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Agrivoltaico: industria “green” che specula sulla crisi del settore agricolo

A partire da una chiacchierata con Marco, agricoltore della Val di Cornia e attivista del Comitato Terre di Val di Cornia che fa parte della coalizione TESS – Transizione Senza Speculazione, abbiamo tracciato alcuni punti chiave del ragionamento sul tema dell’agrivoltaico in vista del Convegno nazionale “No alla servitù energetica” contro la speculazione energetica che si terrà a Livorno il 29 e 30 marzo.

Di seguito riportiamo alcuni punti e in allegato due video degli interventi di Paolo Pileri e di Paolo Cacciari al convegno organizzato dalla coalizione TESS a Firenze poco tempo fa. Avremo il piacere di ospitare Paolo Cacciari con noi e di avere un suo contributo in occasione dell’incontro di Livorno! 

Verso il convegno ripubblichiamo anche un’intervista a Confluenza e al Comitato di Terre di Val di Cornia realizzata dalla trasmissione Radura andata in onda su Radio Onda d’Urto. 

L’agrivoltaico è un tema tecnico-agronomico ma con molti aspetti di natura sociale che investono l’economia agraria. 

La questione si apre con il famoso decreto Draghi n.199 dell’8 novembre 2021, appoggiato da tutti i partiti di governo tranne Fratelli d’Italia, ovviamente non per interesse collettivo ma per sfruttare il tema in maniera strumentale, il quale ha dato il via alla possibilità di costruire nuovi impianti da fonti rinnovabili senza alcuna valutazione di impatto ambientale per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica al 2050. Il decreto diventa così una leva per la deregolamentazione più totale nell’ottica di dare seguito alle direttive europee sulla decarbonizzazione, in quanto stabiliva alcuni criteri generali per l’individuazione delle aree in cui sviluppare gli impianti mantenendoli vaghi e senza attuare alcuna normativa specifica in merito alla scelta delle aree. A questo segue il decreto Fratin che impone una serie di criteri per le cosiddette aree idonee, stabilendo così le norme attuative del decreto precedente. In questo quadro si inserisce un passaggio fondamentale, ossia il cosiddetto “Decreto Agricoltura”, poi trasformato in legge, proposto dal ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, in quota Fratelli d’Italia, della scorsa estate: il decreto vietava i pannelli di fotovoltaico a terra su terreni agricoli dando così la parvenza di aver ascoltato le richieste della parte agricola che nei mesi precedenti si era mobilitata contro le politiche agricole europee, incarnando così una chiara mossa propagandistica da parte del governo per ottenere consenso in quel comparto, senza minimamente prendersi carico realmente della questione. Una vittoria della propaganda meloniana che ha aperto la strada al moltiplicarsi di progetti di agrivoltaico fintamente ecologico e sostenibile, aprendo la via a imprese con fini speculativi, dando la possibilità di ottenere profitto da terreni agricoli senza però rispondere alla reale crisi agricola in atto. 

Questo punto di partenza dimostra come il ruolo immenso che l’agricoltura potrebbe avere all’interno della transizione energetico ecologica non è assolutamente tenuto in conto, anzi. Il dato è che l’aspetto agricolo viene sollevato soltanto per alimentare la propaganda e la strumentalizzazione da parte dei governi. La questione che andrebbe messa al centro del dibattito è invece il tema del reddito e della crisi agricola. Con l’agrivoltaico infatti, non si risolve la crisi agricola in quanto il problema riguarda i prezzi delle materie prime e dei prodotti agricoli immessi sul mercato, eppure il messaggio che sembra trasparire è “agricoltori non vivrete più di agricoltura, diventerete elettricisti”, come dice Marco. 

Per prendere in esame in maniera critica l’ambito del fotovoltaico e, in particolare, del cosiddetto agrivoltaico occorre innanzitutto sollevare il tema dell’acqua e della luce, la cui limitazione sul suolo a causa dei pannelli diventa un chiaro limite per le colture. Il limite che i venditori di pannelli non rilevano è che non tutte le colture sono adatte, più una coltura necessita di sole meno è adatta all’agrivoltaico, per fare alcuni esempi il grano e la vigna. Nella pratica la relazione agronomica che spesso accompagna i progetti apre la via a sostenere l’ipotesi che in tutti i terreni si possa fare agrivoltaico, perché ciò che è possibile fare ovunque è il fieno. In questo modo la terra diventa un pretesto per metterci i pannelli sopra, il reddito non proviene da ciò che sta sotto i pannelli ma da ciò che sta sopra il terreno. I terreni pianeggianti sono quelli privilegiati dagli impianti in quanto sono più economicamente redditizi, è evidente che i terreni pianeggianti sono anche quelli più fertili, sono i terreni della pianura del Po che molto probabilmente verrà aggredita in maniera sconsiderata da numerosi progetti. Vi è poi il tema delle isole di calore, fenomeno di portata sempre più impattante, se la pannellizzazione sui campi prevede di coinvolgere porzioni sempre più importanti di superficie. Ma anche la questione delle microplastiche, in particolare i pfas di cui è certo che compongano molti elementi dei pannelli fotovoltaici e delle pale oltre che delle batterie al litio, delle conseguenze sulle falde acquifere, degli impatti sulla salute. Vi sono anche limiti che riguardano l’aspetto tecnico, come ad esempio l’assenza di investimenti reali nella riorganizzazione e implementazione della rete elettrica nazionale, così come non può trovarsi nel “soluzionismo tecnologico” una risposta accettabile alla questione degli ettari predisposti a batterie di accumulo, aspetto che apre al tema dell’estrattivismo di terre rare, del consumo di suolo e degli incendi. 

Prendendo l’esempio della Toscana i progetti sono molti e in questo periodo sta venendo costruito il primo grosso impianto: 66 ettari di agrivoltaico in una zona vicina al mare, di cui la relazione agronomica è ridicola. Progetto proposto da Solarig, un colosso spagnolo, in collaborazione con l’Università della Tuscia, elemento che indica la stretta relazione tra scienza e interessi di profitto. Vi sono 300 ettari a rischio nella Val di Cornia per un totale di 22 pale eoliche per i quali ci si aspetta espropri a gogo; per prendere ad esempio il caso di un agricoltore di cui ci riporta l’esperienza Marco, è a rischio di tre espropri, uno per Iren, uno per TERNA, uno di un grande gruppo, Novello, che lavora sul porto di Marghera con l’Oil and Gas. Il territorio toscano è già aggredito ed è già definibile come “zona di sacrificio”, basti pensare a Piombino, alle ex acciaierie, al gasdotto, al rigassificatore..

Sul territorio, per fare fronte a una necessità di trasformazione a partire dalla terra che prevedesse un reddito e un ragionamento sociale, l’esperienza degli agriturismi rappresenta un aspetto importante. L’agriturismo nasce infatti in risposta al fallimento dell’agricoltura come settore propulsivo, gli agricoltori non riuscendo più a vivere soltanto dei loro prodotti a causa della concorrenza globale trasformano il loro terreno in un’infrastruttura di accoglienza. Questo avrebbe potuto aiutare la vendita diretta, il turismo, un’attraversamento del territorio in maniera il più possibile sostenibile ma, in quest’ottica, è evidente che le pale eoliche abbassino il valore di tutto e, soprattutto, siano molto più redditizie. Evidentemente non per chi vive il territorio.

L’altro impatto sociale importante riguarda la scala e la dimensione degli impianti e delle infrastrutture pensate per reggerli. Inizialmente l’agrivoltaico sarebbe dovuto essere legato a un discorso di comunità energetica, di produzione di energia di prossimità e di autoconsumo. In realtà è immediatamente diventato il volano per progetti a grande scala, per i grandi monopoli, di grandi dimensioni causando così conseguenze enormi sul tema dell’infrastrutturazione, delle opere di servizio e delle superfici destinate all’accumulo. 

Quando si tratta di piccoli agricoltori non si tratta di colpevolizzare chi vende il proprio terreno, perché si parla di proposte che arrivano a 10 volte tanto il prezzo del terreno e, di fronte a queste cifre, diventa complicato rifiutare. Purtroppo ciò avviene in barba ad anni di pianificazione su piccola scala che ha visto gli agricoltori e i Comuni protagonisti di un approccio, almeno in determinati casi, che tendeva alla sostenibilità, seppur ancora insufficiente. Con questo passaggio repentino invece il sistema agricolo vedrà una trasformazione irreversibile, ed è possibile leggere in tendenza una sorta di ritorno a una nuova forma di latifondo con al posto delle famiglie nobili le multinazionali dell’energia. Come dice Marco “L’agrivoltaico può essere paragonato alle indennità di licenziamento del settore agricolo”, una frase particolarmente calzante.

Un’alternativa reale viene indicata da Marco nel concetto di agroforestazione. Occorre invertire un approccio che vede il sole non più come una fonte energetica per le piante, ma un nemico, perché troppo. L’idea che troppa luce e troppo caldo siano negativi per il terreno apre la via al paradosso che l’ombra di un pannello di litio e metallo farebbe bene alle piante. Per limitare l’eccesso di luce e calore vi sono strategie agronomiche già esistenti che vanno in una direzione che tenga conto della complessità dell’ecosistema. L’agroforestazione infatti non utilizza un pannello per fare ombra alla coltura, bensì un albero. La differenza tra un albero e un pannello su un palo non dovrebbe avere bisogno di spiegazioni, ma in questa epoca storica evidentemente occorre ricordare che un albero è in grado di limitare l’evapotraspirazione, di assorbire il carbonio e di produrre biomassa, sia sopra che sotto, grazie alla parte più importante ossia alle radici che alimentano fertilità nel terreno. Un palo con sopra un pannello al contrario non produce niente, se non la corrente. A beneficio di chi sarebbe la domanda da porsi. 

Radura 3.4 Confluire contro la Speculazione Energetica PODCAST

25/01/2025 – TRANSIZIONE ENERGETICA SENZA SPECULAZIONE – organizzato dalla coalizione TESS

Intervento del dott. Paolo Cacciari

25/01/2025 – TRANSIZIONE ENERGETICA SENZA SPECULAZIONE – organizzato dalla coalizione TESS

Intervento del prof. Paolo Pileri

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