festa anche in piena guerra e cercherò ovunque gli ingredienti per farti una torta. Trovare le uova sarà la cosa più difficile. Anche se i medici consigliavano ai bambini della tua età di mangiare un uovo al giorno, tu non mangi un solo uovo da due mesi e mezzo. Ma ci proverò comunque e, se fallisco, non preoccuparti. Mi farò perdonare negli anni a venire, se sopravvivremo.
Sono riuscito a trovarti alcuni palloncini e alcuni biscotti che vengono distribuiti alla gente come aiuto umanitario. Alcuni li vendono per poter comprare altre cose, ma non riesco a trovare molto altro da comprare al mercato di Rafah.
Non posso nemmeno chiamare i nostri parenti affinché si uniscano a noi. Le telecomunicazioni a Gaza sono state interrotte e non possono comunque raggiungerci, poiché tra noi ci sono diversi checkpoint e carri armati israeliani. Alcuni di loro ora vivono in rifugi. Altri vivono in tende in campi profughi improvvisati, e altri ancora nei cortili degli ospedali dopo che tuo zio e la sua famiglia sono rimasti intrappolati sotto le macerie per cinque ore prima di essere salvati dopo un attacco aereo israeliano. Non potrai giocare con i tuoi cuginetti, che ti amano moltissimo, perché sei il membro più giovane della nostra famiglia e loro vogliono sempre giocare con te.
Invece di trovare delle piccole stelle filanti con cui illuminare la tua torta, l’unica cosa che posso fare è sedermi accanto a te vicino alla finestra e guardare le bombe cadere in lontananza sulle case delle persone, illuminando di tanto in tanto il cielo.
Piccolo mio, è difficile pensare di festeggiare in tempi come questi, quando continuiamo a sentire parlare di migliaia di bambini che muoiono di fame o muoiono sotto attacchi aerei, bruciati, carbonizzati e fatti a pezzi. Ma non è colpa tua se tutto questo sta accadendo.
La mattina del tuo compleanno, sono andato di nuovo al mercato, sperando di trovare un barattolo di latte artificiale, che ho pensato sarebbe stato il miglior regalo di compleanno che potessi farti al posto di una torta o di un pezzo di cioccolata, o invitando la nostra famiglia. Quindi celebriamo oggi ciò che abbiamo, amore mio, e il mio augurio di compleanno per te sarà la fine della guerra e il nostro ritorno sicuro a casa nostra.
So che se tornassimo a Gaza City adesso, soffriremmo più di quanto già soffriamo. Quando il mondo vedrà Gaza e scoprirà cosa è successo, saprà che non è più un luogo adatto a una vita umana dignitosa. La nebbia della guerra nasconde ancora ciò che è accaduto, ma quando si diraderà, il primo giorno dopo la guerra, la realtà di Gaza schiaffeggerà l’umanità in faccia e lascerà per sempre il suo segno bruciante nella sua coscienza.
Oggi ti ho portato in uno zaino, con il tuo viso davanti al mio in modo che potessi sederti comodamente accoccolato contro il mio petto e guardare il mondo intorno a te. Devastato e sterile com’era, avevi ancora il diritto di uscire per un po’. Nella nostra casa a Gaza, ti avrei portato ogni giorno a passeggiare attraverso l’intero edificio di famiglia, fermandomi ad ogni piano in modo che tu potessi visitare i tuoi cugini. Alla fine saremmo arrivati sul tetto in tempo per il tramonto.
Durante la nostra passeggiata di oggi a Rafah, volevo trovarti una candelina di compleanno perché tua madre ha promesso che sarebbe riuscita a preparare una torta con farina, cacao in polvere e zucchero. Abbiamo raggiunto una delle rotatorie più famose della città, conosciuta come Awda Cricle, ma circa 100 metri dopo aver superato la rotonda, due missili hanno colpito un’auto dietro di noi. Il fumo si alzava ovunque mentre la gente cominciava a correre verso i rottami per verificare la presenza di sopravvissuti, e la polvere riempiva l’aria mentre ti coprivo il viso con la giacca. Ho iniziato a chiedere se ci fosse un altro modo per tornare al campo profughi di Yibna, ma la gente diceva che gli unici altri percorsi erano molto lunghi e tortuosi, che si snodavano attraverso i vicoli stretti e infiniti del campo profughi. Così ho dovuto aspettare un po’ che il fumo si diradasse e poi tornare indietro in fretta, decidendo di non portarti più fuori per tutta la durata del nostro soggiorno.
Sulla via del ritorno abbiamo scavalcato arti mozzati. Un giovane teneva in mano un sacco di farina vuoto e lo riempiva con le parti del corpo che aveva raccolto. Le persone intorno a lui iniziarono ad indicare altri resti umani che erano stati sparsi lungo la strada: tutti erano intenti a dare alla persona a cui apparteneva quella carne qualcosa che si avvicinasse ad una dignitosa sepoltura.
Un vecchio mi ha fatto cenno dicendo: “Copri il viso del bambino, non fargli vedere questo”. Nel giorno del tuo compleanno abbiamo camminato su fiumi di sangue e cadaveri umani sfigurati. Abbiamo visto tutto questo perché volevamo trovare una candela con il numero 1, che finalmente siamo riusciti a trovare in una cartoleria a Rafah, perché non c’è più richiesta di libri scolastici, quaderni, palloncini o cappellini di compleanno. E tua madre è riuscita a preparare quella torta con gli ingredienti che avevamo, e l’ha persino ricoperta con panna in scatola invece che con glassa. Abbiamo potuto acquistare alcuni dolci da un ragazzino per strada, preparati da sua madre, e alcuni pezzi di Za’atar manaqeesh realizzati da un panificio locale che utilizza un forno a legna.
La casa abbandonata in cui alloggiamo ha tre piani e sotto il suo tetto vivono quattro famiglie numerose. I bambini delle altre famiglie vengono a chiedere di te, perché qui sei il più piccolo e vogliono giocare con te. Li abbiamo invitati tutti al tuo compleanno, perché potessimo cantare per il nuovo anno e perché anche loro potessero trovare un po’ di conforto in questi brevi momenti di gioia. Erano tutti estasiati, indossavano i cappellini del compleanno, giocavano e ridevano con te fino a restare senza fiato. E quando la festa è finita, non volevano andarsene, e non volevano che tu fossi preso da tua madre per l’allattamento e per andare a dormire. Chiaramente non provavano questo tipo di gioia da molto tempo.
È difficile immaginare quando potranno provarla nuovamente, dopo tutte le morti a cui ogni giorno hanno assistito e che loro stessi hanno vissuto e a cui sono scampati per un pelo.
Ma almeno per un giorno, tra tanti altri giorni, abbiamo cercato, nonostante tutto, di trovare qualche ora di felicità degna del tuo compleanno, Qais, piccolo mio.
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” – Invictapalestina .org
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