Il Collettivo Faggio incontra le lotte territoriali
Invitiamo a un importante appuntamento organizzato insieme al Collettivo Faggio che si organizza all’interno dell’Università di Agraria e Veterinaria a Torino. Un’occasione per confrontarci sul sapere accademico e la messa a disposizione della scienza per le lotte territoriali, per guardare alle trasformazioni che avvengono all’interno della città di Torino con un approccio capace di cogliere l’aspetto sistemico dello sfruttamento e del consumo del suolo.
Di seguito l’indizione dell’incontro che si terrà mercoledì 27 novembre alle ore 17 presso l’Università di Agraria a Grugliasco.
Come Collettivo Faggio abbiamo il piacere e la volontà di invitare a presentare nel nostro polo universitario il manifesto di Confluenza, un progetto che mira a connettere i diversi comitati diffusi sul territorio piemontese, che si battono tutti i giorni per la difesa e la salvaguardia della loro terra.
In un momento storico in cui la terra, la stessa che studiamo tutti i giorni nelle nostre aule nelle minime sfaccettature, è sempre più minacciata dalle grinfie di interessi privati, grandi aziende e multinazionali di qualunque tipo, crediamo sia necessario confrontarci tra di noi per discutere e mettere a critica i progetti che vengono approvati sulle nostre teste e che distruggono il nostro territorio. Molto spesso queste aziende e istituzioni si dichiarano in prima linea per la lotta al cambiamento climatico, quando però l’unica cosa che fanno è sottrarre terreni potenzialmente fertili dalla loro vocativa funzione, quella di equilibrare interi ecosistemi garantendo la biodiversità, quella di svolgere dei servizi ecosistemici utili per tutti gli esseri viventi tra cui noi ed anche quella di essere coltivati per fornire cibo e nutrienti. Le contraddizioni di un sistema che si dice “sotenibile”, ma che di sostenibile ha ben poco, si sono espresse anche attraverso il giro di proteste che ha coinvolto i contadini di tutta l’Europa, quando a causa della nuova PAC i terreni dei contadini sono stati minacciati dagli interessi della speculazione energetica. Altro caso eclatante è quello del TAV, un progetto ormai trentennale che dovrebbe essere completato per ridurre le emissioni di CO2 del commercio transalpino, ma che invece minaccia la salute dei valsusini, con un consumo di acqua ed energia enorme e la percolazione di molte falde acquifere fondamentali per l’approvvigionamento di acqua in Val di Susa.
Sappiamo bene che consumo di suolo e di acqua ed impermeabilizzazione del terreno sono fattori determinanti in tutti i giorni della nostra vita, basti pensare all’estate, quando anche regioni ricche di acqua come la nostra, sono costrette a dichiararsi in emergenza idrica per la poca acqua accumulata durante le stagioni più fredde e piovose. Il terreno infatti è il primo attore nell’approvvigionamento di acqua e più ne consumiamo, meno ne avremo per noi. Inoltre, consumo di suolo e impermeabilizzazione del terreno ottengono riscontro anche in casi catastrofici come quello delle alluvioni in Emilia Romagna, dove la combinazione di troppa acqua e di poco terreno che poteva assorbirla, ha causato numerosi smottamenti e l’allagamento di numerose città; la stessa dinamica che adesso ha colpito Valencia.
In Piemonte non abbiamo nulla di cui vantarci: la regione è la prima del Nord Italia per consumo di suolo percentuale rispetto all’anno precedente, con un valore anche sopra la media di quella nazionale; nella fattispecie nella provincia di Torino siamo proprio noi con il nostro Polo universitario la punta di diamante. Infatti, con l’allargamento e la costruzione della nuova cittadella delle scienze e dell’ambiente e con le nuove residenze per studenti consumeremo una vasta area di terreno che precedentemente era destinata alla produzione agricola e che svolgeva diverse funzioni tra cui le sopracitate. I progetti che vengono dopo di noi non ci fanno stare meglio, come per esempio il progetto della costruzione della Cittadella dello Sport al parco del Meisino, una Zona a protezione speciale facente parte della Rete Natura 2000. Un luogo ricco di biodiversità, crocevia fra i fiumi che attraversano la nostra città, un luogo di grande importanza per numerose specie che lì si riproducono. In una città grigia totalmente antropizzata, difendere un’oasi come questa ci sembra un dovere, oltre che buon senso, visto che l’area in cui sorgerebbe parte del progetto è a rischio di esondazione. Non possiamo permettere che un patrimonio comune qual è l’ambiente, sia svenduto e sfruttato per profitti privati.
Non possiamo permettere che fondi pubblici, come il PNRR, vengano utilizzati per opere che deteriorano l’ambiente e chi lo abita anziché tutelarlo. Le dinamiche che accomunano le varie lotte che troviamo nel Manifesto di Confluenza sono simili. Da una parte gli interessi di pochi e dei loro amici, perseguibili solo attraverso la devastazione ambientale e l’accaparramento di terreno pubblico, sempre più spesso alla mercè del miglior offerente piuttosto che lasciato gestire dai chi quei territori li vive quotidianamente tutti i giorni difendendoli da queste speculazioni; dall’altra parte chi riconosce nell’ambiente dei ruoli fondamentali per la vita di tutti noi e che tutti i giorni si batte per difenderli con il proprio corpo, con le proprie forze e con le proprio convinzioni.
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